Ospedale sì, ma non sui terreni agricoli

Sì all’ospedale, ma non su terreni agricoli ed esondabili. La storia, ormai annosa, della costruzione di un nuovo ospedale unico nella Asl To5 (ovvero il territorio che da sud di Torino con Nichelino e Moncalieri, va a Carmagnola, a Chieri, fino a Castelnuovo Don Bosco in cui vivono oltre 330mila abitanti) si è appena arricchita di un nuovo importante elemento. Alla fine dell’estate la direzione dell’Asl ha incaricato il Politecnico di Torino di redigere una perizia sull’area individuata dall’Asl medesima e dalla Regione Piemonte. Il costo di questa perizia (che tiene conto esclusivamente del profilo idrogeologico e sismico) consegnata a fine 2020, è stato pari a 119.500 euro. La risultante finale di tale perizia è che l’ospedale si può realizzare in quell’area, almeno sotto il profilo idrogeologico! Infatti, essa non affronta le questioni urbanistiche e nemmeno gli altri aspetti negativi messi in risalto dagli interventi di Pro Natura e delle altre Associazioni ambientaliste in numerosi documenti e nella audizione fatta presso la competente Commissione del Consiglio regionale.

Per la verità, anche sotto l’aspetto idrogeologico la perizia, nel dare il parere di idoneità, pone in luce alcuni elementi, di cui la politica e le istituzioni dovrebbero tenere conto. Vediamo le principali tappe della vicenda. Negli anni tra il 2010 e il 2015 la Regione ha avviato le procedure per realizzare l’ospedale nell’Asl To5; tra i primi passi si annovera la riunione tra i tre sindaci dei comuni sede di strutture ospedaliere (Moncalieri, Chieri, Carmagnola); sono poi seguite alcune riunioni dell’Assemblea dei sindaci e in queste circostanze la Regione ha raggiunto un accordo con un protocollo d’intesa, recepito con Deliberazione della Giunta Regionale 23 novembre 2015, n. 62-2495 “Approvazione del Protocollo d’intesa tra Regione Piemonte, Comune di Carmagnola, Comune di Chieri, Comune di Moncalieri per la realizzazione del Nuovo ospedale unico nell’Asl To5, firmato il 2 dicembre 2015 previa approvazione delle rispettive Giunte; per inciso, i tre sindaci in alcune occasioni risalenti a quegli anni, hanno affermato un principio, ampiamente pubblicizzato sui giornali torinesi e locali, che non avrebbero fatto dei passi per ubicare il nuovo ospedale nel territorio dei tre comuni più grandi; accordo poi, come noto, disatteso successivamente.

La Regione ha quindi deciso di affidare un incarico ai tecnici delle Direzioni regionali (Sanità, Urbanistica e Trasporti) per individuare il sito più idoneo in ottemperanza all’articolo 4 del protocollo. Come è noto la Regione ha poi scelto il sito tra l’area industriale di Moncalieri e la Ferrovia, nonostante che tale sito fosse esterno al perimetro individuato in precedenza dallo studio effettuato dai tecnici regionali per individuare la baricentricità (che indicava sulla carta un poligono comprendente i territori di Trofarello-Santena- Cambiano). Se l’ospedale si realizzerà nell’area in questione vi sarà un indubbio incremento dei costi che i cittadini saranno costretti a pagare. E questa responsabilità, così come il fatto che si tardi ad iniziare i lavori per la costruzione ricadranno su coloro che pervicacemente perseguono interessi localistici e poco etici.

Abbiamo già ricordato che il territorio dell’Asl va da Nichelino a Castelnuovo Don Bosco ed oltre, e che il terreno su cui si vorrebbe costruire il nuovo ospedale unico dista appena 7 km dal futuro Parco Della Salute di Torino. la qualità dell’area in ordine agli aspetti di contesto urbano (esposizione, qualità del suolo, qualità urbana dell’intorno, etc.); la qualità dell’area in ordine alla sua “baricentricità” valutata sia in rapporto alla dislocazione sul territorio degli utenti sia ai tempi necessari per raggiungere l’area; la qualità dell’area in ordine alla facilità di accesso che dovrà essere garantita a tutti i cittadini del territorio di riferimento con una pluralità tipologica di accessi, sia di carattere infrastrutturale, sia con sistemi alternativi, anche attraverso la previsione del servizio di elisoccorso; la qualità dell’area in ordine alla rete infrastrutturale e di sotto servizi già esistente e strutturata o che richieda minimi investimenti per la sua integrazione; la qualità dell’area in ordine alla presenza della rete di trasporto pubblico o comunque alla sua possibile integrazione; la qualità dell’area in ordine alla fattibilità dell’intervento in relazione ai vincoli di carattere idrogeologico e ambientale.

