Visite a pagamento ai raggi x. Ispezioni Mef su liste d'attesa
Stefano Rizzi 07:00 Martedì 07 Ottobre 2025Verifiche della Ragioneria dello Stato in numerose aziende ospedaliere. Raccomandazioni per migliorare la gestione della libera professione. In Piemonte spesa pro capite tre le più alte: 31 euro. Il caso delle consulenze legali di Icardi per il regolamento
Un giro d’affari da quasi un miliardo e trecento milioni nel 2022 che non accenna a diminuire. È quello che ruota attorno alle prestazioni sanitarie erogate a pagamento dai medici dipendenti dal servizio sanitario nazionale esercitando la libera professione in regime di intramoenia. E proprio su quelle cifre, cresciute a dispetto di un calo seppur lieve del numero di professionisti che scelgono questa possibilità prevista dalla legge, ha acceso i riflettori il Mef, più precisamente la Ragioneria Generale dello Stato.
Per mesi, negli ultimi tempi, gli ispettori hanno vagliato meticolosamente un campione di aziende ospedaliere e sanitarie sull’intero territorio nazionale per verificare in che modo questo tipo di attività possa ripercuotersi sulle liste d’attesa per le prestazioni erogate con il solo pagamento del ticket laddove previsto. Un lavoro il cui esito avrebbe già portato a una relazione della stessa Ragioneria Generale dello Stato con una serie di raccomandazioni che dovrebbero arrivare, a cascata, alle aziende sanitarie e ospedaliere passando naturalmente per le Regioni.
Emilia-Romagna al top
Regioni che vedono notevoli differenze, non solo tra Nord e Sud, nella spesa media pro capite per le prestazioni effettuate in intramoenia con il picco massimo raggiunto nel 2023 dall’Emilia-Romagna con 37,8 euro, valore poi non così lontano da quello del Piemonte che si assestava a 31 euro, contro i 28,6 del Veneto o i 26,9 della Lombardia senza scendere fino ai 19,6 euro pro capite del Lazio.
La lunga attesa
Una correlazione, quella tra ricorso a visite, esami e interventi a pagamento in libera professione e la lunghezza dei tempi di attesa per le stesse prestazioni fornite in regime istituzionale, che finisce nel lavoro degli ispettori del Mef. A ulteriore conferma di un nesso che molti pazienti verificano a loro spese. Di fronte ad attese di settimane se non mesi o addirittura anni per una visita, la strada pressoché obbligata per chi se lo può permettere è il ricorso alla visita a pagamento. Non di rado dallo stesso medico ospedaliero.
Il caso Cuneo
Lo stesso eclatante caso venuto alla luce a Cuneo con gli appuntamenti fittizi a mezzanotte o addirittura a Natale continua a produrre i suoi strascichi dopo il blocco di quella procedura imposto dalla direzione regionale della sanità. Come confermano le associazioni che seguono i pazienti, ancora oggi di fronte all’impossibilità di ottenere un appuntamento per un esame radiologico nei tempi previsti al Santa Croce e Carle, questo è possibile spesso addirittura il giorno dopo se si sceglie la prestazione in libera professione, in ospedale ma anche presso strutture private dove i medici vengono autorizzati dall’azienda ad operare.
Intramoenia allargata
Un aspetto quest’ultimo, ovvero la cosiddetta intramoenia “allargata”, che pur normato in modo chiaro dalla legge, ha visto negli anni allargarsi le maglie, spesso non del tutto giustificata dall’assenza di spazi e strutture all’interno degli ospedali. Arrivando a una sorta di “diritto acquisito” rivendicato sia dai medici, sia dalle strutture private con muri prontamente eretti di fronte a tentativi di riportare concretamente entro le mura, come da definizione, questa attività. Non è escluso che linee guida ancora più stringenti possano arrivare dal ministero della Salute, supportate anche dal lavoro svolto dagli ispettori del Mef.
Chi ha scritto la legge piemontese?
Il Piemonte si dota di una legge regionale che negli intenti dovrebbe colmare lacune di quella nazionale. Ieri il leghista Luigi Icardi, “padre” del testo, insieme all'assessore meloniano Federico Riboldi ha rivendicato la bontà di questa scelta che, nella stesura definitiva apre interrogativi sull’intervento di legali esterni “ingaggiati” dallo stesso ex assessore alla Sanità, oggi presidente della commissione consiliare.
Il file dell’ultima bozza prima di essere tradotta in atto ufficiale vede come “autore” Gaia Bonini, avvocato torinese che secondo i metadati avrebbe creato il file alle 9 e 26 del 18 luglio scorso. L’avvocato Bonini risulta, però, sconosciuta a Icardi come egli stesso conferma allo Spiffero. L’ex assessore fornisce, tuttavia una spiegazione, a quella “firma” informatica sul documento. “Per cautela anche verso il Consiglio chiamato a votare un regolamento tecnico molto complesso che in diversi assaggi richiede conoscenze approfondite delle tematiche ho ritenuto di chiedere pareri tecnici a tre legali che conosco. Nel caso specifico che riguardava l’articolo 50 del testo in cui si tratta dei flussi di denaro della libera professione ho chiesto lumi all’avvocato Francesco Dal Piaz che è anche stato presente all’incontro che ho tenuto, insieme all’assessore Riboldi e al mio vice in commissione Daniele Valle, con i direttori generali delle aziende sanitarie”.
In quell’occasione, spiega ancora Icardi “dopo la riunione ho detto all’avvocato che gli avrei inviato la bozza del regolamento per le correzioni”. E così è stato, anche se poi il file risulta essere stato materialmente trattato dall’avvocato con cui Icardi non ha mai avuto contatti. “Tutto regolare e legittimo. E soprattutto fatto alla luce del sole”, ribadisce Icardi. Il quale all’obiezione circa quelle consulenze chieste, a titolo personale, risponde spiegando che “come consigliere non avrei potuto assegnare un incarico istituzionale, per avere la piena garanzia della legittimità e della correttezza del testo che dovevo presentare in consiglio, dopo aver ricevuto osservazioni e consigli da tutti coloro a cui lo avevo sottoposto, dai direttori delle aziende ai vertici della sanità regionale”.


