Non si parli solo di questioni nazionali

Caro direttore,
in questa campagna elettorale strana e light dove vi sono pochi incontri tra candidati (sicuri del risultato positivo o negativo) e gli elettori, i comizi dei leader nazionali possono essere importanti e recuperare gli indecisi se coniugano i temi nazionali con i temi del territorio. Ciò vale in modo particolare nella prima capitale d’Italia che dal 1996 è in declino economico e sociale anche se è stata abbellita nelle piazze centrali dagli investimenti nazionali e locali per le Olimpiadi 2006.

Nella Prima Repubblica alcuni comizi dei leader nazionali in occasione delle politiche risultarono “epici” o perché riempivano le piazze, da De Gasperi che attirò in piazza Castello 20.000 torinesi (superato solo dalla nostra grande manifestazione Sì Tav e dalla Marcia dei 40.000) o erano epici per i temi che affrontavano dal lavoro alla casa alla scelta atlantica, ma erano sempre accompagnati da temi locali, il Piano Casa, le autostrade, i trafori ecc.

Enrico Letta che ha sposato l’auto elettrica ha letto il suo De profundis sulle aziende dell’indotto auto. Non so cosa diranno Giorgia Meloni che ha scelto la piccola piazza Carlo Alberto o Matteo Salvini che andrà a parlare nel quartiere Mirafiori. Oltre ai problemi di tutto il Paese, dalle bollette alla energia, dai rapporti internazionali alla guerra in Ucraina, dalla revisione del Pnrr alla riduzione del debito pubblico, Torino però ha temi propri che sono in qualche modo paradigmatici anche a livello nazionale.

LAVORO: Torino tra le grandi città è la prima per disoccupazione giovanile. Torino è la prima città per cassa integrazione. Difendere il sistema industriale e produttivo accompagnandolo nella transizione tecnologica è un obiettivo torinese e nazionale.

CASA e PERIFERIE: Torino è la città in cui negli ultimi trent’anni si è intervenuti di meno nella ristrutturazione delle periferie dove non c’è lavoro, c’è un maggiore degrado e dove c’è meno sicurezza quasi come i cittadini delle periferie fossero figli di un dio minore. Nelle periferie ormai esistono solo le parrocchie e le Caritas parrocchiali.

SICUREZZA: Torino è ai vertici della mancanza di sicurezza. Il Comune sminuisce ma l’insicurezza è cresciuta.

FUTURO DELL’AUTO e INDOTTO: La scelta europea di costruire solo auto elettriche dal 2035, fatta propria a Torino da Enrico Letta e dal sindaco Stefano Lo Russo, avrà i suoi riflessi occupazionali più pesanti proprio a Torino e in Piemonte. L’auto elettrica ha bisogno di metà dei componenti e pertanto metà delle aziende dell’indotto sono destinate a sparire con la perdita di 72.000 posti di lavoro. Occorre incentivare la ricerca su motorizzazione alternative e su combustibili diversi come quelle che sta portando avanti il Politecnico di Torino, un’autorità in materia. Il Governo ha a disposizione 8 miliardi del fondone Giorgetti, che come sai non c’erano nella finanziaria approvata a fine 2021, ma sono stati stanziati con la mozione Molinari e altri nata da una mia proposta di risoluzione parlamentare.

INFRASTRUTTURE: A Torino un cenno va fatto alla Tav, l’opera più importante per il rilancio della città e della regione, ai ritardi dei lavori e alle 40.000 persone che siamo stati capaci di portare in piazza dando un duro colpo ai No Tav. Se la Marcia dei 40.000 servi a Craxi per andare e vincere lo scontro referendario con la Cgil sulla scala mobile, la piazza Sì Tav, frutto della nostra iniziativa di società civile che supplì alla mancanza di coraggio dei parlamentari e delle forze politiche, può essere il simbolo per il muovo governo per fare le opere che servono a rimettere in moto la nostra economia e invertire il nostro basso sviluppo, per creare nuove occasioni vere di lavoro e per ridurre il debito pubblico. Altro che i video di Calenda per il Sì alle opere. A Torino portammo in piazza la città che non voleva la decrescita.

Dette a Torino queste cose hanno un significato ben più rilevante. In questo modo si dimostrerebbe importante la lotta nei seggi uninominali e proporzionali per portare la gente a votare motivati dalla soluzione ai problemi locali e nazionali.

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