Bisogna cambiare le priorità

Leggo sullo Spiffero di un incontro di un pezzo del Sistema Torino, quello, per intenderci, che alla guida della Città o all’opposizione non ha fatto nulla per disturbare il manovratore e si è accontentato degli spazi che i giornali del Sistema Torino gli lasciavano, così Torino da ventisei anni è in declino e non vede un programma serio di svolta e rilancio. Così i giornali del Sistema Torino ogni venti giorni, non di più, per salvarsi l’anima raccontano le vere difficoltà della città, che continua a raccontare il calo degli occupati della Fiat, della disoccupazione e della sottooccupazione.

Ma la città dei quartieri periferici o svantaggiati e il commercio torinese oggi sta peggio che a ottobre, quando è stato votato il nuovo sindaco. Perché Atp Finals, Eurovision, Salone del Libro non hanno cambiato il trend economico di Torino. Qualche giorno di pieno negli alberghi, qualche giorno pieno di ristoranti e esercizi commerciali limitatamente alle zone in cui si tenevano gli eventi. Le solite paginate di Paolo Verri, di Di Gioia, di qualche neoassessore ma il pil di Torino non ha subito scossoni e continua ad essere al di sotto delle altre città italiane salvo Napoli, a Palermo e Reggio Calabria, e così la metà della città che stava male, oggi sta peggio. Mi auguro che anche il nuovo Arcivescovo lo abbia presente. Basta chiedere ai piccoli Carrefour o Crai del centro e vi diranno del calo dei consumi di oltre il 5% mentre i tassisti sono ancora al 60-70% del pre Covid.

I due problemi più importanti venuti alla luce negli ultimi quindici giorni, il calo dei dipendenti a Mirafiori e le vicende del cantiere della Tav, sono stati trattati troppo velocemente. La lentezza nella costruzione dell’opera più importante per il futuro di Torino e del Paese è una questione nazionale, non solo europea. Forse Torino non ha chiaro che ogni anno di ritardo nella costruzione della Tav costa alla nostra economia miliardi e posti di lavoro in meno.

Eppure, basterebbe aver studiato il più concreto economista del XX Secolo, il Principe De Curtis, secondo il quale è la somma che fa il totale. Il totale dell’economia di Torino negli ultimi trent’anni è più basso della media nazionale. Con questi dati qualsiasi azienda avrebbe cambiato radicalmente i manager ma qui metà degli azionisti (gli elettori) della Torino spa non andò a votare e quindi ha rivinto il partito della festa come disse lucidamente Mons. Nosiglia lo scorso 2 novembre alla Messa dei Defunti.

Eppure, i migliori politici sono quelli che hanno ben chiare le priorità su cui lavorare. Anche se qualche allievo se ne è dimenticato e si limita a parlare di formule politiche o di ricerche storiche, il mio maestro Donat-Cattin faceva aprire il Convegno annuale di formazione e studio da una relazione di Guido Bodrato che, formatosi all’Ires, aveva ben chiare le problematiche sociali ed economiche di quegli anni. Le priorità sociali indicate, inquadrate nel contesto economico nazionale e internazionale diventavano la piattaforma programmatica di uno che non faceva sconti al Sistema, allora il super partito di cui faceva parte anche il Pci torinese. Ma la qualità sia al Governo che in Parlamento latita se per salvare la Tav e difendere il settore automotive abbiamo dovuto impegnarci noi.

Le priorità per Torino rimangono quelle della difesa del settore automotive perché il sindacato, condannato dalla difesa degli interessi di chi lavora, cerca accordi che a mano a mano conducono alla pensione i dipendenti, ma il saldo per la città è pesantissimo. I parlamentari torinesi invece di andare ai party che fanno felice il gossip intelligente dovrebbero fare massa critica per il migliore utilizzo possibile dei miliardi stanziati (il fondone auto nato dalla mia protesta e dalla Mozione Molinari implementata dagli altri gruppi parlamentari) dal Governo nell’arco dei prossimi 9 anni. Mi auguro che anche il mondo del commercio capisca che il livello dei consumi dipende molto dalla domanda dei dipendenti del settore industriale e delle loro famiglie.

Ecco perché occorre riportare al centro il Manufacturing Center, il Centro della Intelligenza artificiale coinvolgendo nella squadra la testa lucida di don Luca Peyron cui i nonni hanno trasmesso visione e passione. Importantissimo il settore dello spazio ma occorre aver chiaro che il suo contributo al pil piemontese non sarà in grado, da solo, di ribaltarne il trend che vede la nostra regione al decimo o undicesimo tra le regioni italiane. Dopo tante parole occorre un forte Piano della Logistica regionale, perché la logistica è un settore la alta intensità di lavoro. Importantissimo un forte Piano per la riqualificazione delle periferie coinvolgendo nel gruppo ideatore anche i parroci delle parrocchie calde e sante di Barriera di Milano, di Borgo Vittoria, di corso Grosseto e delle Vallette. Andate a messa alla domenica alla Madonna della Pace o andate a mangiare una pizza da Cristina e vi garantisco che la prima pagina delle cronache locali sarebbe capovolte anche perché se Barriera di Milano fosse una città a parte avrebbe più fondi dallo Stato e i quotidiani vi dedicherebbero una cronaca locale di almeno quattro pagine al giorno.

Ne sono convinto, per far ripartire Torino occorre cambiare le priorità.

*Mino Giachino. Sì Tav Sì Lavoro

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