Manca una strategia, a tutti i livelli

In queste buie e tristi giornate noto la mancanza di chiarezza tra Stato ed Europa e tra Stato e Regioni. La linea di Palazzo Chigi nei confronti dell’Europa è sempre la stessa: prima pagare. Poi tutto il resto. Che tradotto significa: puntiamo tutto sui coronabond e non cercate di fregarci. La trattativa è ancora lunga e difficile; nel frattempo il premier non può mollare il fronte interno dove aumentano le preoccupazioni del Capo dello Stato. La gestione dell’emergenza “coronata” dal clamoroso flop del sito Inps non ha certo potuto lasciare soddisfatto il presidente Mattarella. Sarebbe invece stato utile il contrario: dimostrare attraverso l’Inps tutta l’efficienza dello Stato italiano.

Ma sono anche altri i timori e le perplessità, come già ho scritto poc'anzi: la​ totale assenza di una strategia coordinata Stato-Regioni​ per l’uscita dall’emergenza. Si deve, da subito cominciare a pensare su come far ripartire il paese compatibilmente con le esigenze sanitarie. Il​ paese non può permettersi di stare fermo ancora a lungo: non è stata costituita nessuna​ cabina di regia a livello centrale​ che si occupi della ripartenza. Il rischio è che come per l’emergenza sanitaria ci si limiti a rincorrere gli eventi anziché guidarli, a gestire il presente senza avere in mano una vera strategia per il futuro del paese. La gente tutto vuole tranne che rivedere scene già viste come quelle dei recenti conflitti e delle numerose polemiche tra Stato e Regioni.

Insomma, senza una cabina di regia unica per il rilancio del paese (composta non solo da medici ma anche da economisti ed esperti di altri settori) cosa accadrà quando si dovrà discutere e decidere se riaprire le fabbriche o le scuole? Le Regioni andranno in ordine sparso? Servono soldi (tanti e non solo dall’Europa) ma serve una anche strategia di ampio respiro per la ripartenza economica e sociale: al momento, nonostante il grande impegno del governo, non si intravede né l’una né l’altra cosa.

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