Al vaccino non servono archistar

Come confermato dal New York Times, lo Stato ha incaricato l’architetto Stefano Boero di creare dei particolari padiglioni per la vaccinazione aventi come simbolo delle primule, quasi a voler dare un tono nuovo, “artistico” alla campagna di vaccinazione. Ma il problema del vaccino in Italia, non è il tono della campagna per la sua promozione, che essa avvenga in un teatro ospedale di provincia o nel miglior disegnato padiglione post-moderno.

Il vero problema è la scarsa fiducia nel vaccino stesso. I dati rivelano come, nel solo Piemonte, solo tre lavoratori di Rsa su dieci sono concordi nel vaccinarsi, mentre a Brescia, anch’essa molto colpita dal virus, la percentuale di attesta ad un più misero 20%. Nessun sondaggio poi è disponibile sullo scetticismo a livello nazionale, come invece avviene in Francia. Ma se l’accettazione del vaccino è questa fra i lavoratori più colpiti dalla pandemia, quali ci possiamo aspettare siano le percentuali tra chi, in larga parte, non ha vissuto una simile esperienza?

Ascoltando le persone, operatori sanitari inclusi, la fonte di principale diffidenza è la mancanza di informazioni certe sullo sviluppo del vaccino e sui suoi effetti collaterali. Tale mancanza di consapevolezza non può ancora una volta essere imputata, secondo una pratica comune, alle persone comuni, ma è una chiara responsabilità del governo che, invece di diffondere informazioni certe, è più concentrato nello spettacolarizzare il vaccino chiamando persino le archistar.

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