Referendum, un Grosso No alla riforma della giustizia
Davide Depascale 12:32 Venerdì 31 Ottobre 2025Il giurista torinese è il frontman scelto dalle toghe per bocciare le modifiche e aprire una breccia nell'avvocatura, ampiamente favorevole. Nessuna sorpresa, l'erede di Zagrebelsky non solo è organico alla sinistra ma ha pure un giudice in famiglia
A poche ore dall’approvazione al Senato della riforma della giustizia, si mette già in moto la macchina della propaganda in vista del referendum confermativo, da tenersi nella primavera del 2026. Gli schieramenti sono già delineati: da una parte i magistrati, sostenuti in parlamento dall’opposizione, che parlano di attacco all’indipendenza del sistema giudiziaria; dall’altra gli avvocati, che al contrario spingono fortemente per la separazione delle carriere, principale novità introdotta dalla riforma promossa dal governo Meloni e dal guardasigilli Carlo Nordio. C’è però una grossa eccezione a questo dualismo: il torinese Enrico Grosso, ordinario di Diritto Costituzionale e ultimo di una rinomata stirpe di giuristi, sarà il presidente onorario del comitato per il No, affiancando il giudice Antonio Diella. Una presa di posizione, quella di Grosso, decisamente controcorrente rispetto alla sua categoria, ma che tuttavia non può sorprendere se si conosce la sua storia personale.
Avvocati per tradizione
Enrico Grosso, 59 anni, è l’ultimo erede di una delle più importanti famiglie di giuristi torinesi, con uno spiccato impegno civile e politico: suo padre Carlo Federico, scomparso all’età di 82 anni nel 2019, è stato un notissimo penalista, nonché detentore di una cattedra di Diritto Penale all’Università di Torino. Oltre alla sua attività professionale, Grosso è stato anche consigliere comunale in Sala Rossa dal 1980 al 1990, eletto come indipendente tra le fila del Pci, e anche vicesindaco durante il mandato di Diego Novelli. Si trasferirà poi al Consiglio Regionale, di cui è stato vicepresidente dal 1990 al 1994, e subito dopo al Csm, anche in quel caso rivestendo la carica di vicepresidente dal 1994 al 1998. Nei successivi tre anni, dal 1998 al 2001, ha presieduto la commissione ministeriale per la riforma del Codice Penale, una discussione che si è protratta fino ai giorni nostri.
A sua volta il padre di Carlo Federico (e nonno di Enrico) è Giuseppe Grosso, eminente studioso del diritto romano e preside della Facoltà di Giurisprudenza a Torino per quasi 30 anni, dal 1945 al 1973. Anche lui si distinse per l’impegno politico: esponente della sinistra Dc, fu prima presidente della Provincia di Torino, dal 1951 al 1965, e poi sindaco della città per tre anni, dal 1965 al 1968. Con dei predecessori così illustri, Enrico tiene alto il nome della famiglia: oltre alla sua attività di avvocato e di professore universitario, è stato consigliere d’indirizzo della Fondazione Crt dal 2007 al 2019 e presidente della commissione di garanzia della Regione Piemonte dal 2014 al 2020. La sua attività di docenza non si ferma però all’Università di Torino: Grosso infatti tiene anche dei corsi di formazione per magistrati alla scuola di magistratura del Csm. A differenza di tanti suoi colleghi quindi, il rapporto con le toghe è tutt’altro che conflittuale.
Una giudice in famiglia
C’è un altro aspetto di vicinanza tra Grosso e la magistratura, ed è strettamente familiare: sua moglie infatti è Emanuela Gai, oggi sessantenne e consigliera della terza sezione penale della Corte di Cassazione, dopo aver esercitato per anni la sua attività di giudice del Tribunale di Torino. Sostenere la separazione delle carriere, per uno come lui, rappresenterebbe un bel conflitto d’interessi tra ragione e sentimento, nonché una probabile causa di rottura coniugale.
Sì separa
Come detto, dalla parte del No si schiera la quasi totalità della magistratura nelle sue varie correnti, tutte rappresentate dall’Associazione Nazionale Magistrati, presieduta da un altro torinese e stretto amico di Grosso: il giudice Cesare Parodi. Con loro pm diventati volti televisivi come l’attuale Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri (che però si dice favorevole al sorteggio per i membri del Csm, altro aspetto della riforma). In contrapposizione al Comitato del No prende vita anche quello del Sì alla riforma, denominato Sì Separa e guidato dall’avvocato milanese Gian Domenico Caiazza, già presidente dell’Unione delle Camere Penali.
Ad affiancarlo un altro avvocato illustre come Raffaele Della Valle, già difensore di Silvio Berlusconi, i giornalisti Tiziana Maiolo e Claudio Velardi, rispettivamente storica firma del Manifesto e attuale direttore del Riformista, lo storico Ernesto Galli della Loggia e il manager Chicco Testa, ex presidente dell’Enel.
Non ci sarà invece Gaia Tortora, che ha lamentato la mancanza di sostegno da parte della maggioranza alla giornata delle vittime della malagiustizia: una vicenda che la riguarda molto da vicino, visto che suo padre, il celebre conduttore televisivo Enzo Tortora, è stato detenuto ingiustamente a seguito di false accuse da parte di alcuni pentiti della Camorra. La campagna refendaria è iniziata da appena un giorno, ma si preannuncia infuocata, e Grosso è pronto a fare la propria parte dalla parte opposta della barricata a quella dei suoi colleghi.



