La sconfitta della politica

Premesso che il Gruppo Gavio ha fatto il suo mestiere, in virtù di una linea che origina da Marcellino Gavio, uno dei pionieri del Piemonte del dopoguerra, nella vicenda che ha visto il passaggio del controllo della Sitaf al gruppo di Tortona chi ha svenduto il suo mestiere è stata la politica che così perde uno strumento importante per disegnare il rilancio del Piemonte. Dormiente la Regione, i Grillini, per il vil denaro, hanno ceduto le chiavi di un traforo internazionale come quello autostradale del Frejus a un privato, che ripeto ha fatto il suo mestiere.

Senza memoria storica non si va da nessuna parte, come senza competenza. Eppure i romani ci dicevano che Storia è magistra vitae e Benedetto Croce ci spiegò che il politico onesto è quello competente. Chi non è competente e si candida a governare un Paese o una città, è un politico disonesto verso i suoi elettori. Il prof. Giuseppe Grosso e i migliori politici piemontesi degli anni 50-60 si volteranno nella tomba.

Appena diventerà operativo l’acquisto da parte del Gruppo Gavio delle quote della Città di Torino e dell’Area Metropolitana in Sitaf, la società che gestisce il traforo autostradale Italia-Francia, il pedaggio e la gestione di un collegamento internazionale sarà in capo a un privato.

Premesso che, come dissi alla sua scomparsa, il Piemonte con Marcellino Gavio perse uno degli artefici del sistema autostradale piemontese, un sistema che favori il boom economico piemontese e italiano del dopoguerra. Un uomo che facendo commise anche degli errori, ma la vita economica e sociale del Piemonte di oggi si regge o viaggia su un sistema autostradale disegnato dalla politica, e in particolare da grandi personalità come il prof. Grosso (esponente della sinistra Dc di Donat-Cattin, Bodrato, Porcellana) che titolò il suo Piano delle Autostrade Piemontesi “Piemonte Regione forte d’Europa” (per farci capire la capacità di vision della buona politica piemontese degli anni 50-60) col contributo di Dc come Calleri, Borgogno, Botta, Bonsignore  e socialisti come Froio. Ma alla politica si affiancavano imprenditori come Gavio e in diversa misura  altri come Mattioda, Fantini, Bertino.

Ci saranno stati anche pasticci o intrallazzi ma oggi le imprese e i cittadini, che usano  le autostrade e i trafori autostradali, godono  di un sistema abbastanza efficiente anche se da rinnovare. La differenza è che oggi la politica piemontese e nazionale sembra persino incapace di gestire i lavori di ristrutturazione di quella rete, come si vede dalle code scandalose sulle autostrade da e verso la Liguria.

Nel momento in cui sulla vicenda Autostrade a Roma cresce la partecipazione pubblica nella gestione della rete autostradale qui, con i Grillini alla guida della Città, la maggioranza viene consegnata ai privati. Perché? Perché sia in Comune che in Regione manca un disegno strategico sulla rete delle autostrade e dei trafori alpini. D’altronde la Appendino era contraria alla Tav e lo stesso Cirio onestamente lo scorso anno disse che la società civile, attraverso la mia iniziativa e quelle delle madamin, si era sostituita alla politica per salvare l’opera più importante per il futuro del Piemonte e del Nord.

Il primo errore, come ha ricordato bene Stefano Esposito, lo hanno compiuto Fassino e il Pd ma Appendino, la Regione e il Governo (Anas) non hanno valutato dove si andava a finire. Sicuramente avremo un traforo più efficiente e più  sicuro perché a doppia canna, un traforo che non ha avuto alcuna opposizione dai No Tav e degli ambientalisti alla Caparezza, alla  Luca Mercalli o alla Erri De Luca, ma avrà  anzi la benedizione di illustri professori pro trasporto su gomma come Marco Ponti e Francesco Ramella. Gli utili faranno felici i lungimiranti eredi di Marcellino Gavio.  L’ambiente dovrà aspettare il 2030 quando arriverà la Tav che abbiamo però salvato noi con le nostre manifestazioni.

*Mino Giachino, Sì Tav Sì Lavoro

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