Le morti non si evitano per legge

Sabato 18 dicembre a Torino in via Genova, mentre si stava ultimando l’allestimento di una gru alta oltre trenta metri per la ristrutturazione della facciata di un condominio, si è verificato il suo crollo. Purtroppo, ci sono stati tre morti ed un ferito tra gli operai addetti alla gru e due feriti tra i passanti. In una nota, Fillea-Cgil-Torino afferma: “L’incidente della gru di stamattina in via Genova a Torino fa salire a 40 i morti sul lavoro in Piemonte nel corso del 2021. Una strage infinita, di fronte alla quale – a parte il doveroso cordoglio verso le famiglie delle vittime – le parole ormai sembrano inadeguate”. Il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra dice: “Una strage indegna in un paese moderno e civile: ancora oggi tre morti e feriti. Non è possibile che persone perdano la vita per la mancanza di misure di sicurezza, per la non applicazione dei contratti e per il non rispetto delle norme”. Sbarra rimarca: “Servono più ispettori e controlli, un grande investimento sulla prevenzione e sulla formazione. Una vera cultura della sicurezza e della legalità”. Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, afferma: “Parliamo di intelligenza artificiale, di idrogeno, di tecnologie capaci di portarci nei punti più lontani dello spazio. E poi ti alzi al mattino per andare al lavoro e invece vai a morire. A pochi passi dalla tua vita, dai tuoi affetti più cari. Non è pensabile, non è accettabile”. L’ex presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini scrive: “Le immagini della tragedia di Torino sono strazianti… Bisogna controllare di più, il profitto non può prevalere sulla sicurezza di chi lavora. Lavorare per vivere, non per morire”.

Gli incidenti sul luogo di lavoro sono purtroppo diffusi in tutto il mondo. Il gravissimo e drammatico incidente di Torino, però, non ha bisogno di essere “battezzato” con il termine “strage”, come lo classificano i sindacati, in quanto con strage si intende “uccisione violenta di parecchie persone insieme (Treccani)” e anche l’art.422 del Codice penale, sotto la voce strage, recita: “Chiunque… al fine di uccidere, compie atti tali da porre in pericolo la pubblica incolumità è punito, se dal fatto deriva la morte di più persone, con l’ergastolo”.

Per inquadrare la dimensione del problema in Europa nel 2020 si sono registrati oltre 4,6 milioni di infortuni sul lavoro di cui più del 50% (2,7 milioni) sono avvenuti in Francia (circa 1,2 milioni su 26.536.200 lavoratori pari al 4,5%), Spagna (454.992 su 18.976.800 lavoratori pari al 2,4%), Germania (771.134 su 40.657.200 lavoratori pari al 1,9%) e Italia (333.345 su 22.222.700 lavoratori pari al 1,5%). Siamo veramente convinti che per contenere gli incidenti, ed in particolare gli incidenti sul lavoro, sia necessario incrementare le leggi (che in Italia sono circa 200.000) o rendere più severe quelle che già esistono? Non sarebbe più produttivo che le persone mettano la giusta attenzione nel rispettare quelle che già ci sono? Se è obbligatorio mettere il casco, il casco deve essere messo; se è obbligatorio mettere in sicurezza un macchinario, quel macchinario deve necessariamente essere messo in sicurezza; e così via. È sufficiente circolare per le strade per rendersi conto che la gente non ha ancora preso contezza della pericolosità dei monopattini elettrici che, oltre a creare danno, a volte vitale, al passeggero, arrecano sofferenze giudiziarie ai malcapitati automobilisti che li investono anche senza dolo. Il rispetto del prossimo, sia del lavoratore nei confronti del suo datore di lavoro, sia del datore di lavoro nei confronti del lavoratore, o del “monopattinista” nei confronti del pedone o dell’automobilista, e ovviamente viceversa, prescinde dalle norme, è un atteggiamento che si impara solo con l’esempio e l’educazione civica e non inasprendo all’infinito le leggi e aggiungendo controlli a quelli che oggi dovrebbero già essere praticati.

In un sistema come quello italiano dove c’è un enorme proliferare di leggi che tendono compulsivamente, e non organicamente, a regolare il comportamento di tutto e di tutti e non c’è una sufficiente educazione civica del cittadino, dove le procure della repubblica possono interpretare sino al limite di “ridisegnare” le leggi definite dal codice, non è forse urgente una rivisitazione complessiva e strutturata della giurisprudenza?

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