Anziani in Rsa, così non è umano

Gentile redazione dello Spiffero,​
siamo un gruppo di parenti di anziani ospiti​ in Rsa​ di​ Torino e provincia​ che hanno costituito un comitato per richiedere la riapertura delle case di riposo e la ripresa delle visite ai parenti. Sono ormai due anni che viviamo il distanziamento dai nostri genitori: possiamo vederli solo con mascherina, a distanza, senza poterli abbracciare, dargli un bacio o una carezza. Questa situazione è diventata insostenibile per noi e per loro; vederli una volta a settimana, un solo parente alla volta al massimo due,​ solo in alcune Rsa,​ per mezz’ora, crea un​ grande disagio e un immenso​ dolore. ​Inoltre ultimamente, li vedevamo attraverso una parete di plexiglass con due fori per le braccia protette da guanti che arrivano all'ascella per permettere di toccarsi almeno le mani. Dopo Natale non è stato più consentito l’ingresso ai parenti non vaccinati che prima entravano col tampone.

Questa è stata una​ dura punizione per noi e per i nostri cari che sono rimasti fino ad oggi senza visite.​ Inoltre, laddove ci sono stati dei positivi all’interno,​ i nostri​ genitori sono stati isolati nelle loro stanze fino a quando non è stato rifatto il tampone.​ Noi stiamo soffrendo moltissimo e loro anche, costretti a una solitudine più forzata del solito. Questo ha portato la maggioranza di loro a perdere quasi l’uso della parola e a diventare depressi e malinconici perché si sentono abbandonati.

Vi pare umano tutto questo? A che serve vaccinarsi, tamponarsi o essere guariti dal Covid se dopo due anni di pandemia la situazione​ è sempre la stessa? È vero che bisogna proteggere​ i nostri cari dal virus ma non è certo tenendoli lontani dall’affetto dei familiari​ che vivranno più a lungo.​ ​I nostri anziani meritano una qualità di vita migliore perché essi​ hanno contribuito a fare grande l’Italia con​ il loro lavoro e i loro risparmi e il governo non deve dimenticarlo e deve preoccuparsi di garantire loro​ una vecchiaia degna di essere vissuta, curati non solo fisicamente ma soprattutto psicologicamente non dimenticando le loro fragilità e i loro bisogni e, seppure costretti a stare nelle case di riposo, devono assolutamente mantenere un rapporto costante con i familiari. Ci pare, invece, che lo Stato si sia completamente dimenticato di loro e non venga più affrontata la questione dell'apertura delle Rsa, strutturata come prima del Covid.

Per questo motivo vi chiediamo, visto l’attenzione del vostro giornale per i​ temi sociali e, vista la vostra avversione di fronte alle ingiustizie, di far emergere questa problematica per sensibilizzare prima di tutto i politici e poi l’opinione pubblica affinché possa unirsi a noi nella richiesta di una migliore qualità di vita nelle case di riposo. Chiediamo la riapertura delle Rsa come prima della pandemia e chiediamo di fare in fretta perché i nostri vecchi non hanno tanto tempo davanti​ a loro e se non moriranno di Covid, moriranno sicuramente di solitudine e malinconia. Restituiamo loro la dignità che meritano concedendogli di avere vicino i loro familiari​ nell’ultima parte della vita per farli sentire ancora importanti e amati. Confidando che possiate​ porre attenzione a questo problema, ringraziamo e porgiamo cordiali saluti.

*Comitato Parenti di Anziani in Rsa di Torino

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