Renzi novello Ghino di Tacco

L’anno scorso di questi tempi alla Leopolda, dove da 9 anni si riuniva la corrente renziana (corrente la cui esistenza Renzi ha sempre negato) venne deciso di dar vita ai Comitati di azione civile. In molti vi intravidero l’embrione di un nuovo partito ma Renzi si affrettò a smentire. E, cosa inspiegabile, molti,  ingenuamente gli hanno creduto  nonostante fosse del tutto evidente che le sue smentite suonano come conferma del contrario. Con Renzi vale il principio: “a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina” di andreottiana memoria.

Quest’anno la corrente renziana è diventata un partito e la Leopolda sarà l'occasione per presentarlo al grande pubblico con gli effetti speciali, in cui Renzi e i suoi consiglieri sono maestri. Molti giudicano la decisione di dar vita ad un nuovo partito una operazione di Palazzo, figlia di quella vecchia politica che Renzi nelle intenzioni avrebbe dovuto cambiare. Hanno ragione: più di Palazzo di così...

A Renzi il Pd, del quale non era più segretario, stava ormai troppo stretto. Detto per inciso io penso che sia un bene che Renzi se ne sia andato. Con lui il Pd ha perso milioni di voti. Con lui il Pd ha rischiato di cambiare pelle.  Con lui il Pd ha tradito una parte del suo elettorato tradizionale. Se fosse stato per me non sarebbe mai diventato segretario. Zingaretti ha riportato la barra verso sinistra dopo anni in cui si era cercato di cancellare la distinzione tra destra e sinistra. Calenda era pronto a lanciare il suo nuovo partito. Renzi ha dovuto rompere gli indugi. La crisi di governo lo ha costretto ad accelerare i tempi. La prima esigenza era però quella di evitare le elezioni anticipate che avrebbero bloccato sul nascere il suo progetto. Per questo, compiendo uno dei tanti voltafaccia ha proposto l’accordo con i 5 Stelle che lui, prendendoci in giro, ha spiegato con il suo senso di responsabilità. Più prosaicamente si trattava di avere più tempo per radicare la sua nuova creatura politica. Nonostante la decisione di abbandonare il suo ex partito fosse già stata presa, prima di annunciarla ha incassato la nomina di un paio di Ministri e di un paio di Sottosegretari, essenziali per condizionare la navigazione del nuovo governo e far pesare la propria rendita di posizione; tenendosi le mani libere per quanto riguarda la durata dell’attuale governo a cui Renzi ha assegnato principalmente una missione: quella di bloccare l’aumento dell’Iva anche se assumersi la responsabilità di aprire una crisi non sarà facile.

Nei panni di Ghino di Tacco, lo pseudonimo usato da Craxi per polemizzare con la Dc e i governi di cui pure  faceva parte, Renzi si trova a suo agio. È il ruolo che gli si addice di più. Cercherà di far fruttare la sua rendita di posizione, distinguendosi  continuamente dal governo di cui fa parte con l’obiettivo di mettere in difficoltà Pd/Leu e 5 Stelle e raccogliere consensi un po’ ovunque.

Il fatto è che il senatore di Rignano non è più il Renzi che da sindaco di Firenze, approfittando di errori ritardi, decise di scalare il  Pd, grazie alla disponibilità di Bersani a modificare lo Statuto per consentirgli di partecipare alle Primarie. È stato Presidente del Consiglio. Nel Pd ha disposto per anni di un potere assoluto. Ha umiliato e emarginato la minoranza. Piccolo particolare però: ha perso la sfida del governo e ha portato il Pd al 18% solo un anno fa, alienandogli milioni di consensi. La stragrande maggioranza di coloro che in una prima fase gli avevano dato il voto, credendo nelle sue promesse di cambiamento, gli hanno voltato le spalle dopo che lo hanno visto alla prova  perché quelle promesse sono state tradite. Io non credo abbiano alcuna intenzione di ripetere l’errore. Anche perché a voler occupare quello spazio vi è qualcuno più credibile di lui, per esempio Calenda. Sempre che non diventi il candidato del centrosinistra alla guida della città di Roma, un’ottima scelta.

print_icon