Uno sforzo (immane) per rilanciare Torino

Agosto, il mese delle svolte. Mentre la politica e la gente vanno in vacanza, cessano le trasmissioni politiche alla Tv, cala l’attenzione, ad agosto arrivano svolte, annunci etc. Il primo che mi ricordo fu l’annuncio del 15 agosto 1971 col quale Nixon sganciava il dollaro dall’oro. Mi ricordo ancora la polemica sulle conseguenze di quell’annuncio tra il Ministro del Lavoro Donat-Cattin , uno che non andava mai in vacanza con la testa, e il direttore di allora della Stampa. Purtroppo erano giuste le preoccupazioni di Donat-Cattin (tra parentesi sottolineo che seguire quelle discussioni, aver la fortuna di poterle commentare con lo stesso Donat-Cattin valeva un Master di economia).

L’anno scorso il 7 agosto 2019, una grande notizia positiva per il futuro di Torino e del Paese, al Senato, la Mozione No Tav dei 5 Stelle veniva bocciata a stragrande maggioranza grazie anche al voto della Lega che si era convinta dopo le nostre grandi manifestazioni Sì Tav. La Tav era ed è salva perché in Parlamento i no Tav sono in minoranza.  Ringrazio ancora Lucio Malan per aver citato, nell’aula del Senato, le mie parole alla piazza.

Agosto 2020 ci porta invece la brutta notizia della lettera di Psa ad alcune aziende dell’indotto Fiat con la quale si comunica la cessazione della collaborazione in atto con la grande fabbrica polacca. Un brutto segnale che, dopo il finanziamento dei 6 miliardi con garanzia dello Stato a Fca , francamente non mi aspettavo. La città ha reagito troppo debolmente.  La sensazione è che, a parte noi Sì Tav che abbiamo avuto il coraggio di scendere in piazza per difendere il futuro di Torino, altri determinati a difendere l’economia della Città non ci siano. I critici della Fiat e dei suoi errori mi scrivono che non firmano la mia Petizione a Conte senza pensare che l’industria dell’auto con l’indotto per Torino valgono ancora decine di miliardi e decine di migliaia di posti di lavoro.

La politica torinese è mai stata così debole e senza visione. Sembra che non abbia in testa la necessità di difendere Torino e i suoi punti di forza. Io conto molto nell’arrivo alla Unione Industriale di Giorgio Marsiaj, un bell’imprenditore dell’indotto, competente e con visione ma il fatto che la sua richiesta di chiarimenti a Gorlier, leader di Fca, sia avvenuto solo per telefono non promette bene. Aspetto la risposta delle grandi banche torinesi alla forte denuncia di Pierangelo Decisi, vicepresidente Anfia, secondo il quale  il sistema finanziario italiano non ha favorito le fusioni onde avere anche in Italia un  grande gruppo di componentistica.

L’attenzione dell’informazione torinese, più che al futuro della Fiat e al futuro di Torino , è rivolta alle manovre di piccolo cabotaggio degli eredi di Castellani e di alcuni dirigenti del Pd, anche se non hanno tirato fuori una proposta che è una sul futuro della Città e anche se i quarantenni di quel partito hanno la macchia di aver partecipato all’ultima giunta Fassino senza accorgersi che Torino stava crescendo di meno, senza aver predisposto il progetto della linea 2 della metropolitana e di aver lasciato decadere l’aeroporto torinese di Caselle.

Nel Centrodestra i leader invece di dare Idee e una forte iniziativa alla Regione conquistata lo scorso anno molto disinvoltamente stanno riposizionando le truppe sullo scacchiere e così stanno perdendo appeal in città, almeno la parte della città che era andata in piazza per la Tav.  Eppure ci sarebbe da discutere, come ho proposto io un mese fa, come utilizzare i fondi europei del Recovery Fund per rilanciare Torino e il Piemonte e pretendere dal Governo una politica industriale dell’auto.

In questa situazione francamente non bella, io, che sono un romantico sognatore, mi aspetto un moto di orgoglio e di dedizione alla città da parte degli Agnelli che nell’accordo con Peugeot hanno in fondo messo in gioco la Mirafiori e il resto, un patrimonio che almeno moralmente in parte è dei torinesi e degli italiani. Io mi auguro che John Elkan in nome dell’attaccamento a Torino di suo nonno, l’Avvocato, reinvesta in Torino una parte di quelle risorse (5 miliardi) frutto dell’accordo con la Peugeot magari nella bellissima iniziativa della Diocesi di Torino sulla Intelligenza artificiale. O, come mi consiglia insistentemente una mia intelligente interlocutrice, nella energia dell’idrogeno. Così come mi aspetto un contributo molto più forte dalle nostre tanto decantate banche che però negli ultimi vent’anni non hanno evitato il declino economico e sociale della città.

Mentre scrivo leggo la soddisfazione di Confesercenti e della mitica Sottosegretaria Laura Castelli, quella che aveva consigliato delicatamente ai ristoratori di cambiar mestiere, perché Torino, dopo essere stata esclusa, è stata inserita tra le città che hanno diritto a un contributo per il calo delle attività. Come città che da 25 anni ha puntato tutto su cultura e turismo questo dubbio di un Governo Pd-5 Stelle non è stato un bel riconoscimento. Dubito molto che  1.000-2.000 euro di contributo riusciranno a rilanciare l’economia cittadina, forse era più utile insistere con il Sanpaolo che il credito agevolato sino a 25.000 magari limitato a 15.000 euro fosse concesso a tutte le attività commerciali.

Per rilanciare Torino ci vuole ben altro. Un mix tra infrastrutture di trasporto, infrastrutture digitali, politica industriale dell’auto, incentivi per la rottamazione del parco auto più vecchio d’Europa, incentivi a lavorare a cose nuove per la intelligenza artificiale, interventi edilizi volti alla ristrutturazione delle periferie ma non solo, housing sociale; ma  bisognerebbe pensare un incentivo che motivi la imprenditoria a stare a Torino e a ritornare a Torino.

Subito dopo Ferragosto , noi Sì Tav inizieremo a confrontarci sul pacchetto delle nostre proposte con i gruppi che in questi mesi e in questi anni si sono mossi con l’obiettivo di far rialzare la testa alla prima Capitale d’Italia.

*Mino Giachino, Sì Tav Sì Lavoro

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