Ora serve un riarmo morale

Caro direttore,
Un fatto eccezionale è avvenuto a Lugano il 31 gennaio, l’incontro internazionale tra le storiche presenze europee Popolari e Democratico Cristiane di lingua italiana. Il Piemonte era di fatto presente considerando che funge da segreteria nazionale dei Popolari/Italia Popolare l’ultima sezione popolare d’Italia, quella di Moncalieri (Torino), nata il 30 aprile 1919 e sempre attiva.

Guardando dal Bel Paese tale incontro con la centralità della presenza dei tanti giovani, assume tutta la sua importanza di avvio di un processo nella responsabilità di una identità, che punta a risvegliare o mantenere vivi i valori democratico cristiani, favorendo una riscoperta educativa, sapendo che la politica è alta forma di carità, come chiarisce il testo del comunicato finale condiviso: “Difficile trovare il giorno, il mese o l’anno di quella che fu l’ascesa della società cristiana nella vita politica italiana, sanmarinese, svizzera, europea, infine mondiale; certo è che a stimolare questo processo furono una serie di iniziative nate dalla necessità di sviluppare una politica vera, che doveva, e ancora oggi deve, rappresentare quei valori del popolarismo in difesa di una società libera, inclusiva e di stimolo per l’iniziativa privata, affinché lo Stato possa realizzarsi in servizio della vita sociale, secondo il concetto di “bene comune” di San Tommaso d’Aquino.

Su questi temi, sui quali si sviluppa la cultura del “popolarismo” alternativa al “populismo”, si sono interrogati il 31 gennaio al Palazzo dei Congressi di Lugano alcuni membri dei Giovani del Centro (attraverso il suo rappresentate Michele Roncoroni), nonché del Centro, Cantone Ticino (e il Presidente Fiorenzo Dadò), della Fondazione Adenauer di Ginevra e Roma (con i loro rappresentanti Olaf Wientzek e Nino Galetti), di Popolari/Italia Popolare per l’Italia (col sottoscritto), del Partito Democratico Cristiano Sanmarinese (rappresentato dal suo Presidente dei giovani e parlamentare Lorenzo Bugli), dell’Osservatorio Democratico e del Centro Culturale L'Incontro (rispettivamente con Paolo Cicale e Fulvio Pezzato). Il tutto è stato moderato dal prof. Markus Krienke”.

Il confronto serrato, grazie alla relazione del dr. Wientzek, ha condotto a analizzare problematiche, difficoltà e opportunità dei popolari e delle democrazie cristiane in Europa consapevoli della cultura della responsabilità e del richiamo all'impegno politico per i cattolici generativo di opere autentiche, reali con prudenza. “È quindi emersa la necessità di tutti i presenti di riscoprire il passato, le battaglie per la libertà dell'uomo e lo sforzo di mantenere vivo il desiderio umano contro regimi autoritari che imponevano una cultura nichilista. Poi le riflessioni su cosa abbia portato, sin dagli anni '90, allo scioglimento in Italia della Dc, causato anche dalla non comprensione dell'attualità delle battaglie e dal difficile rapporto con il potere, non più determinato dalla volontà di servire un popolo, ma come esercizio di autorità, incluse le sue derive populiste. Molte le riflessioni anche sul presente e su una società sempre più liquida e imprigionata nella bolla di vetro dell’apparire e non dell’essere, fortemente incentivata dalla giungla dei social network”. Su quali impegni, dunque, ci si è ritrovati?

Essenzialmente tre: un percorso ideale popolare e democratico cristiano comune e concreto, per l’Italia un fatto nuovo, la condivisione dell’appello del Santo Padre per la Pace, senza cedimenti ideologici perché il Magistero sociale della Chiesa è radice del popolarismo, la capacità di stare insieme: “Questo impegno ha richiamato i presenti a sviluppare insieme un percorso che rinasca dall’educazione e quindi dalla formazione politica, nella riscoperta dei valori e delle battaglie comuni per la libertà, la famiglia, il lavoro e la difesa del Creato e che sappia valorizzare l'uomo e la società che lo circonda. A tal proposito facciamo n ostro l’Appello di Papa Francesco nella ricerca della pace in Ucraina e ci impegniamo in ogni sede, in particolare con le giovani generazioni, a partire delle nostre l organizzazioni giovanili, ad aiutare e comprendere quanto sia essenziale, in un mondo così interdipendente in ogni aspetto della vita, essere operatori di pace, senza cedimenti a polarizzazioni di potere o ideologiche , per far emergere quelle forze positive che, uniche e collaborative perché coscienti della propria identità, possano dare speranza per il futuro. Si tratta dell'unico riarmo possibile, quello morale.

Nella valorizzazione dello stare insieme, come società laica e inclusiva sulla base dei valori cristiani, ripartiamo dai nostri valori per un futuro di libertà e democrazia”. Insomma, per il pensiero popolare lo storico incontro luganese evidenzia la strada della colleganza e della coerenza, che, per tornare a germogliare sui territori, deve legarsi alla famiglia politica europea, attraverso un’amicizia cristiana aperta ed inclusiva e pure così in contemporanea da essere la migliore nell’affrontare la complessità politica, sociale, economica, culturale: il futuro è già qui, oltre il vecchio che ogni volta deve rifarsi un triste balletto, come quegli attori di avanspettacolo alla scomparsa di questo, grazie alla linea internazionale intrapresa.

*Giancarlo Chiapello, segreteria nazionale Popolari/Italia Popolare

 

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