TRAVAGLI DEMOCRATICI

Renziani senza candidato, mezzo fiasco la cena romana

Attovagliati all'Archimede i maggiorenti piemontesi cercano una quadra in vista del congresso regionale. Il patto della bottiglia su Bobba finisce in cantina e Gariglio guarda con sospetto le mosse di Valle. Borghi e Avetta tra i papabili

Toglietegli il fiasco, dicevano una volta quando all’osteria la discussione prendeva la strada tortuosa e accidentata che poi non si sapeva come sarebbe andata a finire. Che fine ha fatto la bottiglia? andava chiedendo da un po’ di tempo fa l’ex sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba. Mica per il vino, però. Il navigato politico democrat, di natali e scuola democristiani, chiedeva legittimamente conto di quel che era stato scritto sull’etichetta della bottiglia scolata la sera del 10 aprile scorso ad un tavolo dell’enoteca Spiriti, uno dei luoghi da bere del renzismo prima del suo annacquamento.

Quelle firme – di Davide Gariglio,Silvia Fregolent, Francesca BonomoMino TariccoStefano Lepri e Alberto Avetta – erano state il suggello del patto, della bottiglia appunto, con il quale si stabiliva la concordia e il conseguente impegno sulla candidatura alla segreteria, per l’area renziana, dell’ex parlamentare vercellese. Il quale, da politico accorto, forse già dopo qualche giorno aveva sentito odore di tappo, fiutando un’aria assai meno frizzante di convinzione da parte di più d’uno degli attovagliati di quella sera.

Insomma, se a non firmare era stato soltanto il senatore di bindiana origine e di boschiano approdo, Mauro Maria Marino, altri si sarebbero in qualche modo pentiti già fin dalla mattina successiva. Non tanto sulla persona – Bobba è stimato e di tutto rispetto è il suo cursus honorum – quanto sul metodo e l’efficacia in vista di passaggio cruciale quanto complicato qual è quello per ridare una guida al Pd piemontese. Però nessuno aveva più fatto sapere nulla al diretto interessato.

La bottiglia vuota se l’era portata via il suo principale supporter, ovvero Lepri, al quale si deve anche la pensata del patto sottoscritto sull’etichetta. Finita, per Gariglio e alcuni altri, in cantina. Ma proprio all’ex segretario, diventato onorevole, è toccato rispondere al candidato in pectore il quale pare, neppure troppo sommessamente, abbia chiesto conto di quei tre mesi passati senza che gli fosse stato detto se quanto pattuito fosse ancora valido oppure no.

Forse per evitare, invano, occhi e orecchi indiscreti o piuttosto per scaramanzia, l’anfitrione ha deciso di non tornare nello stesso posto. Ieri sera, la solita compagnia (dalla quale mancava Avetta, ma anche Taricco preda di un improvviso mal di denti) s’è seduta a un tavolo di Archimede, in piazza dei Caprettari, pochi passi dal Senato, ristorante frequentato con una certa assiduità da Enrico Morando quand’era viceministro all’Economia.

Ma ieri sera a non tornare erano proprio i conti, quelli fatti da Bobba dopo l’“investitura”, ma non solo. Intanto l’area renziana, in attesa di scoprire se mai ci sarà un suo candidato al congresso nazionale, sembra sempre più frammentata e lo stesso concetto di essere maggioranza appare ben diversamente solido rispetto al passato. E questo vale, tanto più, in Piemonte alle viste dell’elezione del nuovo segretario. Il quale manifestandosi (come un incubo) agli occhi di Gariglio nell’immagine del suo ex discepolo Daniele Valle, sta inducendo il neodeputato a trovare il modo per impedire che ciò si avveri.

Il puntare su Bobba avrebbe (anche) questa ragione, così come le non proprio velate accuse che, a tavola, sarebbero state mosse alla Bonomo di aver scavalcato il patto con contatti e trattative romane riconducono sempre al giovane consigliere di Palazzo Lascaris, pronto peraltro a correre per la presidenza della Regione alle elezioni del prossimo anno.

Grande e potente sponsor della deputata canavesana, Valle avrebbe, anche tramite lei, – sempre secondo una delle tante elucubrazioni più o meno palesate tra i commensali – cercato sponde ai livelli più alti. Restare su Bobba o rivedere il ragionamento? Nel primo caso la cena si sarebbe conclusa con una riconferma del patto, cosa che non è avvenuta. Pare addirittura che Gariglio stia pensando a un suo fedelissimo, quell’Avetta presente alla cena di aprile e assente ieri e che, nel caso di elezione, dovrebbe lasciare la presidenza di Anci Piemonte, ma soprattutto avere garanzie da chi all’atto della composizione delle liste per le politiche non è riuscito a fornirgliele.

Puntare secco su un candidato, come ha esortato a fare Lepri tenendo il punto su Bobba, o allargare e alzare il livello su programmi e posizioni politiche anche e soprattutto in vista delle regionali, con una critica franca e netta ad alcune azioni o inazioni della giunta di Sergio Chiamparino come quella che non viene tralasciata nell’analisi che da tempo va facendo un altro della partita, Enrico Borghi?

Il nome del deputato della Val d’Ossola resta sempre tra quelli dei papabili alla successione di Gariglio, al termine di una vacatio retta di fatto dallo stesso Chiamparino e che dovrebbe concludersi entro novembre con le primarie. Alle quali Bobba potrebbe presentarsi, a meno che quelli che gli avevano giurato (sulla bottiglia) fedeltà e appoggio non gli dicano che hanno cambiato idea.

E pare che, in sostanza, sia stata proprio questa la richiesta di chiarezza avanzata dall’ex sottosegretario, dopo oltre tre mesi senza aver saputo da loro più nulla di certo. Come del resto è successo ieri, alzandosi dal tavolo su cui, per fortuna, non c’era il fiasco. E sull’etichetta della bottiglia non si poteva scrivere, perché provvidenzialmente scura.

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