I nodi irrisolti su Alessandria

L’individuazione per il “campus” universitario e il nuovo ospedale di aree del quartiere Orti – la zona della città di Alessandria più colpita dalla disastrosa alluvione del novembre ’94 – da parte sia del Rettorato dell’UPO che della Giunta della Regione Piemonte rappresenta, in maniera emblematica, le difficoltà e gli intralci che le politiche e i progetti di prevenzione e messa in sicurezza del territorio continuano ad incontrare nel nostro Paese. E questo nonostante che gli effetti dei cambiamenti climatici, con eventi meteorologici estremi, si siano negli ultimi anni intensificati e diffusi, interessando anche la nostra città e, in più occasioni, vaste zone della provincia.

Ma procediamo con ordine.

A) Il 6 novembre 2019 - a pochi giorni dall’alluvione che, a distanza di pochi anni, ha nuovamente e pesantemente interessato l’Alessandrino sud-orientale (il territorio compreso tra Ovada, Novi, Gavi e Tortona) e il settore genovese della Valle Stura - il DiSIT dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale, in collaborazione con l’AISAM (Associazione Italiana di Scienze dell’Atmosfera e della Meteorologia), ha organizzato ad Alessandria il convegno dal titolo: “Alluvione 1994: il punto sulla situazione in Piemonte a 25 anni dalla tragedia”.

Dagli interventi dei numerosi esperti intervenuti è, in estrema sintesi, emerso che:

- i dati di temperatura e precipitazioni del Copernicus Climate Change Service registrano per Alessandria un aumento di 1,2°C dal 1979 al 2018, in linea con l’attuale trend del riscaldamento globale, un elemento che per il futuro potrà determinare un progressivo aumento dell’intensità e della concentrazione degli eventi meteorologici estremi. Eventi la cui portata dipende, nel caso della Liguria e del Basso Piemonte, dalla vicinanza con il Mediterraneo, una delle regioni più sensibili al riscaldamento a livello globale.

- Come conseguenza di tale condizione occorre prevedere una maggiore responsabilità nella pianificazione degli interventi lungo i corsi d’acqua, negli alvei e nella pianificazione urbanistica, evitando di continuare a costruire su aree già pesantemente colpite in passato, come ad Alessandria la zona del quartiere Orti.

- Per ridurre al massimo il rischio geo-idrologico servono le giuste competenze: geologi, ingegneri, agronomi che sanno dare il giusto contributo e le corrette indicazioni. Serve, soprattutto, una maggior attenzione delle istituzioni pubbliche nella gestione delle necessarie competenze tecnico-amministrative.

A questo proposito l’Ordine dei Geologi del Piemonte - in risposta alle dichiarazioni del presidente della Regione Piemonte il quale, per le  alluvioni del 24/25 ottobre 2019 nel basso Piemonte, richiedeva l’allentamento dei vincoli normativi sulla manutenzione degli alvei dei corsi d’acqua minori, “come si faceva al tempo dei nostri vecchi” - ha scritto una lunga e dettagliata lettera nella quale le tesi del presidente venivano puntualmente contestate.

B) Considerazioni e indirizzi del Convegno organizzato da un Dipartimento dell’UPO evidentemente, però, non condivise dal Rettorato del medesimo Ateneo che, qualche tempo dopo e per voce del Rettore Gian Carlo Avanzi, annunciava il sorgere del “campus” universitario in un’area prossima al DiSIT, proprio nel quartiere Orti.

Decisione, con ogni probabilità, condivisa con la Giunta della Regione che, da par suo, indicava nell’area dell’aeroporto, sempre agli Orti, la futura realizzazione del nuovo ospedale. Entrambe le scelte comunicate all’amministrazione comunale di Alessandria, allora guidata dal sindaco Cuttica di Revigliasco, e recepite senza obiezioni.

E questo nonostante l’inadempienza circa gli interventi previsti per ridurre in modo significativo il rischio idraulico del nodo alessandrino. In particolare l’invaso predisposto per la moderazione dei colmi di piena da realizzarsi a monte dell’abitato e nei pressi di Solero. Costruzione ritenuta necessaria dai dirigenti Aipo già nel maggio 2010 , confermata dagli stessi responsabili nel novembre 2015 con l’annuncio del completamento del progetto preliminare , considerata prioritaria sia dal PAI (Piano Assetto Idrogeologico) che dal PGRA (Piano Gestione Rischio Alluvioni) e indicata come urgente, nel luglio del 2020, dal segretario generale dell’Aipo e dall’assessore regionale alla Difesa del Suolo Marco Gabusi.

C) Dopo l’abbondante e rischiosa piena del 2016 i risultati degli studi effettuati con modello idraulico bidimensionale dall’Università di Padova hanno permesso all’Autorità di Bacino del fiume Po di definire con Aipo e redigere, nel luglio 2021, il progetto di variante al PAI del fiume Tanaro, da Ceva alla confluenza con il Po. Variante che per superare la situazione di criticità del nodo idrogeologico di Alessandria prospetta i seguenti interventi:

a) l’abbassamento della soglia del vecchio ponte Cittadella;
b) la realizzazione di una cassa di laminazione in località Solero, poco a monte di Alessandria;
c) la realizzazione di due casse di laminazione in località Rocchetta Tanaro;
d) la sistemazione del tratto urbano di Alessandria nonché i rialzi arginali necessari a garantire un franco adeguato rispetto alla portata di progetto.

Il progetto adottato, con decreto del Segretario Generale dell’Autorità di Bacino, il 3 agosto 2021, è stato, in seguito, presentato, nell’ambito di una Conferenza Programmatica ai settori della Regione, alle Provincie e ai Comuni interessati, il 15 marzo 2022. Mentre la Giunta della Regione Piemonte lo ha approvato, con delibera, il 22 aprile 2022. 

D) Come ci racconta la cronaca recente, un anno dopo tale approvazione, il 12 marzo 2023, il presidente della Regione Alberto Cirio e l’assessore alla Salute Luigi Icardi prendono atto che per la costruzione del nuovo ospedale la zona dell’aeroporto ha pesanti criticità, avrebbe bisogno di 160 milioni di euro per le opere necessarie alla sua sicurezza e indicano come nuovo sito l’area “Borsalino”.

Se questo sintetico excursus risulta corretto alcune domande però si impongono:
- per quale ragione la Giunta della Regione Piemonte ha tardato così tanto a prendere atto di una situazione che avrebbe dovuto esserle nota da tempo, visti gli atti e le deliberazioni dalla medesima approvate e la presenza in Aipo dell’assessore regionale alla Difesa del suolo.
- È stata solo disattenzione e incompetenza.
- Come pensa adesso la Giunta di reperire le consistenti risorse necessarie per i lavori di messa in sicurezza idraulica della città di Alessandria e con quali tempi realizzarli. Visto che si tratta (o si dovrebbe trattare) di un tema importante al pari, se non di più, della costruzione del nuovo ospedale.

È del tutto evidente, poi, che questo ritardo non ha colpevolmente permesso alla Regione Piemonte di utilizzare le risorse previste dal PNRR (piano nazionale di ripresa e resilienza) proprio per progetti riguardanti la messa in sicurezza idrogeologica del territorio alessandrino. Risorse che a livello nazionale complessivamente ammontano a 15 miliardi di euro e richiedevano progetti da parte delle regioni. Progetti che, per Alessandria, avrebbero potuto includere anche i costi dei lavori del nuovo ponte sulla Bormida.

*Renzo Penna, Associazione “Città Futura”

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