All'acqua occorre dare una "regolata"

Egregio direttore,
in tutti questi anni sono stati molto pochi coloro – politici, amministratori, dirigenti di categorie economiche – che si sono impegnati per affrontare in provincia di Cuneo il problema vitale dell’uso plurimo delle acque e della loro regolazione e della realizzazione degli invasi. Attorno a questi pochi, come al solito per noi cuneesi, quante discussioni, quanti veti, quanta indifferenza, quanti progetti abbandonati, quante occasioni perdute. Oggi siamo in una situazione di grave emergenza per l’irrigazione, siamo al dramma della indisponibilità di acqua, siamo alla mancanza assoluta di un piano per la costruzione di invasi, siamo alla rincorsa di ripieghi improvvisati.

L’acqua comporta diversi problemi di compatibilità: quantitativi, qualitativi, temporali e spaziali. Prima di tutto occorre tener presente che le disponibilità idriche sono molto variabili nell’anno così da eccedere i fabbisogni in certi periodi e ridursi in altri determinando situazioni critiche. I deficit di acqua riguardano i vari usi dell’acqua, in misura e modalità diverse. Per soddisfare gli usi domestici di acqua strettamente intesi della popolazione della città di Cuneo, è sufficiente una portata continua di 80 litri al secondo, di serbatoi con adeguata capacità di compenso, e di una rete di distribuzione correttamente dimensionata. Con portate di 100 litri al secondo la Società “Acque minerali di S. Anna di Vinadio”, la più importante del genere a livello nazionale, produce annualmente circa 3 miliardi di litri d’acqua minerale, che esporta persino in Cina!

Per l’irrigazione di un ettaro di terreno coltivato a mais si richiede un litro di acqua al secondo nel periodo di vegetazione della coltura; per l’irrigazione delle colture cerealicole e prative della pianura cuneese è necessaria la portata di 100.000 litri al secondo, a fronte di disponibilità che nelle stagioni siccitose raggiungono a stento il 10% di detta portata. Le centrali idroelettriche non consumano acqua: derivano quanto possono, ne sfruttano l’energia, e la restituiscono a valle delle turbine senza sottrazione se non tra il punto di presa e il punto di restituzione nei corsi naturali. Per produrre un chilowattora di energia elettrica necessita un salto di circa 500 metri per metro cubo. Le centrali producono quindi in proporzione delle acque fluenti: in Italia il parco idroelettrico produce mediamente nell’anno 45 miliardi di chilowattora, ma in anni di scarse precipitazioni anche meno di 30 miliardi.

Il problema della compatibilità quantitativa dell’acqua è quindi un problema di strutture. Importante è certamente il problema dell’approvvigionamento idropotabile col contenimento delle perdite, l’adeguamento dei volumi delle vasche di compenso orarie, il corretto dimensionamento delle condotte per assicurare, anche in condizione di maggiore difficoltà, la necessaria pressione dell’acqua ai rubinetti. Ma fondamentale è la regolazione degli afflussi dei corsi d’acqua con la costruzione di dighe e retrostanti invasi di grande capacità. Occorre trasferire, ed è questo il problema della compatibilità temporale dell’acqua, grandi quantitativi della risorsa dai periodi primaverili e autunnali a quello estivo.

Come sono lontani i tempi – è proprio il caso di dire cose del secolo scorso – in cui venivano individuati i siti per la costruzione di dighe in provincia di Cuneo: Tanarello ad Isola, Ellero a Pian Marchisa, Grana a Chiappi, Stura di Demonte a Moiola, Stroppo in Valle Maira. Si tratta di invasi di decine di milioni di metri cubi di capacità: progetti relativi sono stati vagliati e avviati, ma poi accantonati. Ne sanno qualcosa coloro che con passione, preveggenza e studi li hanno proposti e sostenuti, fra il silenzio generale. Ci riferiamo a tecnici come l’ing. Tournon, l’ing. Selleri e il prof. Bignami, amministratori della Provincia come l’ass. Botto e il consigliere Chiarenza, uomini politici come il sen. Carlotto e l’on. Delfino, il presidente della Coldiretti Lorenzo Bergese.

Meno male che su un progetto avviato già agli inizi degli anni 1990, nel 2007 grazie al geom. Roberto Gramaglia e al sen. Taricco si è concretizzato fino all’attuale progetto definitivo la realizzazione di Serra degli Ulivi per la costruzione di un bacino di circa 10 milioni di metri cubi d’acqua. Da anni a questa parte non si fa che invocare i piccoli invasi, delle misure in cui rientrano quelli di competenza della Regione, sufficienti per irrigare a goccia le fragole e a bagnare gli orti circostanti! Stupisce che un tale concetto sia cullato a livello accademico, dove il concetto delle compatibilità quantitativa e temporale dell’acqua non può e non deve latitare. A parte l’assenza di economie di scala, tenendo conto che il fabbisogno idrico della Granda è di almeno 220 milioni di metri cubi di acqua, non ci si preoccupi che il problema pressante dell’irrigazione non sarebbe risolto con piccoli invasi, poiché le maggiori esigenze riguardano i territori della destra Stura e la parte a valle della sinistra Stura, nonché il buschese e il saluzzese. Ringraziamo per l’ospitalità.

*Paolo Chiarenza, Salvatore Selleri, Guido Giordana, Enzo Tassone (Cuneo)

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