Non si cambia con i soliti noti
Simonetta Chierici 07:22 Martedì 11 Agosto 2020 0
Leggendo certi articoli mi vengono i capelli dritti: i personaggi che compaiono nel progetto in fieri (Capitale Torino) che riguarda le prossime elezioni amministrative (i soggetti sono 50/60enni), rappresentano una delle più fedeli immagini della gestione Castellani/Chiamparino/Fassino dei trascorsi 30 anni, in tema “cultura/governo della città”. Persone senz'altro di talento nei loro settori, di provenienza borghese ben sostenuta da possibilità economiche più che confortanti, persone che forse non hanno mai vissuto la politica nella sua sostanza più dura e difficile, insomma credo che nei decenni non abbiano nemmeno da lontano preso coscienza delle periferie torinesi, del dilagare della mafia nigeriana che ormai imperversa in accordo con la 'ndrangheta in vaste zone torinesi, della devastazione di interi quartieri lasciati allo sfascio totale da politiche Pd pluridecennali che dettero spazio alla buona e ricca borghesia potente, ai Poteri davvero Forti, ai salotti radical chic. Insomma, a tutta quella ricca, estesa e variegata fauna torinese che (come peraltro ad esempio a Milano) prospera nella sua rassicurante condizione di privilegio e gioca a fare “quelli di sinistra” senza minimamente rendersi conto della reale e drammatica situazione di Torino fuori dal perimetro del centro e delle splendide zone della collina, della Crocetta, e naturalmente fuori dal circuito delle Fondazioni, delle banche, del solido e ben pasciuto reticolo del “Sistema”.
Bene, questi personaggi con alle spalle forse Castellani e Chiamparino, si vogliono proporre come lista civica portando avanti un progetto così generico e inconsistente da lasciare diciamo così “perplessi”: la “cultura”, “Capitale Torino” ma che vuol dire? Questa disperata città ha bisogno di soldi, di lavoro, di risanamento socio/sanitario a partire da periferie tragicamente abbandonate, di reale sostegno ad attività imprenditoriali e commerciali moribonde, a luoghi devastati da incuria e abbandono, a servizi essenziali... E questi signori, cullati da decenni di appoggio da parte del Pd si presentano come promotori di cultura? Per potenziare i loro concerti rock? Per potenziare le loro personali attività imprenditoriali fra edilizia e ristorazione? Per riproporre il devastante modello della “cultura della notte” tanto caro a Chiamparino e ai suoi assessori?
Casacci, Berruto, De Giuli & co. Un’aggregazione di nomi che la dicono lunga sul passato di Torino, sulla sua decadenza, sui catastrofici debiti accumulati con agghiacciante noncuranza, sul non aver saputo prendere in mano la città dopo l'abbandono da parte degli Agnelli e della Fiat in maniera forte, solida, capace di riprogettare l’insieme dalle periferie al centro con la forza e la capacità di una classe politica di robusta statura, di forte caratura, di solida cultura (quella vera!) storica e politica. Ai suddetti signori si avvicinano altri ambiziosi gruppi, sigle, coacervi di varia natura a caccia di un posto al sole per le prossime amministrative, in un pastrocchio quasi grottesco ovviamente sostenuto dalla sinistra benevola.
Qui abbiamo la rappresentazione del nulla, un contenitore vuoto fatto di retorica e ammiccamenti, di proclami stantii del tutto privi di contenuti, un triste “ritorno al passato recente” con personaggi che di storia politico/culturale non posseggono nemmeno un capello (grazie ai loro mentori Castellani/Chiamparino/Fassino) ma che tanto hanno goduto di grandi privilegi traendone enormi benefici. Mah, in Italia va di moda l’elogio del nulla condito da profonda ignoranza e proclami “culturali”, e Torino eccelle! Chissà se i radical chic, i poteri forti e il Pd a caccia di suggestioni rassicuranti quanto vacue e inconsistenti plaudirà a questo déjà vu tanto scadente quanto provinciale?