Rsa diventino strutture sanitarie

I casi di cronaca di questi giorni relativi a nuove chiusure drastiche delle Rsa, visite minime o inesistenti dei parenti, abbandono terapeutico e relazionale delle persone con demenza, malattia di Alzheimer o altre malattie degenerative e fortemente invalidanti, devono sollecitare un’azione immediata delle Istituzioni.

Gli anziani malati non autosufficienti ricoverati nelle Rsa pagano per i ritardi del Ministero della salute. La riqualificazione delle strutture Rsa in Strutture sanitarie residenziali, la maggiore dotazione strutturale di personale clinico (a partire da medici che lavorino in équipe sul modello ospedaliero), maggiori risorse per la copertura delle quote sanitarie del servizio dovevano essere attivate subito dopo il picco della pandemia.

Si sapeva che il punto debole del sistema erano e sono rimaste le Rsa. Nulla è cambiato negli standard di cura di queste strutture. Tutto è rimasto come a febbraio 2020, quando migliaia di anziani malati sono morti soli, abbandonati.

Certo è più facile eliminare le visite e qualsiasi attività – spesso anche terapeutiche – a che mettere mano alla urgente riorganizzazione delle cure e degli standard del personale. Queste misure non produrranno più benessere dei nostri cari malati: i contagi da nuovo Coronavirus ci sono già e ci saranno – forse più attenuati, ma non eliminati, perché portati dal personale. I malati moriranno di abbandono? Nessun medico vigilerà sulle loro condizioni, sull’evoluzione della loro situazione clinica e sulle cure (anche palliative) di cui hanno bisogno? Nessun caro verificherà che siano trattati bene, che vivano una vita dignitosa, che ai loro bisogni sia data risposta?

*Maria Grazia Breda e Andrea Ciattaglia, Fondazione promozione sociale onlus – Comitato vittime nelle Rsa

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