Torino disoccupata d'Italia

È notizia fresca che Torino si candida per l’Eurovision 2022. Ma non solo: Torino si candida per la Giagfactory, Torino si candida per l’Intelligenza artificiale, Torino si candida per il polo aerospaziale, Torino si candida per il summit del G20, Torino si candida per le Universiadi 2025, Torino si candida per le Atp Finals. Come un disoccupato che spedisce centinaia di curricula alla ricerca di un posto di lavoro, Torino si candida a qualunque cosa possa portare visibilità, movimento e soldi per rianimare una città da troppo tempo ormai in lento e costante declino.

E come un disoccupato si lamenta quando la propria candidatura viene ignorata, anche Torino attraverso le istituzioni che la rappresentano reagisce scompostamente ai rifiuti ricevuti, quasi venisse scippata di un diritto indiscutibile, quasi venisse posta in discussione la sua assoluta eccellenza. Ma dove è finito lo stile sabaudo e l’orgoglio di una città che è stata Capitale d’Italia? Torino non può pensare di essere per definizione l’unica città d’Italia con una storia gloriosa, con una cultura elevata, culla dell’industria e della ricerca scientifica. Queste posizioni di rendita oggi non esistono più se non vengono costantemente alimentate e rinnovate con un serio lavoro sottotraccia, più efficace che appariscente. Cioè quello che manca ormai da molti anni e da molte legislature comunali e regionali.

Torino è uno di quei disoccupati over skillati che devono soltanto aggiustare le loro competenze rispetto a quello che chiede il mercato. Devono aggiornare la loro immagine e cercare di sfruttare la loro rete di contatti perché non è mandando centinaia di curricula al giorno che si trova il lavoro ma proponendosi alle persone giuste, nel momento giusto, con l’offerta giusta. Senza clamori e roboanti titoli di stampa ma con quella diplomazia che nella storia di Torino ha sempre fatto la differenza. Da torinese quale sono, mi piacerebbe dunque che Torino si candidasse un po’ di meno e lavorasse un po’ di più per diventare attrattiva. Tutta l’enfasi sulle candidature spesso nasconde solo interessi di parte che non fanno il bene della città ma solo quello di alcuni soggetti interessati.

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