Solo apprendisti (poco) stregoni

Caro direttore,
l’articolo “Guerra per banche, tra Milano e Roma. E Torino resta a guardare” è una fotografia realista della situazione in cui versano, o meglio “stagnano”, le due fondazioni bancarie di Torino, “pilastri del potere sabaudo in Italia”, una fotografia degna di Henry Cartier-Bresson, il padre del fotogiornalismo.

Nelle fondazioni bancarie di Torino per trovare attori professionisti, non solo comparse senza copione, bisogna andare indietro nel tempo. Per quanto riguarda il San Paolo bisogna risalire al presidente della Compagnia di San Paolo prof. Gianni Zandano (1992-1996), a cui si deve la prima privatizzazione bancaria, mentre per quanto concerne la Crt è necessario rifarsi alla presidente della Cassa di Risparmio, Emanuela Savio (1972-1989), quando, prima della legge Amato, attività bancarie e filantropiche non erano ancora separate. Con un po’ di approssimazione potremmo dire che con il fine mandato del professor Zandano (1996) e con la prematura dipartita della presidente Savio (1989) sul palcoscenico bancario torinese “la città” ha ingaggiato, più che altro, comparse.

Parlando della Compagnia di San Paolo alla presidenza si sono succeduti: il dott. Giovanni Merlini (scomparso il 26/5/1999) che ha benedetto l’ingresso di Arcuti alla presidenza della Banca Sanpaolo-Imi e nel 1997 la salita al potere bancario dell’imprenditore geom. Enrico Salza (Enrico Salza è stato un indiscusso emerito esponente del “Sistema Torino”, eletto presidente della Banca Sanpaolo-IMI dal 2004 fino al 2007, anno in cui diventò presidente del consiglio di gestione della neo banca nata “dall’incorporazione” di Sanpaolo-Imi in Banca Intesa-Bci, Banca Intesa Sanpaolo, e dove rimase fino al 2010); il prof. Onorato Castellino (1999-2003); l’avv. Franzo Grande Stevens (2004-2007); l’avv. Angelo Benessia (2008-2011), forse l’unico che si distinse; il dott. Sergio Chiamparino (2012-2014) che, come sindaco di Torino, aveva appoggiato e promosso la fusione di Sanpaolo-Imi con Intesa depauperando di un “valore” la “sua” città; il sig. Luca Remmert (2014-2015); il prof. Francesco Profumo (2016-2024) ex rettore del Politecnico di Torino e l’attuale Marco Gilli.

Per quanto riguarda la Fondazione Crt nata nel 1991, ha avuto come presidenti: fino al 2012, Andrea Comba che ha continuato ad avere un notevole impegno presso l’Università e che, come banchiere, ha condotto l’operazione con la quale la Banca Crt, dopo aver stretto un'alleanza con la Fondazione Cariverona, nel 1997 è confluita nel Gruppo Unicredito; il notaio Antonio Maria Marocco (2012-2017); il dott. Giovanni Quaglia (2017-2023) già vicepresidente vicario della Fondazione dal 1994 al 2000 e dal 2004 al 2012; il dott. Fabrizio Palenzona (2023-2024) ex vice presidente di banca Unicredito; e l’attuale Anna Maria Poggi giurista e accademica presso la facoltà di giurisprudenza di Torino.

Dice cosa giusta Mino Giachino nel suo articolo “Torino per rilanciarsi cambi Sistema” quando scrive: “Il Sistema Torino può perdere la Regione ma non il Comune dove si decidono le nomine”. Nell’indirizzo delle fondazioni bancarie torinesi, e di conseguenza nell’assetto strategico delle relative banche, il “dominus” è il Comune di Torino.

Nel periodo 1993-2001 il sindaco di Torino fu Valentino Castellani candidato da “Alleanza per Torino”, consorteria di professori e notabili, tra cui Enrico Salza. Dal 2001 al 2010 sindaco fu Sergio Chiamparino. Castellani e Chiamparino: due sindaci espressione del “Sistema Torino”. Nel periodo 1998-2010, periodo in cui si posero le basi per il futuro delle fondazioni e delle relative banche, le due fondazioni sabaude, nel loro agire, hanno beneficiato dell’indispensabile ombrello protettore del Comune di Torino. Ecco perché quando si vota per l’amministrazione comunale della città è importante affidarsi non solo alle “nobili” ideologie politiche, ma, con pragmatismo, e anche un po’ di cinismo, verificare i programmi che gli schieramenti politici prospettano per lo sviluppo della città.

Il “Sistema Torino” non è un processo casuale ma sono “famiglie allargate” che hanno gestito, e gestiscono, da diversi decenni, i gangli vitali della città inserendo professionisti, professori universitari e altri accoliti nei più importanti centri socio-produttivi di Torino. Un “sistema” che ha intrecciato per mezzo secolo affari e finanza dominando la città, e non solo. Un “sistema” capace di tessere buoni rapporti con gli Agnelli, l’Unione Industriali, la Camera di Commercio e la politica. Fino a quando sarà il “Sistema Torino” a dare le carte vincenti per presiedere i più importanti posti di sottogoverno cittadino i risultati saranno sempre gli stessi: deludenti. Per Torino era meglio avere gli “Zandano” al posto di molti apprendisti stregoni… che per tutta la loro vita professionale sono stati solo apprendisti!

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