Furbetti da cacciare a pedate

Mi sembra una discussione farsesca quella scoppiata sui giornali circa i “furbetti del bonus,  per moltissime ragioni. Innanzitutto non bisogna dire chi sono, perché allo stato dell’arte, i nomi sono protetti dalla privacy. Ma quale privacy dal momento che stiamo parlando di persone pubbliche che, anzi per legge, devono rendere noti, e questi sono pubblicati tutti gli anni, i loro proventi. Pare che anche il garante per la privacy abbia finalmente tolto ogni alibi all’Inps. Qualcuno già beccato fra i consiglieri, scaricano la responsabilità sul commercialista, quando è evidente che non esiste commercialista al mondo che opera in assoluta autonomia dal cliente. Uno ho letto, con reddito di oltre 250.000, lo avrebbe fatto per beneficienza, ma la carità si fa con i soldi propri. No lui ha chiesto il denaro allo Stato per donarlo a chi voleva lui. Veramente un parassita, spilorcio, inqualificabile con la faccia di tolla.

Ma la vera questione è, secondo la comunicazione dei giornali, che tutta questa gente avrebbe compiuto simil gesto coperta dalla foglia di fico della norma. Ovvero la legge permetteva a chiunque di chiedere il bonus. Ho sentito ancora oggi in televisione che la giornalista affermava “i professionisti…”. Faccio riferimento ai professionisti, perché proprio questi, contrariamente a quanto affermato appunto dalla giornalista, non avevano diritto essendo iscritti alla cassa del proprio ordine professionale ecc. La norma dice: “- quali requisiti deve avere il lavoratore autonomo per fare la domanda. Innanzitutto non deve essere titolare di pensione, non deve percepire già il reddito o la pensione di cittadinanza e non bisogna avere altre forme di previdenza obbligatoria”.

Ora è del tutto evidente che i parlamentari e i consiglieri regionali hanno un trattamento di previdenza obbligatoria stante il fatto che l’indennità è pure soggetta alle trattenute pensionistiche e la stessa indennità è una forma di “provvidenza” (previdenza) talmente obbligatoria che non può essere rifiutata. Le interpretazioni, è evidente, non erano ammesse.

Mi fermo, spero che questa brutta farsa venga chiusa al più presto, ma con un’azione esemplare e cioè la cacciata di chi ha compiuto questi atti dai rispettivi consessi, con un voto esplicito delle assemblee di appartenenza per avere perso i requisiti di onorabilità che un parlamentare, un consigliere regionale o altro deve avere quando decide di assumere una carica di rappresentanza istituzionale.

*Sen. Ing. Giuseppe Menardi

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