Promesse elettorali poco credibili

Ascoltando questi primi messaggi della campagna elettorale, io mi sono fatto delle domande. Ma dove trova lo Stato i soldi per far fronte alle minori entrate – flat tax unica al 23 per cento e al 15 per cento per i dipendenti ed inoltre rottamazione cartelle esattoriali (credo sia la quarta) – o ad altre uscite quale aumento pensioni ecc. Per essere credibili è doveroso ed obbligatorio indicare come il presidente Draghi spiegava nelle conferenze stampa che, a parte i primi stanziamenti straordinari con scostamento di bilancio, i contributi, messi a disposizione di famiglie ed imprese, erano costituiti da maggiori entrate e risparmi sulle spese. Fra l’altro riusciva anche a ridurre l’ammontare del debito pubblico.

Ora invece si assiste a proclami degni del miglior Cetto La Qualunque, il politico nato dalla fantasia di Antonio Albanese. In alcune proposte ci sono anche degli evidenti e macroscopici interessi privati. Sarebbe utile fare chiarezza su alcuni termini usati nella campagna elettorale e poco comprensibili. Nessuna interferenza nella politica. Per esempio la parola “flat tax”. Facendo un semplice conteggio matematico fra la flat tax unica al 23 per cento e le aliquote oggi applicate sulle denunce Irpef si può evidenziare chiaramente la differenza. Se poi si raffrontassero i dati pubblici delle denunce degli anni precedenti nei vari scaglioni si otterrebbe l’ammontare complessivo per anno. Forse una maggior conoscenza e qualche riflessione in più sulla attendibilità della propaganda politica eviterebbe l’apolitica, il non voto ed i frequenti e ingiustificati cambiamenti di bandiera.

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