Filosa riporta a casa i Marchionne boys
Claudio Chiarle 06:00 Mercoledì 15 Ottobre 2025
È partita la rivoluzione di Antonio Filosa, nuovo Ceo da quattro mesi in Stellantis, con il ritorno di molti Marchionne boys. Ha recuperato così professionalità e competenze che avevano lasciato l’azienda con l’avvento di Tavares e dei francesi. In realtà Stellantis è sempre stata saldamente in mano all’azionista di maggioranza con John Elkann presidente. Ma come sa chiunque si occupi di organizzazione e strutture aziendali, i due maggiori azionisti ex Fiat e ex Psa si sono spartiti i ruoli, e giustamente Elkann da primo azionista ha scelto il ruolo di presidente. Tavares aveva un contratto di 5 anni, chiuso anticipatamente, e così l’azionista di maggioranza, Elkann, ha potuto fare la sua scelta indipendentemente dalla famiglia Peugeot. Dico tutto ciò perché è fondamentale capire che dentro Stellantis, sin dall’inizio, c’era uno scontro sul confine italo-francese per il controllo dell’azienda. Ora si è imposta Torino e Torino deve ricominciare a impostarsi e pensarsi ancora come Città dell’auto.
Il nuovo Ceo sta lavorando alla nuova squadra, una squadra che riporti un equilibrio tra i due Paesi ma soprattutto si appresta a riconquistare la parte operativa negli stabilimenti. Questo è fondamentale per poter lavorare bene, per produrre vetture di qualità. Tavares aveva cancellato l’organizzazione del lavoro basata sul World Class Manufacturing e l’Ergo-Uas (sistema di valutazione ergonomica del rischio che integra il metodo Eaws, Ergonomic Assessment Work-Sheet, con il sistema di analisi del lavoro Uas, Universal Analyzing System) sostituendola con una “non” organizzazione del lavoro.
Ciò ha creato disorientamento tra i lavoratori. Purtroppo i francesi hanno favorito quella parte sindacale che ha sempre combattuto sia il contratto collettivo specifico di secondo livello, sia il Wcm come modello organizzativo, e la parte sindacale firmataria non ha saputo difendere l’uno e l’altro. Forse il Sindacato dovrebbe di nuovo tornare a occuparsi di organizzazione del lavoro nella formazione dei quadri dirigenti. Negli Stati Uniti il sindacato dell’auto, la Uaw, ha difeso il modello organizzativo Wcm, che è stato mantenuto, e Stellantis ha recuperato prima e meglio il deficit di mercato anche perché ha mantenuto un sistema produttivo più efficace e reattivo.
Indiscrezioni dicono che con l’avvento di Filosa il Wcm potrebbe ritornare negli stabilimenti italiani. Lo auspico, come mi auguro che i sindacati firmatari del Ccsl sostengano questa possibile scelta perché è un sistema organizzativo basato sulla riduzione della fatica operaia e con una procedura partecipativa nel definire la complessità di ogni operazione che l’operaio in linea deve compiere. A Mirafiori era stato capito e condiviso dai lavoratori sebbene con sforzi, studio e sacrificio. E funzionava.
Per rilanciare Stellantis servono tre azioni: correggere la rotta sul modo di lavorare in fabbrica; progettare auto che guardino al futuro ma che raccontino la loro storia; sapersi costruire un consenso sulle proprie scelte nei rapporti istituzionali e con l’opinione pubblica e le parti sociali.
Infatti Filosa sta sostituendo in questi ruoli chiave il management imposto da Tavares, soprattutto francesi, e rimettendo in ruolo molti italiani. Al Centro stile dei brand europei torna Gilles Vidal che aveva lasciata Psa, dopo la scomparsa di Marchionne, per andare in Renault a progettare la nuova e stilosa R5 dove ha coniugato il suo ragionamento: innovare senza tradire la tradizione. Cosa che invece su Grande Panda e Nuova Y10 hanno fatto i progettisti francesi e gli scarsi risultati di vendite stanno a dimostrarlo. Oltre ad avere impoverito il Crf di Orbassano. Nel “leadership team” globale entra un altro italiano, Emanuele Cappellano, già in Stellantis a capo del progetto pro-one e guiderà i marchi della regione europea; il quale sostituisce l’affabulatore Jean Philippe Imparato che assume la guida di Maserati e questo non è un buon segnale per il brand. Importante poi il ritorno, guarda caso dopo tre anni, in Stellantis di Francesco Ciancia, posto alla guida di tutti gli stabilimenti produttivi avendo lavorato sia a Melfi che a Kragujevac in Serbia.
E se “i francesi s’incazzano” come canta Paolo Conte in “Bartali”, pazienza!
Inoltre Filosa compie altre due mosse organizzative con suoi uomini di fiducia a protezione dei due maggiori mercati per Stellantis, cioè quello statunitense e del sudamerica. Si perché noi guardiamo sempre il nostro cortile ma se negli Usa crolla il mercato anche solo del brand Ram sono problemi per tutti, anche in Italia. Ricordo che Ram vende negli Usa (373.120 pick-up venduti nel 2024 su un mercato di vendite di 16,1 milioni) mediamente come la produzione complessiva di tutti gli stabilimenti italiani, per darvi un’idea. Bisogna anche considerare che Ram ha avuto un importante calo di vendite sotto la guida di Tavares, essendo solitamente al secondo posto nelle vendite Usa, cioè oltre le 500mila unità. Ecco perché Filosa si è dedicato subito a rilanciare il mercato Usa e a investire circa dieci miliardi negli stabilimenti americani anziché decentrare in Messico. Certo i dazi di Trump hanno agevolato la scelta.
Di fronte a queste scelte, coraggiose e immediate, in soli quattro mesi, l’auspicio è che si recuperino in fretta gli errori del passato, che i brand italiani, da Fiat a Lancia e Alfa, riprendano nella progettazione lo stile che le ha sempre contraddistinte come si è fatto per la 500 e la 600, per non dover rimpiangere l’iconica mascherina della Lancia e dell’Alfa con la targa a destra. Gira sul web anche un bellissimo restyling della 127, altro che Nuova Grande Panda francese, sarebbe sicuramente interessante se Stellantis ci facesse un pensiero.
Dopo avere sistemato le caselle più importanti e ripreso in mano l’azienda il duo Elkann-Filosa deve “azzeccare” i modelli per il mercato. I segnali ci sono e il nuovo responsabile del Centro stile, Gilles Vidal, delinea i segmenti da recuperare come li ha anche individuati la Presidente della Commissione Europea nelle “piccole auto europee”. C’è uno spazio tra le grandi auto, super accessoriate, i Suv e i giocattoli dei quadricicli; bisogna di nuovo, come ha sempre saputo fare bene la ex Fiat per i mercati italiani e europei, produrre auto belle, economiche, essenziali nei segmenti A e B. Quello che abbiamo sempre saputo fare in Italia, come abbiamo sempre saputo fare le Ferrari e le Lamborghini o le Dallara. Insomma l’auto la sappiamo ancora fare; ora Filosa ci metta nelle condizioni di tornare a fare girare a pieno regime anche gli stabilimenti italiani e il sindacato sappia fare il proprio ruolo da contrattualista creandone le condizioni per l’azienda e i lavoratori.
E, per citare ancora Paolo Conte, avverrà che “i francesi ci rispettano, che le balle ancora gli girano”…


