Super Mario ci liberi dal Rosatellum

Cosa accadrebbe se il parlamento tra un paio di mesi si esprimesse in prima votazione e coralmente a favore della rielezione di Sergio Mattarella? L’attuale inquilino del Quirinale accetterebbe, di malavoglia, ma accetterebbe, per profondo ed autentico senso dello istituzioni in cui si è sempre distinto. Tale scenario equivarrebbe, inutile negarlo, ad una opzione quirinalizia a favore di Mario Draghi, altrimenti destinato ad uscire dalla scena politica in meno di un anno. Non si voterà infatti - il governo terrà - sino a settembre 2022 quando maturerà il diritto al vitalizio a favore degli attuali parlamentari; ma una volta scollinato il terzo trimestre dell’anno prossimo, la statura, la reputazione, l’intelligenza di Mario Draghi saranno ancora sufficienti a scongiurare fughe in avanti elettoralistiche dell’uno o dell’altro partito? Sarà cioè in grado il premier di garantire la tenuta della maggioranza in uno con la puntuale esecuzione del Pnrr o prevarrà nei partiti il consueto moto centrifugo che annuncia e conduce allo scioglimento delle Camere?

Col semestre bianco alle spalle ed il diritto al vitalizio in cascina, la mansuetudine di questi mesi verrà meno e preponderà l’interesse dei partiti verso la consultazione elettorale, ponendo fine al governo Draghi. Anche il diretto interessato sembra aver a fuoco tale epilogo, tanto che la manovra finanziaria attualmente in gestazione non si distingue certo per l’attesa cifra riformista, piuttosto pare voler accontentare un po’ tutti, così, per spianare la strada fin da subito verso il Quirinale. Il parlamento – sia ben chiaro – deve essere sovrano, senza eccezioni; se esiste infatti una spiegazione alla tanta fortuna dei così detti partiti anti-sistema (o con la pretesa di esserlo), essa certamente discende dalla mortificazione troppo spesso inflitta al libero fluire dei processi democratici, quando pure detestabili per la natura dei contenuti proposti: la cooptazione negli ultimi trent’anni di 6 o 7 presidenti del consiglio in nome delle emergenze più diverse, rappresenta il “signum individuationis” della forzatura democratica cui mi riferisco e – sondaggi alla mano – la ragione per la quale tutt'oggi Fratelli d'Italia, Lega e 5 Stelle raccolgono ben più del 50% dei consensi.

Ciononostante, tra i commentatori più raffinati, la linea che va per la maggiore è quella che vorrebbe Draghi a Palazzo Chigi perfino oltre l’attuale legislatura, con tanti saluti al diabolico effetto che perseverare nella logica delle cooptazioni propaga nel Paese; e in ogni caso bisogna fare i conti con l'oste e cioè con i partiti i quali – viva Dio – col nuovo parlamento vorranno chiamarsi fuori dalla parentesi tecnica in favore della fisiologia politica e istituzionale. Nessuno è insostituibile, si capisce: i cimiteri sono pieni di persone insostituibili, ma l'unico modo per preservare Mario Draghi all'interno dell'orizzonte politico attivo, è farlo accomodare al colle più alto attraverso una staffetta con Mattarella verso la fine del 2022 (se non dal prossimo febbraio), quando l’attuale Parlamento sarà ansioso di votarlo pur di sciogliere le camere. Tanto Draghi ha, più d'ogni altro connazionale oggi, il profilo per assumere la Presidenza della Repubblica, quanto il Paese non ne avrebbe che beneficio, e non solo reputazionale; la nostra più preziosa riserva della Repubblica infatti potrà così continuare a sorvegliare l'avanzamento del Pnrr ed il Paese per i successivi sette anni, mentre privarsene sarebbe senz'altro quanto di più stupido e dannoso.

Scattata questa (augurale) fotografia sul nostro prossimo futuro, mi lascio ancora lo spazio per un po’ di fantapolitica: basta il tempo che ci separa dalla prossime elezioni per tirar fuori una legge elettorale come si deve? Se è troppo sperare in un meccanismo elettivo uninominale ad un turno, un più modesto sistema proporzionale a doppio turno come quello con cui da anni eleggiamo i nostri sindaci è davvero inarrivabile? Visto che sto giocando a fanta-parlamentarismo, allora voglio aspettarmi che i superpoteri di super Mario ci liberino dal Rosatellum, lasciando in dote al Paese lo strumento più d’ogni altro importante e potente perché l’esercizio della partecipazione democratica superi il nominalismo, assegnando la piena responsabilità del governo a chi prevale nelle urne; senza più scuse.

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