Rsa, numeri e regole
Andrea Ciattaglia 10:30 Mercoledì 07 Agosto 2024 0
In merito all’articolo pubblicato sul sempre acuto Spiffero dal titolo “Rsa, a rischio le piccole strutture. Costrette a chiudere per i costi”, ci pare che quanto comunicato non risponda al vero, in particolare sulla dimensione generale della tendenza al ribasso di posti Rsa accreditati (che non vuol dire convenzionati, cioè con la quota sanitaria) in Regione Piemonte e alla crisi del sistema. La tendenza, infatti, è in forte ascesa. E non si comprende su che basi poggi l’affermazione “Solo nell’Alessandrino lo scorso anno si sono persi 200 posti letto nelle case di riposo e non c’è provincia che possa dirsi indenne da questo fenomeno e al riparo da ulteriori crisi”.
I dati ufficiali della Regione Piemonte che fotografano mensilmente l’accreditamento delle strutture (cioè, i posti autorizzati a funzionare) riportano negli ultimi 12 mesi +662 posti letto nelle Rsa piemontesi per un totale al 31 luglio 2024 di 32.745 (erano 32.083 la scorsa estate). Nessuna provincia in calo. L’aumento è dovuto a: + 29 posti Asl Cn1 + 30 posti Asl No + 447 posti Asl Città di Torino + 134 posti Asl To3 + 22 posti Asl To4. La tendenza di lungo periodo è di crescita continua e marcata (non interrotta nemmeno con il Covid, tanto che Unioncamere non ha registrato flessioni nelle società registrate in Piemonte nell’ambito della residenzialità socio-sanitaria). Per fare un esempio: a giugno 2021 i posti letto accreditati in Rsa in Piemonte erano 30.123. Oggi sono il 9% in più (+2.622).
Il vero tema delle Rsa sono i posti convenzionati (cioè, accreditati ma con la quota sanitaria pagata dalla sanità). Quelli sì, sono in costante stallo, se non in discesa. Pertanto, aumentando i posti totali, il mantenere fermo il budget complessivo delle quote sanitarie (circa 260 milioni di euro/anno, circa il 3% del bilancio regionale della sanità) vuol dire in realtà che crescono i posti privati “puri” a 3.000 - 3.500 euro/mese. Sarebbe stato opportuno citare la questione, se non proprio chiederla esplicitamente ai gestori.
Sulle affermazioni dei rappresentanti delle associazioni di categoria, credo siate informati del contesto, e pertanto più grave appare l’avergli dato voce senza alcun contradditorio. Sanno bene che il sistema nel quale per anni hanno largheggiato (deregolazione, basse tutele lavorative, pochi controlli e rette alte), ora vede una parte dei loro associati soccombere perché sono arrivati “i pesci più grossi”, come in tanti altri settori. Michele Colaci, candidato alle scorse regionali a sostegno di Alberto Cirio, deve far vedere ai suoi associati che “ha portato a casa qualcosa”, come aveva promesso loro in campagna elettorale. Michele Assandri, competente e navigato rappresentante di Anaste da un ventennio, è costretto a tenere il proverbiale piede in due scarpe (una di quattro o cinque taglie più grossa dell’altra), dato che associata ad Anaste c’è la multinazionale Colisee (francese, 32mila posti letto in Europa) che sta facendo shopping di nuove aperture e rilevazione di vecchie in difficoltà. A parte il delirio dell’aumento delle rette del 20%, si trova nella classica situazione in cui il cuore pende per le piccole case di riposo di una volta (Assandri è fiero figlio, cattolico, del Piemonte meridionale, delle valli a cavallo con la Liguria) e il portafoglio che pende, più ancora, dall’altra.
Se capiterà di tornare sull’argomento, sarebbe opportuno tenere in conto i dati generali e il punto di vista di chi rappresenta gli oltre 30mila ricoverati delle strutture. Per questo offriamo la nostra disponibilità, come di consueto, Buon lavoro.