Violenza giovanile e alibi

Lo studente di 16 anni, che il 30 maggio 2023, ad Abbiategrasso (Milano), si è presentato a scuola armato di pugnale da caccia e pistola ad aria compressa ed ha accoltellato la sua professoressa di Italiano e Storia di 51 anni, è stato arrestato per tentato omicidio con premeditazione. Attualmente è ricoverato in un reparto di Neuropsichiatria infantile assistito dal padre, titolare di un’attività commerciale, e piantonato dai carabinieri. Durante l’anno scolastico, il ragazzo ha registrato sei note per comportamenti turbativi al normale svolgersi delle lezioni (spruzzo di una sostanza maleodorante, stacco della spina della lavagna interattiva multimediale, ecc.). La professoressa, ferita in più parti, è stata sottoposta ad un intervento di chirurgia plastica per ricostruire i tendini lesionati.

Massimo Gramellini nel suo “Caffè” quotidiano scrive: «(…) lo studente di Abbiategrasso che accoltella la professoressa di Storia perché la vive come una nemica mette in evidenza due corollari della fragilità contemporanea, non solo giovanile: la paura del giudizio e la ricerca ossessiva del capro espiatorio. Intendiamoci, in ogni epoca gli esseri umani hanno cercato di attribuire a qualcun altro la responsabilità delle cose spiacevoli che li riguardavano. Però l’ambiente circostante contrastava questa loro tendenza. Adesso invece la asseconda. Si fa sovente l’esempio dei genitori che un tempo davano ragione all’insegnante del figlio e mai al figlio, ma lo schema può essere applicato a qualsiasi altro ambito. Respiriamo un clima di complotto costante che giustifica e quasi reclama l’esistenza di una congiura ai nostri danni (…)».

Sull’argomento è intervenuto, durante la trasmissione “Prima Pagina” di Radio3, condotta questa settimana da Norma Rangeri, direttrice del quotidiano “Il Manifesto”, un radioascoltatore affermando: «(…) Io penso che non ne usciremo mai se continuiamo a dare le responsabilità alla società, al covid, che è passato da due anni, alle famiglie e a tutto il resto; se non prendiamo in considerazione che si tratta anche di individui con le loro capacità di scelta, che saranno razionali, saranno emotive, saranno quelle che sono… Di fronte ad un episodio di questo genere, rarissimo per altro in Italia, veramente rarissimo, non si possono scomodare tutti i “grandi sistemi”. Anche perché i grandi sistemi non hanno una soluzione rapida, immediata. Lei (Rangeri, ndr) parlava dell’aggressività della società, ma si renderà conto di quanto meno aggressiva è questa società rispetto a quella di 30/50 anni fa. Questo per dire, da psichiatra: forse quello che manca è proprio un’attenzione psicologica/psichiatrica nei confronti di persone che hanno problemi. Questo è un ragazzo, come si sa da quel poco che sappiamo e con cui sicuramente non si può fare nessun tipo di diagnosi, sappiamo che ha avuto un sacco di problemi e che la scuola non è riuscita a gestire perché non è previsto che un insegnante possa essere anche psicologo e psichiatra per cui ci devono pensare i genitori (…). Ma non se ne fa un argomento sociale, se ne fa un argomento individuale, come deve essere, se no questo ragazzo non verrà mai aiutato». Allo psichiatra Norma Rangeri risponde: «Lei dice che è un argomento individuale, non è sociale… si, ecco, io sono parzialmente d’accordo, perché penso che la società influisce molto».

