Al centro un’ecologia dell’uomo
Loredana Parrella* 08:49 Venerdì 01 Settembre 2023 0
Gentile Direttore,
il confronto molto interessante avviato ci sembra che manchi di un inquadramento da cui far conseguire scelte effettive, anche pedagogiche ed educative. Riteniamo che una disputa sui modelli economici, senza trattare in modo opportuno e in modo coraggioso il profilo antropologico sia manchevole. I modelli economici sono sempre imperfetti e tali resteranno sia quello dello sviluppo sostenibile, che quelli delle varie forme di decrescita. Occorre, invece, un’ecologia integrale che sappia coniugare ecologia dell’uomo ed ecologia della natura: questo è lo sviluppo umano integrale. Ricordiamo che la Laudato Sì al n. 6 è molto chiara su questo: “(occorre) «eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale e correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente». (…) Il mondo non può essere analizzato solo isolando uno dei suoi aspetti, perché «il libro della natura è uno e indivisibile» e include l’ambiente, la vita, la sessualità, la famiglia, le relazioni sociali, e altri aspetti. Di conseguenza, «il degrado della natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana». Anche i modelli teorici economici dipendono dall’antropologia di riferimento.
Come cristiani impegnati nella società, riteniamo di affermare che occorre una più ampia discussione, dialogante e serena ma coraggiosa sugli antecedenti antropologici a cui neanche le vie economiciste si possono sottrarre. Questo specifico aspetto è, invece, molto critico sia nel modello di sviluppo sostenibile attualmente in voga, che nei modelli della decrescita, nonché nella Agenda 2030 dell’Onu. Su questi aspetti occorre un ampio dibattito e confronto, poiché quanto contenuto in queste proposte, molto più spesso di quanto non si creda, non coincide con il pluriennale insegnamento sociale della Chiesa né con la Laudato Sì che ha ulteriormente consolidato tale patrimonio di conoscenze e riflessioni. In particolare, la Laudato Sì sembra del tutto emarginata, in realtà. Per essere molto chiari e icastici al contempo: la Laudato Sì non abbraccia né lo sviluppo sostenibile, né la decrescita, né l’agenda 2030.
L’ecologia integrale guarda alla cultura della vita umana e naturale come un tutt’uno non in modo indistinto o confuso, ma connesso (Ls n. 117). Il Magistero degli ultimi papi è molto ricco, fecondo e, se conosciuto adeguatamente, può fruttare un concreto percorso di rinnovamento del nostro paese. Lo diciamo con cautela ma convinti che molte formule economiciste come “prosperità senza crescita”, “sostenibilità della crescita economica”, “economia della ciambella” sembrano più formule linguistiche che reali progetti per un paese. La Laudato Sì, la Caritas in Veritate (dalla prima richiamata più volte), invece, indicano un metodo per rinnovare anche i modelli economici ma a partire da una sana e diretta critica all’attuale modello. Solo per inciso vogliamo qui richiamare quanto dice l’economista Jeffrey Sachs, non credente e di matrice progressista: “l’Agenda 2030 verbalizza burocraticamente la situazione infelice del mondo in modo dettagliato, la Laudato Sì tenta di dare una visione di insieme per giungere a una narrativa del cambiamento e dell’impegno. (…). L’enciclica è scritta per prevenire un futuro inospitale. In tal senso, il concetto di sviluppo viene capovolto da crescita a uno integrale; l’Agenda 2030 vuole correggere in modo significativo il modello economico mondiale; l’enciclica sostiene che l’egemonia economica e tecnologica debba essere respinta e richiede maggiore responsabilità etica a tutti i livelli. L’Agenda 2030 punta su un’economia verde con sfumature socialdemocratiche, mentre l’enciclica immagina un’età post-capitalistica, basata su un cambio di mentalità eco-solidale.”
Pur senza abbracciare affatto il pensiero di Sachs, le nostre ricerche autonome in istituto ci inducono a considerare che senza un’ecologia dell’uomo ogni sviluppo resta un mero pragmatismo liberal capitalistico (Papa Francesco, invece, dice che “questa economia uccide”); senza un’adeguata custodia della vita ogni decrescita economica rappresenta un minus habens della collettività e ci sembra pauperismo. Lo sviluppo umano integrale abbraccia ogni aspetto della vita a partire dalle dimensioni del corpo, mente e spirito. Questa prospettiva è invece costantemente negletta o non riconosciuta. Non vi sarà alcuna crescita, sviluppo o riequilibrio socioeconomico senza adeguatamente considerare che prima di ogni ricetta economica occorre trovare un consenso sul rapporto tra uomo e creato, la sua posizione in questo mondo (a volte le filosofie ambientaliste vedono un nemico nell’uomo) e senza aver realmente accettato che la dimensione spirituale impregna ogni attività naturale e umana. In conclusione: “i doveri che abbiamo verso l’ambiente si collegano con i doveri che abbiamo verso la persona considerata in se stessa e in relazione con gli altri. Non si possono esigere gli uni e conculcare gli altri” (Caritas in Veritate, cap. 2). Questa contraddizione sconvolge l’ambiente e danneggia la società. L’educazione e la formazione non possono non partire da queste radici, senza le quali l’intero sistema di pensiero ecologico, ogni teoria o impostazione politica è incompleta se non addirittura dannosa. E di questo, come si vede, non se ne vuole parlare.
Restiamo disponibili ad un confronto a più voci e proponiamo ai prof. Giovanni e Bonaiuti un dialogo presso la nostra sede durante il tempo del creato 2023 che inizia oggi. Il Suo giornale è ovviamente benvenuto.
*Loredana Parrella, presidente Istituto di sviluppo umano integrale-ISVUMI