Inascoltata la denuncia del vescovo

Il declino economico e sociale di Torino pesa su più di metà dei torinesi e la politica sembra girarsi dall’altra parte. Quasi la metà dei torinesi non riesce più a risparmiare, se arrivasse un evento improvviso metà della città non sarebbe in grado di farvi fronte. Ma del declino di Torino che, lo ricordo a tutti, dal 1996 al 2019 ha perso 18 punti rispetto a Milano e 8 rispetto alla media nazionale pare interessi solo all’Arcivescovo Nosiglia, a noi di “Sì Lavoro Sì Tav” e a pochi altri. Sicuramente non ai torinesi che stanno bene e che grazie all’assenteismo elettorale della metà della città che sta male, hanno votato un sindaco che ha fatto parte della maggioranza che ha portato Torino al declino o non ha saputo fermarlo. Sommessamente dico che la denuncia dell’Arcivescovo non viene rilevata neanche dal settimanale cattolico e dai cattolici torinesi che hanno dato fiducia negli anni alle amministrazioni di sinistra accontentandosi di qualche strapuntino e non hanno inciso nulla nella politica amministrativa della città.

Questa volta però la denuncia di Natale dell’Arcivescovo non può non avere risposte dalla politica.

La povertà non vista di Torino interessa l’Arcivescovo Nosiglia dal 2012 quando con l’omelia di Ferragosto parla delle due città, la Torino che sta bene e che non si accorge della metà della città che sta male. Fummo in pochi a rispondere a quella denuncia che a quasi dieci anni è stata inascoltata così che il giorno di Natale mentre tutti pensano al pranzo dopo aver scartato regali più o meno utili ma che da soli pagherebbero un mensile dignitoso si disoccupati, Nosiglia ha detto senza mezze misure che la povertà a Torino si va estendendo. Ma come poteva essere diversamente se in questi ultimi dieci anni Torino ha continuato a perdere aziende, iniziative come il Salone dell’auto, ha continuato a perder peso nelle fiere e nei congressi e non ha fatto nulla per accelerare la costruzione della Tav e della Linea 2 della Metro? Ma questo era chiaro a chi scrive ed è stato il motivo che ha portato al coraggio di organizzare la prima manifestazione della Tav insieme alle madamin e alle imprese.

Zero risposte della politica torinese, dei parlamentari, del sindaco, di amministratori, imprenditori, sindacalisti ed esponenti del Festival della Democrazia, specializzati a discutere di temi da libro ma talmente distanti da non disturbare il manovratore. Ma una sinistra che non si accede della povertà e che si gira dall’altra parte, che sinistra è? Se penso al dibattito che scatenò la “Camminare insieme” del Cardinal Pellegrino, sui giornali, alcuni definirono Pellegrino comunista, nei partiti. Personalmente ricordo gli interventi di Bodrato, Donat-Cattin, di Delpiano della Cisl.

Stavolta, ripeto, la risposta ci deve essere perché si faranno sentire nuove difficoltà del settore auto che non ha avuto risposte nella Finanziaria (che ha dimostrato ancora una volta la debolezza dei parlamentari torinesi che non sono riusciti a far stanziare somme importanti per gli incentivi al rinnovo del parco auto e mezzi pesanti acquistando gli Euro 6 ancora prodotti in Italia, come hanno fatto i francesi).

Si è reso conto di cosa sta capitando Paolo Damilano che dopo alcuni incontri nei quartieri svantaggiati ha detto che Torino deve ritornare ad essere bellissima per tutti.

*Mino Giachino, Sì Tav Sì Lavoro

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