Senza partiti non si va lontano

In Italia gli accordi avvengono per decisioni quasi personali dei leader e se per caso uno di essi è in crisi tutto il sistema entra in fibrillazione. Se si vuole dare un futuro dobbiamo pensare ad un sistema istituzionale imperniato sulle forze politiche

Ho letto in questi giorni gli approfondimenti sul tentativo di cambiare la legge elettorale, abolire il Senato e modificare il Titolo quinto della Costituzione. In sostanza secondo un’espressione enfatica ed autocorroborativa di Renzi “far nascere la terza Repubblica”

Non so se questa iniziativa avrà successo. Mi pare che comincia malissimo e soprattutto non potrà certamente condurre ad una democrazia stabile, perché il perno su cui si fonda è un accordo fra due espressioni ormai leaderiste dei nostri partiti, da una parte il Pd con Renzi, dall’altra Forza Italia con Berlusconi.

In tutto il mondo occidentale, dove certamente non mancano le leadership, dalla Merkel ad Obama, i sistemi sono relativamente stabili perché prima del sistema di voto, in quelle nazioni l’equilibrio della rappresentanza è dei partiti. Obama ha un forte partito democratico alle spalle, la Merkel può contare sul più potente partito tedesco che è la Cdu.

Proprio l’esempio della Merkel è emblematico. Essa che certamente è stata l’artefice della grande vittoria ottenuta dal suo partito alle ultime legislative dell’autunno scorso, non si sognerebbe mai di dire che il merito è tutto suo, e viceversa il suo partito non si azzarderebbe mai a disarcionarla per mere ambizioni o beghe interne al partito stesso.

In Italia abbiamo i partiti che si realizzano intorno ad un leader, o sono di sua proprietà, non a caso i tre più grandi di essi e cioè i cinquestelle, il Pd e Forza Italia sono di Grillo, di Berlusconi, e di Renzi.

Gli accordi fra le forze politiche, in Italia infatti, avvengono per decisioni quasi personali dei leader e se per caso uno di essi è in crisi tutto il sistema entra in fibrillazione. E poiché la politica è in continuo movimento, e le persone anche, è ovvio che si viva in un perenne stato di confusione, come accade appunto da oltre vent’anni.

Per parafrasare Renzi, più che entrare nella terza Repubblica avremmo bisogno di ritornare alla seria prima Repubblica, ove il potere di mediazione apparteneva ai partiti, che sceglievano i loro rappresentanti che poi venivano eletti, o no, dagli elettori.

In tutto il mondo occidentale le democrazie funzionano così, ci sono i partiti. Essi sono organizzati, secondo un sistema più antico che appartiene per esempio ai francesi o agli inglesi, oppure in modo più moderno e leggero tipico degli Stati Uniti. Fra queste differenze credo sia possibile trovare un sistema che può essere applicato anche in Italia.

In sostanza se si vuole veramente dare un futuro alla nostra nazione dobbiamo pensare ad un sistema politico-istituzionale dove i leader passano ed i partiti restano, come capita in Usa, Germania, Francia, Spagna Inghilterra e tutti gli altri Stati occidentali. Perché ciò possa accadere bisogna avere una legge sulla rappresentanza e quindi sulla costituzione dei partiti che li renda trasparenti e scalabili, con bilanci depositati alla corte. Esattamente il contrario di ciò che abbiamo oggi. Se non saremo capaci di intraprendere questa strada, non c’è legge elettorale che tenga la politica sarà sempre instabile e confusa.

print_icon