Come siamo arrivati a questo punto

Oggi che viviamo la pandemia, non per sentito dire e neanche attraverso una rappresentazione cinematografica, ci è più facile riflettere: riflettere sul perché si sia generato il virus e soprattutto sul perché non sia stato fermato prima che potesse assumere lo stato di pandemia, riflettere se le ingenti somme di denaro, che abbiamo dato ai nostri governi con le tasse, siano stati impiegati nel migliore dei modi a beneficio dei contribuenti, riflettere se la nostra assistenza sanitaria, che da sempre ci hanno detto essere la migliore del mondo, sia all’altezza del suo compito e non in relazione ad altri paesi ma in assoluto, riflettere se la democrazia, che abbiamo saputo creare, sia effettivamente una “giusta” democrazia.

Riflettere sul fatto del perché alcuni padri fondatori della nostra Repubblica, e poi capi di governo sino a qualche anno fa, pur non essendo stati oppositori attivi della dittatura fascista, nel 1948 si facessero eleggere al parlamento. Riflettere come sia potuto accadere che Giorgio Almirante, capo di gabinetto della repubblica Sociale di Salò, fondasse il Movimento Sociale Italiano (partito di ispirazione fascista) ed entrasse come deputato in parlamento nel 1948. Riflettere su come Palmiro Togliatti (che prese la cittadinanza Sovietica nel 1930 rivendicando orgogliosamente la rinuncia alla cittadinanza italiana perché, disse allora, come italiano si sentiva un “miserabile mandolinista e nulla più” mentre come cittadino sovietico sentiva di “valere dieci volte più del migliore italiano”) potesse ricoprire dal 1944 al 1945 la carica di Vicepresidente del Consiglio e dal 1945 al 1946 la carica di ministro di grazia e giustizia. Riflettere su come Alfredo Covelli, di idee monarchiche, venisse eletto deputato alla Costituente nel 1946 per poi fondare il Partito Nazionale Monarchico con il quale venne eletto alla Camera nel 1948.

Riflettere su come tutto ciò che è avvenuto nell’immediato dopoguerra abbia determinato lo status quo dell’Italia odierna. Quando usciremo da questa emergenza virale anch’io sono convinto che è necessario cambiare, ma non nel senso economico di una “decrescita felice” bensì di un radicale cambio di marcia che ci porti attraverso la “meritocrazia” (in seno alla politica, alla giustizia, all’economia, all’imprenditoria, alla managerialità, ecc. ecc.) verso ad una compiuta democrazia.

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