Rinnovabili o schiavi dei fornitori
Gian Carlo Locarni, Lega 08:27 Venerdì 22 Settembre 2023 0
Vale la pena sottolineare che le politiche ambientali europee se non verranno corretti i percorsi messi in atto con le diverse direttive, consegneranno l’Europa e conseguentemente l’Italia verso una dipendenza cinese in merito ai materiali di approvvigionamento per perseguire gli obiettivi per l’appunto europei in merito alla decarbonizzazione. Grazie a questa filosofia ambientalista dei vari Bonelli, Tocci, Pecoraro Scanio per quanto riguarda l’Italia e dei vari, ahimè, Timmermans europei, che definire catastrofica rimane un eufemismo, l’Italia e l’Europa diventano vittime di tale visione complici le ultime direttive europee. Proprio una di queste direttive, che necessita dell’approvazione degli Stati membri dell’Ue per diventare legge, aumenta la quota target di energie rinnovabili nel consumo energetico dell’Ue al 42,5% entro il 2030, rispetto all’attuale obiettivo del 32%. È bene ricordare per fare un confronto, secondo Eurostat, l’energia rinnovabile ha rappresentato il 21,8% dell’energia consumata nell’Ue nel 2021, in calo rispetto al 22,1% nel 2020.
L’Unione Europea nonostante stia cercando di mantenere la produzione nazionale nella catena di approvvigionamento dell’energia verde, sconta la concorrenza dei materiali a basso costo cinese ed il piano federale statunitense per combattere l’inflazione americana. Di fatto il #GreenDeal europeo, basato in gran parte sulle energie rinnovabili, estremizza gli obiettivi per il raggiungimento al 2030 i quali dovrebbero essere propedeutici allo zero assoluto di emissioni riconducibili al carbonio al 2050. La geopolitica attuale deve porsi in una visione d’insieme che si sgravi dalla dipendenza degli approvvigionamenti petroliferi da parte di Russia prima ed e paesi arabi attualmente ma al contempo non ci vincoli ai vari colossi cinesi produttori di energia, soprattutto se prodotta dalle 82 centrali a carbone che verranno costruite in questo biennio o dall’eolico cinese forte di materiali a basso costo. In Europa c’è la necessità di un approccio più pragmatico sulle politiche ambientali e meno fidelizzato all’ortodossia ambientale tout court.