Con Meloni per Tav e grandi opere

Caro direttore,
altri hanno deciso di cambiare in cambio di un posto in Parlamento, noi Sì Tav abbiamo deciso di dare forza al partito più forte della coalizione di centrodestra per accelerare i lavori della Tav, della Asti-Cuneo, della Gronda di Genova e della Tangenziale Est. Impegnarsi concretamente per il bene comune è la cosa più nobile per ogni cittadino che abbia scelto di vivere la vita non guardando solo al suo “particulare”. C’è la politica che parla di sé stessa, con formule astratte, a me piace la politica che parte dai problemi concreti, dai dati economici, per cambiare e migliorare, come fa ogni amministratore d’azienda.

Gianni Letta e Silvio Berlusconi mi vollero al governo per gestire il settore più difficile, quello dell’autotrasporto, nella fase difficilissima del 2008-2009 col petrolio che arrivò a costare molto più di ora, 150 dollari. Nel dicembre 2007 il Governo Prodi, con sottosegretario alla presidenza Enrico Letta, non riuscì a evitare il blocco dei tir che costò al Paese 4 miliardi di produzione in meno. Nel 2008-2009 gli anni della peggiore crisi economica del dopoguerra, grazie al dialogo e al confronto, fummo l’unico Paese in Europa a non avere il blocco dei tir. Ebbi i complimenti personali di Marchionne. Nel 2009 ideai e finanziai il Ferrobonus, l’incentivo alle aziende di trasporto a usare il treno invece della strada. Una misura green ante litteram, mentre Greta andava ancora all’asilo. Nel 2008 sbloccai anche il Marebonus, che incentiva i trasportatori a usare la nave invece della strada, una misura che l’Europa definì la best practice dei trasporti. Istituii anche il Fondo di garanzia al credito per l’autotrasporto che non lo aveva mai avuto. Il bene comune fatto di risposte concrete ai bisogni del Paese, come mi aveva insegnato Carlo Donat-Cattin.

Nel 2013 senza avere alcun incarico pubblico ho lanciato l’idea di spostare da Roma a Torino l’Autorità dei Trasporti. Con l’aiuto di Licia Mattioli, presidente degli industriali, e di alcuni amici parlamentari ci riuscimmo. Duecento posti di lavoro in più a Torino mentre tante altre aziende chiudevano o se ne andavano.

Nel 2018, come hai detto anche tu, l’impresa più grande di salvare la Tav dalla follia grillina portando in piazza, insieme alle madamin, 40.000 torinesi. Che sia stata decisiva la nostra battaglia lo dimostra l’ex premier Conte che la scorsa settimana a Torino ha detto che la Tav si farà mentre a Genova, dopo aver incontrato Grillo, ha detto no alla Gronda.

Quest’anno la battaglia per far stanziare dal Governo i fondi (8,7 miliardi di euro in 8 anni) per difendere il settore dell’indotto auto che sarà penalizzato se si punterà tutto sull’auto elettrica.

Insieme al volontariato credo che noi di Sì Lavoro siamo stata la parte della società civile più feconda per Torino. Sfido chiunque a dimostrare il contrario. Ecco perché avevo offerto una candidatura di bandiera. Sordi e ciechi son altri e lo si vede dalla incapacità di difendere Torino. Altri han cambiato casacca pur di avere un posto assicurato al Parlamento. Noi Sì Tav, invece, dopo aver evitato grossi guai al futuro di Torino salvando la Tav, ora abbiamo deciso di votare Fratelli d’Italia perché nella nuova maggioranza di governo sia più forte la spinta a accelerare i lavori della Tav, della Asti-Cuneo di cui nessuno più parla, della tangenziale Est/quarta corsia.

Il nostro obiettivo primario è il lavoro e il rilancio del benessere nelle periferie. Mentre altri fanno accordi con la riduzione del personale noi puntiamo con tutte le nostre forze invece per fare cose che creino nuovi posti di lavoro, la più grande speranza per i giovani e per i tanti disoccupati o sottooccupati che oggi tirano avanti solo grazie all’aiuto di Caritas, parrocchie e Sermig.

Salvo i 42 mesi al Governo ho sempre lavorato in azienda e pertanto il mio impegno non ha dato costi alla comunità. Concludo citando il grandissimo Gianni Letta, che avrebbe meritato di essere nominato senatore a vita più di tanti altri, quando dice “evitate odio e sprezzo”. Appunto.

Ti ho parlato, come dicono a Milano, con il coer en man.

Con stima e simpatia

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