Troppe giovani vite spezzate

Il numero dei suicidi giovanili sta aumentando nel silenzio più totale. L’ultimo suicidio si è verificato a Trento, un giovane di 27 anni si è buttato sui binari mentre arrivava un treno passeggeri, morendo sul colpo. Secondo l’Istat sono circa 4000 i giovani che ogni anno in Italia si tolgono la vita, nel 2021 sono stati 220.000 i ragazzi tra i 14 e i 19 anni che si trovano in una condizione di scarso benessere psicologico. Ma a cosa è dovuto tutto questo? Io credo che ciò che spinge un individuo giovane a compiere questi atti estremi sia l’attuale precarietà nel contesto in cui viviamo, precarietà nelle relazioni sociali e nel mondo del lavoro. In molti dopo aver concluso il percorso scolastico obbligatorio o universitario hanno difficoltà a entrare nel mondo del lavoro, ogni anno si alza sempre più quella asticella che crea una malata competizione e che vuole sempre di più, ma sempre nella precarietà assoluta, senza alcuna prospettiva. La pandemia da Covid certamente non ha aiutato la situazione, si stima infatti un aumento di psicofarmaci e ansiolitici nei giovani, un vero campanello dall’arme che dovrebbe preoccupare tutti.

Invece no, dopo tutti questi suicidi di ragazzi e ragazze nulla cambia, la società in cui viviamo sembra dimenticarsi in fretta o non voler vedere e affrontare questo serio problema. Forse non si sta andando nella direzione giusta, questo modello di società in cui l’eccellenza ne fa padrona sta facendo morire tutti i giovani che non riescono a stare al passo con questo mondo con i suoi cambiamenti troppo veloci e precari. Se un giovane arriva a compiere un tale gesto estremo è un fallimento per tutti, significa che nessuno ha saputo ascoltarlo, guidarlo nel proprio avvenire dando tutti gli strumenti necessari per la crescita umana e professionale. Chissà quanti altri ne dovranno morire per questa società in cui conta solo eccellere e produrre denaro in ogni contesto, sacrificando talvolta gli affetti o le relazioni umane, fondamentali per la salute psicologica di un individuo.

Per concludere, spero che tutte queste giovani morti innocenti possano creare in ciascuno di noi, soprattutto nelle istituzioni e a chi gestisce il mondo del lavoro e dell’istruzione, un momento di riflessione, affinché non vengano dimenticate perché rappresentano il forte urlo di aiuto del nostro futuro, dei nostri giovani.

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