Uno Stato diseducativo

L’Italia, come molte nazioni occidentali tra cui Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Francia, ecc., ha deciso di fornire all’Ucraina armi per potersi difendere dai russi. A differenza degli altri Paesi, dopo l’audizione del ministro della Difesa al Copasir (organo bicamerale che esercita il controllo del Sistema di informazione per la sicurezza nazionale), il governo italiano ha convenuto di apporre il “Vincolo di segretezza” sulle armi fornite. Questo atteggiamento non risulta un’anomalia rispetto agli altri paesi occidentali? Probabilmente questa censura è data dal fatto che lo Stato italiano, e di conseguenza le istituzioni che governano il Paese, ritiene che il popolo italiano non sia ancora “maturo” per una democrazia compiuta.

Il rapporto tra Stato e cittadino non è fondato su basi paritetiche di diritti e doveri ma su una eccessiva e prevaricante ingerenza da parte dello Stato sul cittadino. Il governo italiano, qualunque colore abbia, dimostra, da sempre, paura che il popolo, se troppo libero, possa commettere “gravi sbagli”. Nonostante ciò, non si preoccupa di educare adeguatamente i cittadini facendo crescere il germoglio di una consapevole democrazia compiuta, anzi, usando il braccio della legge, impone con la forza quello che dovrebbe fare con l’educazione e la rieducazione.

In Italia lo Stato si comporta con i cittadini come un genitore troppo apprensivo verso i figli, un genitore che reprime e non educa: un “cattivo genitore”. Lo Stato proclama di voler essere a fianco dei cittadini per proteggerli dal commettere “errori” ma, nella sostanza, fa spesso e volentieri l’uso/abuso della legge e diventa invasivo dell’intimità dei cittadini dei quali vuole sapere tutto per poterli punire degli sbagli commessi. L’Italia è uno Stato che persegue sempre velleitariamente il miraggio del “meglio” dimenticando che spesso il meglio è il più acerrimo nemico del bene.

È uno Stato, incline alla censura, che promulga leggi proibizioniste, uno Stato dove la magistratura fa un uso smodato della carcerazione preventiva. Ancora oggi in Italia si discute sulla parità che uno Stato di Diritto deve garantire tra accusa e difesa. E tutto, ça va sans dire, in nome dell’interesse del cittadino! Eppure, la strada maestra sarebbe quella dell’educare, dell’incentivare l’autocoscienza e la consapevolezza del cittadino, dell’insegnare i diritti e i doveri che ogni persona che vive in una società deve conoscere, del fare comprendere il significato intimo del motto: “Liberté, Égalité, Fraternité” (Uguaglianza, Libertà, Fratellanza).

Da una recente indagine della società Ipsos sulla posizione dei cittadini italiani rispetto a Russia e Ucraina attualmente in guerra, risulta che il 49% dichiara di schierarsi con l’Ucraina, il 44% di non schierarsi né con la Russia, paese aggressore, né con l’Ucraina, paese aggredito e il 7% di schierarsi con la Russia. Emerge quindi che il 51% dei cittadini italiani non è solidale all’Ucraina.

Il comportamento di uno Stato dirigista e assistenziale rende i cittadini “sudditi” e “ubbidienti” sino a quando le condizioni socio-economiche permettono al popolo di soddisfare almeno i bisogni primari. Al verificarsi di un grave peggioramento della qualità della vita, però, non stupisce che molti cittadini, in uno Stato come l’Italia, possano ritenere migliore un regime autocratico-dittatoriale (come la Russia di Putin o la Cina di Xi Jinping) piuttosto che una troppo teorica democrazia che non riesce a dare concretezza neanche alla sua carta costituzionale, che sarà anche la più bella del mondo, ma se viene troppo spesso disattesa…

Un esempio di diseducazione da parte dello Stato l’abbiamo anche con il referendum al quale siamo chiamati ad esprimerci il 12 giugno. Da una rilevazione pubblicata da Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) risulta che sulle emittenti televisive Rai, nella settimana tra il 29 maggio e il 4 giugno, lo spazio informativo dedicato ai referendum è stato 1h45m (1,63% della programmazione) durante i notiziari e di 2h27m (2,20% della programmazione) nei programmi extra-tg. La televisione è una delle maggiori fonti informative popolari, ma come si può pretendere di contribuire alla creazione di una opinione pubblica su un argomento referendario con una così scarsa programmazione di spiegazioni ed approfondimenti sul tema? Persino coloro che hanno promozionato il referendum, e che siedono nella maggioranza di governo, preferiscono parlare d’altro!

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