Pd-M5s, unione di debolezze

Al vertice Zingaretti-Di Maio di pochi giorni fa pare si sia parlato della ipotesi di governo giallorosso a Torino. Insomma, per la prossima tornata alle amministrative si potrebbe ripetere a livello locale lo schema nazionale. All’interno del Pd torinese ferve il dibattito fra pro e contro, passando attraverso varie sfumature e ondeggiamenti dei quali vedremo il risultato.

Indubbiamente la politica segue meccanismi complessi, arrivando a volte, come da settembre a oggi, a decisioni che paiono oggettivamente surreali. A livello nazionale l’accordo fra i due nemici giurati per eccellenza passò attraverso il declamato slogan: “Si deve fermare Salvini a ogni costo”, poi forse dietro le quinte il mantenimento delle poltrone giocò la sua buona parte. A livello locale si ripropone ovviamente l’identico meccanismo.

Inutile ripetere la stupefatta osservazione che i due si sono insultati e denigrati a sangue finora, sarebbe noioso, ma c’è una cosa che fa profondamente riflettere: due entità politiche delle quali l’una sta perdendo pezzi e consensi alla velocità della luce, l’altra arranca indebolita da sconfitte e conflittualità interne tutte da verificare in un dibattito complicato, si uniscono (come a livello nazionale) per arginare l’onda di centrodestra che stando ai sondaggi cresce piuttosto compatta (vedremo che succede in Emilia Romagna). Unirsi fra deboli e fortemente diversi per paura dell’altro appare qualcosa di stupefacente in politica: vuol dire riconoscersi fragili, impotenti, insicuri, svuotati di forza e autorevolezza, spaventati.

Il Pd, anche se ormai acciaccato, è pur sempre erede di una lunga e storica tradizione e ha paura di correre da solo alle elezioni? Si dà per spacciato senza la stampella dei 5stelle? Dà quindi per scontato di essere alla frutta, incapace di vincere, polverizzato? Forse la politica, almeno per come io la considero, dovrebbe seguire percorsi diversi: hai paura che il tuo avversario vinca? Battiti come un leone e se l’avversario dovesse vincere (cosa che in Democrazia succede e va accettata) dimostrando di essere più forte di te, vai a una opposizione durissima e ferocissima, combatti per riconquistare l’elettorato che hai deluso e perduto, ricostruisciti un’immagine forte e credibile per vincere alla tornata successiva.

L’accordo innaturale fra due fragili forze terrorizzate rischia di riproporre a livello locale lo sfascio in atto a livello nazionale (culminato in questi giorni negli incommentabili comportamenti in politica estera ad opera di un presidente del consiglio e di un ministro degli esteri da vergogna). Uniti dalla paura, diversi fino al midollo i due rischiano di amplificare le problematiche di una città in precarissimo equilibrio creando intoppi, litigi, crisi isteriche, dispetti, scontri e discussioni infinite su tutto e last but not least rallentamenti fatali per lo sviluppo di una Torino ormai allo stremo.

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