Dal passato una lezione per il futuro

Caro Direttore,
non so cosa hanno detto a Bonaccini gli operai di Mirafiori, ma so cosa vogliono dire i numeri forniti dalla Fiom circa i 4mila posti di lavoro persi in questi anni a Mirafiori e dintorni. Al loro posto, anche grazie all’impegno del Comune, abbiamo migliaia di posti di lavoro a tempo determinato di 15-30 giorni come ricaduta dei grandi eventi molto strombazzati dai giornali di proprietà della grande azienda che a Torino ancora nel 2000 produceva 500mila auto e oggi ne produce meno di 80mila, con una perdita impressionante di posti di lavoro a tempo indeterminato. Sai quanto ha perso il monte pensioni? Posti di lavoro da 1.500 euro al mese con contributi pieni e annuali contro posti di lavoro da 800-1.000 euro per 15 giorni, un mese. In qualsiasi azienda avrebbero licenziato il manager responsabile.

Torino invece ha riconfermato al Comune la sinistra che ha consentito “la più grande distruzione industriale nel settore auto” (così ha detto al convegno Cgil sull’auto elettrica l’esponente della Fondazione Sabatini). Così ha detto il delegato Fiom Zulianello ai cancelli di Mirafiori l’anno scorso. Per fortuna altri imprenditori, da Marsiaj a Cornaglia, da Gallina a Bonaria, per citarne solo alcuni, con la testa e gli attributi, hanno retto.

E la sinistra si dichiara orgogliosamente progressista? Ma quando mai?

Il progresso è il lavoro. Il progresso è il benessere anche per chi lavora. In questi ultimi trent’anni a Torino la diseguaglianza è aumentata e le periferie, la metà della città svantaggiata, stanno peggio, meno lavoro e meno sicurezza e Chiamparino, che pure è stato il sindaco che ha fatto di più, vuole dargli qualche soldo avanzato dal Pnrr?

Torino dal 1993 è stata amministrata per 25 anni dalla sinistra e per 5 dai grillini. Dal 1994 al governo nazionale abbiamo avuto Berlusconi per 9,5 anni, Il Pd per 14 anni, i 5 stelle per 3 anni, la Lega per 10,5 anni, più tre governi tecnici di Dini, Monti e Draghi.

Negli ultimi anni il Paese ha retto solo grazie all’aumento delle esportazioni nel settore enogastronomico e nel settore industriale. Ora anche Lo Russo dice di voler difendere il settore industriale ma, per fare un esempio, puntare solo sull’auto elettrica sarebbe un altro bagno di sangue per il Paese perché perderà metà delle aziende dell’indotto e quasi 100mila posti di lavoro. Torino e il Piemonte debbono guidare invece la battaglia contro la decisione europea che punta solo sull’auto elettrica, molto costosa e non si sa quanto meno inquinante.

Dobbiamo fare il punto sulle infrastrutture perché tra ritardi (Tav e Asti-Cuneo), lavori di ristrutturazione delle autostrade su tutto il versante ligure e tra poco al Bianco, nei prossimi anni avremo problemi non indifferenti. Infrastrutture migliori e la Tav ci daranno più turismo per tutto l’anno e non solo in qualche periodo. Pensa che a Torino iniziano a praticare gli sconti anche in pizzeria per dire degli effetti della diminuzione del Pil pro-capite, cosa drammatica per la metà della città che sta male (Nosiglia) ma che lascia indifferente la gauche caviar che al Polo del 900 canta le sue lodi. Pensa che uno degli aspetti più importanti per la localizzazione di nuovi investimenti è la presenza di infrastrutture efficienti e ben connesse. Dopo la caduta del ponte Morandi e con i lavori in corso le nostre autostrade presentano lavori in corso.

Dobbiamo puntare su Industria, Innovazione, Logistica, Turismo e Infrastrutture. Per far questo occorre competenza, esperienza di governo, tanta passione e l’orgoglio di cosa seppero fare per il Paese grandi piemontesi da Cavour a Coppino, da Quintino Sella a Giolitti, da Grosso a Peyron, da Pella a Donat-Cattin, da Calleri a Botta a Porcellana.

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