Vediamo i contenuti della perizia del Politecnico. La perizia firmata dai professori Bernardino Chiaia, Francesco Laio e Stefano Lo Russo, articolata in un documento ricco di grafici, tabelle e allegati vari, prende in esame in primo luogo la porzione di territorio su cui dovrebbe essere collocato l’ospedale. Il terreno è tutto ricompreso sul solo comune di Moncalieri. La struttura ospedaliera dovrebbe insistere su terreni posti ad un livello altimetrico variante tra i 228 metri slm e 224 metri slm. Le falde acquifere sono ubicate a 4-6 metri al disotto di questo livello: pertanto le solette dei piani interrati dovranno essere collocate a 1,5 metri al di sopra del livello piezometrico (quindi a meno 2,5-3 metri). Tutto si può fare, ma qui gli amministratori dovrebbero valutare un primo dato che inevitabilmente produrrà un innalzamento dei costi di costruzione. Può essere utile indicare che nel tratto ferroviario Moncalieri-Trofarello i binari sono posti a 231 metri s.l.m. Sia a monte, sia a valle il terreno circostante è più basso (nei primi metri vicino alla massicciata il livello è di 226/229 metri slm. Perché gli ingegneri e i tecnici di Cavour che terminarono la ferrovia To-Genova nel 1853 posero la massicciata a quel livello, spendendo un po’ di denaro in più per la massicciata medesima? Forse perché non era possibile stare più a monte per l’abitato preesistente di Trofarello e Moriondo di Moncalieri? La costruzione dell’ospedale dovrà avere fondazioni molto profonde per evitare che le acque possano incidere sulla stabilità dell’edificio; sarà necessario configgere nel terreno pali di fondazione in numero cospicuo e a una profondità di almeno 30 metri per rendere stabile tutta la struttura; il Politecnico non parla di costi di costruzione ma si può facilmente stimare che una fondazione di questo genere incida per oltre il 15% sul costo di costruzione delle fondamenta.

L’intera zona è soggetta a inondazioni, non gravi per la loro portata, ma periodiche. Soprattutto in caso di piene dei rii circostanti l’area potrebbe essere interessata da allagamenti mentre i piani interrati e seminterrati dovranno essere muniti di pompe idrovore per eliminare gli inconvenienti derivati dalla presenza di acque. Il Politecnico non dice cosa potrebbe succedere, in caso di inondazione e allagamenti , soprattutto se gli stessi rii sono pieni di acqua. Il suggerimento del Politecnico indica la necessità di dotare di pompe idrovore i piani interrati e di tenere puliti i rii con frequentissime operazioni di manutenzione, mentre consiglia anche di tenere sotto controllo il livello piezometrico della falda superficiale che è posta a 4-6 metri sotto il piano di campagna. Il Politecnico sfiora il tema del reticolo stradale. In tutte le cartografie riportate si nota come in tutte le principali alluvioni degli ultimi anni (a cominciare dal quella del 1994, per poi fare cenno a quella del 2000, infine cita gli avvenimenti del 2016) è il reticolo stradale ad andare sotto l’acqua, impedendo di fatto per alcune ore (se non addirittura un’ intera giornata, come nel caso del 2016) l’accesso all’area. Noi possiamo aggiungere i casi meno gravi del 2015 del 2017 e del 2019. In queste occasioni la circolazione si blocca definitivamente per un tempo indefinito.. e se tra le auto ferme vi fossero delle autoambulanze(punto di domanda) Pro Natura (e crediamo tutti i cittadini) ritiene che in ospedale si debba poter arrivare anche quando piove forte; il Politecnico non ne fa cenno, se non di sfuggita. Ma se ad andare sotto il livello delle acque sono le strade, come la statale 393 di Villastellone (quella che collega la zona a tutto il Carmagnolese) che sembra essere quella che più presenta delle criticità. Ma per esperienza diretta di chi scrive, anche l’accesso all’area da Trofarello (per chi dovesse arrivare da Pecetto o da Pino Torinese), o da Moncalieri (Testona, Borgata Moriondo) potrebbe risultare impossibile in presenza di grosse precipitazioni. Vediamo in sintesi i temi su cui la relazione del Politecnico non indaga perché non ha ricevuto consegne in tal senso:

