Ecco perché sono sceso in campo

C'è chi afferma che chi si candida alle primarie non abbia visioni, progetti, idee per rilanciare Torino. Per quanto mi riguarda rimando al mittente questa accusa perché palesemente infondata. Rivendico con orgoglio un percorso che abbiamo fatto da quasi un anno (il plurale non è casuale) per dare corpo, anima e passione a un risveglio civile e politico che possa dare nuova linfa e nuova speranza alla nostra città. Abbiamo percorso la città metropolitana in lungo e in largo, realizzato molte decine di appuntamenti pubblici, dal centro alla periferia fino a tutti i grandi comuni fuori dai confini torinesi. Abbiamo raccolto a centinaia le sollecitazioni di chi ha voluto su un post-it darci la sua idea, la sua critica, la sua proposta, la sua protesta.

Io sono ben conscio dei miei limiti e so benissimo che non sarà un Sindaco, da solo, a risollevare dal terribile declino la nostra città; un declino segnato da numeri pessimi in termini di disoccupazione, cassa integrazione, esercizi commerciali chiusi ed età media elevata dei torinesi. Serve una squadra di competenti, di persone che abbiano il fuoco della passione civile, di donne e uomini che vedano l'obiettivo del rilancio di questo territorio come il loro principale obiettivo. Io non ho paura di avere al mio fianco i migliori, al contrario credo che sia necessario.

Abbiamo costruito così il progetto della nuova Torino, connessa, umana e sostenibile. Una città che innanzitutto punti sulle alleanze, perché da soli non si va da nessuna parte. Una alleanza con Miano per progettare un futuro comune di sviluppo, di strategie ed eventi condivisi (non voglio si ripeta l'errore fatto sulle Olimpiadi); una alleanza con tutte le grandi città confinanti a Torino perché è impensabile su ambiente, trasporti, pianificazione industriale, cultura, commercio e turismo, ragionare come cellule indipendenti e separate; una alleanza con l'Europa che è il motore di tutto e alla quale dobbiamo puntare in modo prioritario. Ora tutti lo hanno compreso.

Un rilancio che deve partire dal recupero del trentennale ritardo sulla metropolitana, con la realizzazione della seconda linea ma progettando da subito la terza linea perché non esiste in Europa una città di oltre 800.000 abitanti che non punti sul trasporto metropolitano come volano ambientale ed economico. Un rilancio che deve vedere la sostenibilità come la priorità su cui investire; sostenibilità che significa riqualificazione degli edifici utilizzando al meglio il bonus 110%, recupero dei milioni di metri quadrati di aree dismesse e un utilizzo del verde non più come semplice rifinitura estetica ma come strumento per ridurre le emissioni inquinanti. Un rilancio che deve passare dalla collaborazione stretta, indissolubile, necessaria, tra pubblico e investimenti privati, perché è da qui, da un approccio pienamente liberale, che nasceranno posti di lavoro per i 100.000 ragazzi che studiano da noi e che oggi, non trovando opportunità di futuro, "scappano" all'estero o a Milano.

Torino deve mettere sul tavolo una soluzione di continuità per costruire i prossimi 10-20 anni; per invertire il declino, anche demografico. Non possiamo tornare al passato ma dobbiamo guardare avanti con la stessa forza e lo stesso coraggio che ebbe Valentino Castellani negli anni '90. Dobbiamo cambiare che è una delle cose più difficili da fare; ma dobbiamo farlo, puntando sui nostri punti di forza: la bellezza della nostra città, i nostri fiumi, la nostra capacità storica di essere apripista e innovatori, una capacità da recuperare.

Molti, in questi mesi, hanno evocato la necessità di una discesa in campo di qualcuno della società civile. Io metto sul piatto delle primarie la mia storia politica che ritengo sia pienamente storia civica, di attività civile e democratica; la storia di 35 anni di azione ininterrotta fatta con i cittadini, senza aver guadagnato un solo euro dalla politica ma avendo investito un mare di tempo e molti soldi nelle idee di libertà che hanno animato me e tutti quelli che, con me, hanno conquistato per Torino e non solo più diritti, più responsabilità personale, più trasparenza e più partecipazione.

C'è un modo diverso di fare politica e lo voglio offrire alla mia città.

*Igor Boni, presidente Radicali italiani

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