Troppe assenze, troppi silenzi

Sono impressionato da quanto poche siano state le prese di posizione torinesi prima della decisione di Stellantis di assegnare la terza gigafactory del gruppo. Torino Mirafiori era la sede ideale per storia, perché qui vi è manodopera da oltre 10 anni in cassa integrazione, perché a Torino è nata oltre centoventi anni fa la Fiat, perché qui c’è il Centro Ricerche della Fiat, perché qui…

Eppure Torino è in declino da circa 15 anni, Torino ha la più alta disoccupazione giovanile tra le città del Centro Nord. Eppure Torino da anni non riesce ad attrarre più aziende o investimenti importanti. Mentre per la Tav insieme alle madamin, che questa volta non si sono sentite, e alle imprese  avevamo unito la città a favore della crescita e della Tav, questa volta soprattutto a sinistra si è sentito un silenzio assordante. Uomini di cultura, che si erano illusi, sbagliando,  con le amministrazioni torinesi che turismo e cultura avrebbero potuto rimpiazzare le industrie che se ne andavano da Torino senza che le amministrazioni provassero a trattenerle, silenti. Esperti di economia non pervenuti.

Un giornalista mi ha chiesto della mia presenza al meeting di lunedì della Fiom alla porta 2 di Mirafiori. Gli ho detto che Sì Lavoro, l’associazione cui ho dato vita negli anni scorsi, ha fatto la battaglia per portare a Torino lìAutorita dei Trasporti, nel 2018 ha dato il via alle manifestazioni per la Tav, e quindi per me essere lì non creava nessun problema. Il lavoro dovrebbe essere la battaglia che unisce tutte le passioni politiche. Carino ritrovarci lì con Paolo Damilano, segno di una sintonia importante.

Ribadisco che non è che si fanno solo le battaglie che si è sicuri di vincere ma le battaglie per il lavoro dovrebbero essere le prime. Non me la prendo col Governo nazionale che cercando di avere la terza gigafactory di Stellantis a scapito della Spagna ha accolto il compromesso di Termoli. Me la prendo, e molto, con i torinesi che non hanno avuto il coraggio politico di difendere un futuro industriale di Torino. Anche da questi silenzi a sinistra si capisce che l’unica speranza di rilancio dell’economia e del lavoro a Torino sta in chi non solo non ha alcuna responsabilità del declino ma in chi ha il merito di aver fatto in prima persona le battaglie per il lavoro e per il futuro di Torino.

*Mino Giachino, Sì Tav Sì Lavoro

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