1) profilo urbanistico. Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Torino (PTC2) approvato dal Consiglio Regionale il 21/07/2011 (al fine di evitare nuova impermeabilizzazione di suolo) non consente la realizzazione di infrastrutture di interesse pubblico in aree agricole di particolare pregio e fertilità, se esistono altre possibilità di localizzazione. Né, a questo proposito, possono valere gli intenti dell’amministrazione comunale di Moncalieri che intende compensare le aree che verranno utilizzate per la costruzione dell’ospedale, individuando alcune aree in zone collinari e nei pressi della borgata Testona (oggi destinate in PRGC ad attività extra agricole); queste, non essendo state ad oggi utilizzate, verrebbero considerate compensative delle aree agricole della zona Sanda Vadò. La costruzione di un ospedale prevede un’incomparabile ed estesa impermeabilizzazione di suolo; e anche qualora si dimostrasse che è l’unica area idonea per ubicare l’opera di interesse pubblico, la compensazione indicata è difforme in quantità e qualità da quanto previsto dal PTC2. Il Piano Territoriale di Coordinamento tuttora valido sostiene che non si possano effettuare varianti urbanistiche su aree agricole di pregio per la costruzione di edifici sia pure a servizi ospedalieri, a meno che nei dintorni non si trovino altre aree idonee. Come sappiamo a Cambiano vi sono almeno due aree che presentano le caratteristiche ottimali per la realizzazione di un ospedale. In presenza di una variante urbanistica occorre procedere con la VAS (Valutazione Ambientale Strategica) che la Regione Piemonte dovrebbe pretendere. In quella Valutazione verranno ricomprese tutte le questioni sollevate anche da Pro Natura (presenza di trasporti pubblici adeguati, questioni ambientali, vicinanza alla zona industriale ove operano aziende inserite nella direttiva Seveso - in caso di incidente rilevante in una di queste aziende non si potrà evacuare l’ospedale...- presenza di elettrodotti il cui spostamento inciderebbe negativamente sui costi complessivi, ecc).

2) Rispetto delle regole. Se l’Ente pubblico, per primo, non rispetta le norme che impone ai cittadini per un supremo rispetto dell’Ambiente, come possiamo pretendere che il cittadino “creda” ancora nelle istituzioni? Il Piano Territoriale di Coordinamento è voluto dalla Regione e le ex province erano tenute a redigerlo, con costi burocratici e amministrativi di non poco conto. Perché la Regione impone il PTC e poi non lo rispetta e non lo fa rispettare?

3) Aree inidonee. Il fatto che la Regione Piemonte tenda a scegliere aree non idonee è ampiamente dimostrato dal caso di Asti e soprattutto di Verduno, ospedale ubicato a metà strada tra Alba e Bra, la cui realizzazione è durata solo 19 anni con incrementi di costi molto elevati perché realizzata al di sopra di una cava di gesso di epoca romana. Ma chi ha pagato le lentezze e gli errori progettuali con la necessità di grandi interventi alla fondazione commessi a Verduno?

4) Tralicci alta tensione. Su questi terreni vi sono alcuni tralicci per l’alta tensione; come è ipotizzabile (e come imposto dall’assessore Saitta nella precedente amministrazione regionale con le raccomandazioni in sede di scelta del sito), un ospedale moderno deve essere raggiungibile anche con elicotteri per le emergenze; gli elicotteri devono poter sorvolare ed atterrare senza che tralicci imponenti e fili dell’alta tensione lo impediscano o interferiscano (si tratta di una linea a 380KW e di due linee a 220KW). La presenza di questa ragnatela di cavi sospesi ad altissima tensione potrebbe pregiudicare anche il funzionamento dei sempre più sofisticati strumenti ad onde elettromagnetiche e sonore necessarie all’interno dei reparti diagnostici e di sala operatoria.

