Il Piemonte viaggia a bassa velocità

Caro direttore,
ha ragione Elsa Fornero, insegnare la finanza e la economia vale quanto insegnare una grande poesia, anche se è meno emozionante. La più importante lezione di trasporti l’ho avuta a 10 anni da mio papà. Sulla Balilla mentre stavamo andando in Romagna dai fratelli sempre molto ospitali di mia mamma. Sulla Via Emilia c’era una fila lunga di camion che stavano portando le barbabietole appena raccolte e mio papà, sesta elementare, mi disse: “Mino se viaggiano i camion viaggia l’economia”. I cuneesi, scarpe grosse e cervello fino. Questa lezione pare non sia arrivata in molte Università e a molti consiglieri regionali e parlamentari.

L’economia piemontese, frenata dall’economia torinese che vale il 55% del totale, da anni cresce meno della media nazionale, compreso il 2022. È vero cresciamo di meno perché l’unico Paese in Europa che non ha difeso il proprio settore auto è stato il nostro, a partire da Torino dove negli anni Novanta molti tra coloro definiti illuminati avevano dato per scontato il declino dell’industria. Nel 1989 in Italia si producevano quasi 2 milioni di auto, l’anno scorso meno di 500mila. Spagna, Germania e Francia hanno difeso la propria industria dell’auto in ogni modo, a partire dalla presenza pubblica nell’azionariato sino al sostegno alla politica di acquisizioni, come si è visto con l’acquisto della Fiat, camuffato da fusione. Così oggi la stragrande maggioranza delle produzioni di auto si fa in Francia e a noi rimangono le briciole.

Ma nella nostra regione, che non ha mai scelto i propri assessori ai Trasporti per la loro competenza in trasporti e logistica, la diminuzione della crescita economica è stata causata anche dall’assenza della politica della logistica, al punto che secondo Banca d’Italia qui la percentuale delle aziende logistiche è inferiore alla percentuale nazionale.

Se i camion fanno girare l’economia è chiaro che l’efficienza delle infrastrutture rende più competitivi i trasporti di quella regione. Così il Piemonte paga i ritardi nella costruzione della Tav, causa l’opposizione dei No Tav ma anche perché o non è stata studiata la grande efficienza che Sommeiller, Grattoni e Grandis dimostrarono centocinquant’anni fa costruendo in soli 13 anni con mezzi mille volte inferiori a quelli di oggi il primo traforo alpino al mondo, o non c’è la stessa determinazione.

Dopo la caduta del ponte Morandi, dopo la caduta del viadotto sulla A6 e dopo la caduta del soffitto della Galleria Bertè sulla A26 direzione Genova, si capì che viaggiare sulle autostrade liguri-piemontesi c’erano problemi di sicurezza. Così cercando di correre ai ripari e per evitare altri guai, da quattro anni sulla A21, sulla A26, sulla A10, sulla A6 chi viaggia per lavoro e i trasportatori sono frenati da scambi di carreggiata, da riduzione di corsie, da chiusure notturne. A questi lavori sulle autostrade recentemente si sono aggiunti la chiusura tre mesi all’anno del Traforo del Bianco e da due anni i lavori sulla A32 per Bardonecchia. Come mi ha detto ieri un tecnico le nostre autostrade da due o tre corsie per senso di marcia si sono trasformate in strade statali a pedaggio a due corsie di marcia. Così da quattro anni sono aumentati i tempi di percorrenza per merci e passeggeri così come i costi per privati cittadini e aziende. E sono pure aumentati gli incidenti stradali.

Ma le attenzioni della politica torinese e piemontese è quasi esclusivamente rivolta alle tattiche elettorali, alle alchimie politiche etc. Uno spiraglio arriva dalla visita romana di Cirio e Lo Russo che pare aver portato a casa la nomina del commissario per accelerare i tempi della costruzione della Linea 2 della metropolitana. Altrettanto necessario usare il metodo Genova, usato per la costruzione del nuovo ponte, anche per accelerare i lavori della Tav.

Conto sulla determinazione di Cirio e sulle capacità del commissario Mauceri per l’accelerazione dei lavori della Tav, per il completamento della Asti-Cuneo e sul tavolo per la Tangenziale di Torino, la città che insieme a Bologna non ha ancora un anello tangenziale completo, causa la arretratezza culturale della sinistra sulle infrastrutture.

Molte grazie per l’attenzione

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