Nel ricercare le ragioni scatenati di un episodio di violenza adolescenziale, spesso incolpiamo, semplicisticamente, fattori come la violenza (anche quella proiettata dai media), i valori familiari con derive delinquenziali, l’allontanamento dalle pratiche religiose, il maltrattamento familiare, i fattori costituzionali e genetici. Ma gli studi sul tema ci dimostrano che la violenza adolescenziale ha delle origini multifattoriali, quali: 1) Fattori ereditari: più che un gene della delinquenza, esisterebbero diverse influenze ereditarie che, interagendo spesso insieme ed in modo multiforme, aumentano la propensione al comportamento antisociale. Lo si nota in particolare negli atteggiamenti schizofrenici e nell’autismo. 2) Fattori neurologici: i danni causati da deterioramenti cerebrali di origini diverse possono riguardare delle zone specifiche, come quelle deputate alle pulsioni o quelle dei centri delle decisioni sociali, e possono essere così disseminate da diminuire la tolleranza alla frustrazione e predisporre a risposte allo stress interpersonale in modo estremamente disordinato e violento. Oltre che da traumi cranici, tali deterioramenti possono essere causati da macrocefalie o epilessie. 3) Fattori ambientali: i fattori familiari rappresentano uno degli aspetti più importanti. Si è notato che se un bambino a 8 anni di età ha elevati livelli di aggressività, li avrà anche a 18 anni ed inoltre i giovani delinquenti che ricorrono alla violenza spesso hanno genitori autoritari. Anche la criminalità o il maltrattamento genitoriale, soprattutto presenti in situazioni a basse condizioni economiche, possono rappresentare un fattore di rischio nei bambini. 4) Fattori culturali: la civiltà americana, ad esempio, è sempre stata affascinata dagli eroi violenti, dal “far west” ai serial killer di oggi. (D’altronde chi è senza peccato scagli la prima pietra… tra l’eroe acheo Achille-l’invasore e quello troiano Ettore-l’invaso, noi con chi stavamo? e tra Pat Garret-lo sceriffo e Billy the Kid-il bandito?).

Uno studio di Forbes sull’utilizzo di armi da fuoco in episodi di violenza commessi da adolescenti (di età compresa tra 15 e 20 anni) dimostra che gli Stati Uniti superano notevolmente paesi europei come la Francia: l’esposizione continua a scene violente, di omicidi, conflitti a fuoco, mutilazioni e torture, che un giovane telespettatore assorbe, aumenta la sua tendenza ad assumere comportamenti violenti. Ciò non si evidenzia in contesti familiari stabili e rassicuranti mentre dove regna l’instabilità l’abuso o l’incapacità dei genitori di prendersi cura dei figli, accresce il rischio di comportamenti violenti negli adolescenti che vi crescono.

Alcuni professori dell’Iss (Istituto Superiore di Sanità), tra cui Angelo Picardi, scrivono che: «la ricerca ha evidenziato un’influenza considerevole dei fattori genetici sulle interazioni tra genitori e figli, e ha suggerito che sono i fattori genetici, più che quelli ambientali, a rendere conto delle somiglianze tra fratelli a livello del comportamento, dei tratti di personalità, e degli atteggiamenti. (…) I fattori genetici sono risultati spiegare il 40-60percento della variabilità sia dei normali tratti della personalità, sia dei tratti maladattativi legati ai disturbi della personalità. Gli studi di genetica comportamentale hanno portato alla luce il fatto che molti processi ritenuti interamente mediati dall’ambiente sono in realtà in parte influenzati dai geni, in quanto l’esposizione all’ambiente è parzialmente sotto influenza genetica».

Purtroppo, ad oggi non esistono cure, ma si può applicare della prevenzione coinvolgendo la famiglia. Ma anche la famiglia deve accogliere le riflessioni di analisi sul comportamento del figlio non barricandosi dietro “da noi va tutto bene” ma aprendosi a confronti psicoterapeutici dove sia possibile stabile l’origine della violenza e il possibile rimedio per arginarla.

Tra il 2017 ed il 2018 ci sono state 33 violenze fisiche ed 81 stimate verso professori di scuola (fonte rivista Tuttoscuola). Poiché i professori attivi sono circa 908.000, le aggressioni fisiche coinvolgono statisticamente lo 0,0036percento del corpo docente. Se, come dice Norma Rangeri, l’ambiente, la società, ha una rilevante responsabilità nel comportamento degli studenti, essendo gli studenti in Italia circa 2,6 milioni, allora i casi di aggressioni dovrebbero essere significativamente più elevati. Una interpretazione delle cause di violenza adolescenziale in chiave esageratamente “sociale” forse ci ha sviato da intraprendere percorsi razionalmente più pesati e confortati dalla neuroscienza che, probabilmente non avrebbero eliminato il problema, ma quasi sicuramente ne avrebbero ridotto significativamente gli effetti… Non è che forse abbia ragione lo psichiatra intervenuto a “Prima Pagina”?

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