5) Zona industriale Sanda Vadò. Nelle immediate vicinanze, al confine con l’area individuata da anni vi è una delle zone industriali più importanti del Piemonte. In essa lavorano molte migliaia di operai impiegati quadri e dirigenti e le numerose imprese sono impiegate nella produzione di molti manufatti e prodotti di varia natura. Tra queste vi sono due aziende del settore chimico, una delle quali è una azienda inserita nella cosiddetta Direttiva Seveso; ciò significa che questa impresa potrebbe (speriamo mai) causare gravi danni in presenza di incidente rilevante (come un incendio, o una esplosione). L’azienda dista alcune centinaia di metri dall’edificio ospedaliero che potrebbe essere costruito; ma in caso di incidente rilevante, l’ospedale si troverebbe in una situazione di elevato pericolo per la salute dei ricoverati che, probabilmente dovrebbero essere evacuati. Questo tema non può essere ignorato ed è per questo motivo che chiediamo che in presenza della variante urbanistica si proceda, come prescritto, alla Vas.

6) La Vas (Valutazione Ambientale Strategica). Una scelta così importante dovrebbe essere largamente condivisa con la popolazione e i comitati di cittadini che la rappresentano, nello spirito e nella lettera del TUEL che agli articoli 8 e 9 prevede il coinvolgimento attivo della popolazione o di sue forme partecipative come comitati, associazioni, osservatori. Questo peraltro è lo spirito contenuto nelle procedure di Vas, che nemmeno lontanamente sono assimilabili alla perizia affidata al Politecnico di Torino. Infatti, la valutazione ambientale strategica (Vas) è, com’è noto, un processo finalizzato ad integrare considerazioni di natura ambientale nei piani e nei programmi di sviluppo per migliorare la qualità decisionale complessiva. In particolare l'obiettivo principale della Vas è valutare gli effetti ambientali dei piani prima della loro approvazione (ex ante), durante ed al termine del loro periodo di validità (in-itinere, ex post). Ciò serve soprattutto a sopperire alle mancanze di altre procedure parziali di valutazione ambientale, introducendo l'esame degli aspetti ambientali già nella fase strategica che precede la progettazione e la realizzazione delle opere. Altri obiettivi della Vas riguardano sia il miglioramento delle informazioni fornite alle persone sia la promozione della partecipazione pubblica nei processi di pianificazione- programmazione. E sempre com’è noto, le decisioni assunte dalla Regione in ordine alla scelta del sito non sono state condivise con riunioni e assemblee, e nemmeno utilizzando altre forme di partecipazione. Persino il Tar richiama la necessità di ricorrere alla Vas quando è stato interessato da un ricorso effettuato dalla Società Icat Srl che ha chiesto una sospensiva sull’esclusione dal novero delle candidature dei siti disponibili l’area di Cambiano di proprietà della stessa; nel denegare la sospensiva il Tar ha fatto esplicito riferimento alla Procedura di Vas che avrebbe determinato l’idoneità dell’area. Infine, la Vas potrebbe dare una valutazione anche sulla totale assenza, o quasi, di servizi di trasporto locale che non può essere compensata dalla “vicinanza” della Stazione di Trofarello che dista circa un chilometro dal sito individuato e non 200 metri come i tecnici regionali hanno dichiarato in uno dei documenti presentati a supporto della scelta dell’area. Il Politecnico ha realizzato uno studio importante che non dissipa i dubbi della nostra Associazione e di molti cittadini, nonché da una serie di sindaci del territorio della Asl che non vorrebbero che l’ospedale fosse ubicato in quel di Moncalieri. Questi sindaci, è comprensibile, non si sono mobilitati molto perché ogni loro proposta alternativa sembrerebbe favorire l’ubicazione nel proprio comune, anche se noi sappiamo che non è così. Anni fa, ad esempio, il sindaco di Chieri sostenne la scelta di Cambiano, mentre Carmagnola e Villastellone sostenevano scelte più vicine al loro territorio. Noi invece pensiamo che la localizzazione dovrebbe essere scelta tra i molti siti industriali abbandonati che continuano a rendere disadorno il paesaggio con le loro strutture fatiscenti; in questo modo si bonificherebbero quei terreni che qualche danno alle falde acquifere continuano a farlo. Nel ribadire in conclusione che l’ospedale dovrà essere realizzato e anche al più presto e che il tempo perduto finora è imputabile esclusivamente alla testardaggine di amministratori pubblici che antepongono interessi localistici agli interessi della collettività, vorremmo che a loro e non a tutti i cittadini della Asl To5 venissero imposti i maggiori costi imposti dalla scelta infelice del sito, perché non è giusto che le scelte sbagliate dagli amministratori ricadano sempre e soltanto sui cittadini.

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