Il mio libro non c’entra nulla

Caro direttore,
leggo sul tuo giornale il pezzo di Gigi Moncalvo “Una Juve in mezzo agli Agnelli”. Moncalvo riporta parte di un capitolo del mio libro “Volevo essere Jim Gannon”. Ora, fatto salvo il fatto che ognuno è libero di riportare quello che gli pare (e ci mancherebbe altro), Moncalvo usa un fatto descritto da me per dimostrare una sua tesi. Ovvero, che oggi i rapporti interni alla Juventus sono tesi e che John Elkann usa la società "solo come strumento di potere e di ripicca nei confronti di suo cugino Andrea Agnelli”.

Per rafforzare questa sua convinzione Moncalvo ritaglia alcune righe di un capitolo di un libro che io ho pubblicato nel 2012, i cui contenuti si riferiscono al 2006, quando Andrea Agnelli era ben lontano da essere presidente della squadra. I fatti interni della Juventus di oggi non c’entrano nulla con quelli raccontati da me, che si riferivano alla nota vicenda Lapo. Il mettere oggi i due cugini l’uno contro l’altro riportando un episodio di 11 anni fa è, secondo me, fuorviante e non è la prova di quello che Moncalvo vuole sostenere.

Se letto per intero il capitolo dimostra semmai l'integrità morale di John Elkann, che proprio in quella circostanza richiamò il giornale ad una maggiore obiettività, anche nei fatti che riguardavano la famiglia proprietaria della testa stessa. E questo, dati i tempi e la giovane età dell’allora editore Elkann, è un fatto da non sottovalutare.

Ti pregherei, direttore, di riportare sul tuo giornale queste mie considerazioni. Ti auguro buon lavoro. Un cordiale saluto,
Giorgio Levi

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