La vostra ironia non mi tocca

Gentile Direttore,
il Suo talento critico, che in questi anni ha toccato vari aspetti della politica piemontese, ultimamente vede destinatario il mio attuale ruolo di assessore della Giunta del Presidente Cirio. Tengo pertanto a fornire ai suoi lettori alcune puntualizzazioni.

A livello personale non mi sento per nulla toccato: ogni critica è legittima e ben accetta; credo, infatti, profondamente nel confronto sulle idee e sui progetti.

In tutta franchezza, però, Le dico che ritengo profondamente ingenerosa la mancanza di rispetto che la Sua ironia diffonde nei riguardi del gruppo di persone che con me collaborano, gratuitamente ed appassionatamente, nel tentativo di raggiungere l’obiettivo comune: aiutare la micro, piccola, media impresa - made in Piemonte - a fare sistema e, insieme alle grandi, contribuire alla scalata nella classifica del PIL delle regioni italiane. Sono una trentina di imprenditori piemontesi che, insieme ad alcuni studiosi, declinano il concetto europeo di cluster con realismo e attaccamento alla realtà quotidiana della nostra Regione.

Gli approfondimenti sulla necessità di inserire nelle politiche di sviluppo regionale la terza dimensione, quella territoriale, in affiancamento ad Impresa 4.0, i suoi lettori li potranno leggere, se vorranno e se sarà di loro interesse, sulle pagine della comunicazione cartacea oppure dei miei profili social.

Buon lavoro.

*Andrea Tronzano, assessore Bilancio, Finanze, Programmazione economico-finanziaria, Patrimonio, Sviluppo delle attività produttive e delle piccole e medie imprese (Industria, Artigianato, Imprese cooperative, Attività estrattive) della Regione Piemonte

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Gentile assessore,
nulla di personale, men che meno verso i Suoi collaboratori che si sono assunti l’improbo compito di fornirLe strumenti perché possa orientarsi nel mondo economico e produttivo della nostra regione. Sforzo che, per il bene del Piemonte, speriamo non risulti vano. Non se la prenda, caro Tronzano, semplicemente La riteniamo inadeguata al ruolo che è stato chiamato a svolgere: chiamato non già per meriti e competenze ma in virtù di mere logiche spartitorie tra i partiti. Le mancano non solo cultura, preparazione, autorevolezza ed esperienza, indispensabili per svolgere le complesse deleghe che Le hanno assegnato, ma soprattutto la principale qualità che deve possedere un politico: il senso del ridicolo. Se fosse solo una nostra opinione sarebbe ben poca cosa, invece è un giudizio piuttosto diffuso tra quanti hanno avuto modo di vederLa all'opera in questi primi mesi di incarico. Ma spero di sbagliarmi, davvero. (bb)

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