LE REGOLE DEL GIOCO

"Abolire il listino conviene al Pd"

Ultimo tentativo per modificare la legge elettorale della Regione. Portas: "Se si abbassa il peso del premio di maggioranza e si ripartiscono diversamente i seggi il centrosinistra, in caso di sconfitta, otterrebbe più consiglieri"

“Perché non fare una legge che garantisca il diritto di tribuna a ognuna delle province piemontesi, nessuna esclusa?”. Mentre la partita sul nuovo sistema elettorale per la Regione rischia di arrivare al novantesimo senza poter contare sui supplementari, con calci negli stinchi tra gli stessi piddini come accaduto ieri nell’acceso scambio di opinioni a mezzo facebook tra il capogruppo Domenico Ravetti e il deputato Enrico Borghi e un’ennesima discussione dall’esito incerto oggi in prima commissione di Palazzo Lascaris, Mimmo Portas butta la palla sugli spalti.

Il fondatore dei Moderati, storica formazione alleata del Pd sul fronte centrista, anche stavolta non rinuncia a ragionare su cifre e formule adattandole alla situazione. Che certo non è delle migliori per il centrosinistra e, soprattutto per dem con l’ormai palese resistenza del gruppo consiliare di Palazzo Lascaris a mettere mano al sistema di voto in vista delle elezioni dell’anno prossimo e Sergio Chiamparino il quale ha, di fatto, promesso tutto l’impegno del partito per arrivare, sia pure in zona Cesarini, a una nuova legge. Oggi sul tavolo ci sono cinque proposte: quella di Gariglio (Pd), una seconda presentata dai Comuni di Canosio, Druogno, Ostana, Alpette e Pomaretto, la terza di Pichetto (Forza Italia), la quarta di Accossato (LeU) sulla doppia preferenza di genere, la quinta di Ravetti (Pd).

Dall’opposizione Forza Italia, con i coordinatore Gilberto Pichetto e il capogruppo Andrea Fluttero ha detto di non voler togliere le castagne dal fuoco al “candidato Chiamparino”, lasciando intendere che la strada verso la maggioranza rafforzata necessaria a cambiare la norma assomiglia sempre più a un vicolo cieco. Tuttavia, aspettando se non un improbabile chiarificazione definitiva perlomeno almeno qualche segnale dalla riunione di oggi, il dibattito rimane aperto. Chissà, forse anche, all’idea messa in forma di domanda dal leader dei Moderati, nella cui sede alcuni giorni fa Chiamparino ha di fatto avviato la sua campagna elettorale.

Onorevole Portas, messa così sembra facile: garantire il diritto di tribuna ad ogni provincia con l’elezione di un suo rappresentante, scongiurando i timori che arrivano dal Verbano-Cusio-Ossola, ma non risparmiano neppure altri territori come quello di Vercelli o di Biella. È davvero così semplice?
“No, per niente. Però non è impossibile. Il problema della rappresentanza di alcune province esiste e credo vada risolto. Questa è una delle possibili soluzioni. In sintesi si tratterebbe, fissato un quorum, di assegnare i primi sette seggi di ciascuna forza politica che li conquista a ogni provincia. Poi gli ulteriori ripartendo in base ai voti e alle percentuali, come già avviene. Ma non è l’unica strada, questa, per cercare di risolvere il problema”.

Prima di passare alle altre, proviamo a fare chiarezza su un punto: il listino del presidente. Chiamparino aveva promesso di eliminarlo già all’atto della sua elezione nel 2014, il Pd a parole si è sempre detto dello stesso avviso, ma nulla è stato fatto, dando ragione a chi vede tra non pochi dem altrettanti frenatori. Ma al Partito Democratico, com’è messo oggi e di fronte una competizione a dir poco difficile, conviene andare al voto con il listino?
“Certo che no. Il premio di maggioranza dato attraverso il listino conviene a chi sa di vincere, non a chi rischia di perdere. Questo mi pare evidente. Non dimentichiamo che dieci consiglieri che entrano grazie al premio di maggioranza fanno sì che questo sommi al 25%. Diversa e, magari meno alta, sarebbe la percentuale del premio se fosse attribuita con sistemi differenti”.

In quel caso il centrosinistra, nell’eventualità della sconfitta, potrebbe perdere meno seggi?
“Se si abbassa il peso del premio e si ripartiscono diversamente i seggi, sì. Però adesso siamo indietro, ma il centrosinistra da qui alla primavera prossima… molte cose possono cambiare”.

Fatti auspici e scongiuri, lei che è tra i più convinti sostenitori della ricandidatura di Chiamparino, è d’accordo con lui anche sull’eliminazione del listino?
“Assolutamente sì. Cancellare il listino e inserire la doppia preferenza di genere”.

Che non piace a molti del Pd.
“È una scelta di civiltà. E non si preoccupino troppo quelli che temono di essere superati dalle donne. Se sono brave e hanno i voti vengono elette, come già succede. Ma questo sistema dove attuato ha dimostrato che non c’è stato un aumento notevole delle elette. Però, ribadisco, non ci sono ragioni che possano reggere per non applicare questo sistema che offre una possibilità all’elettore”.

Portas, torniamo alla questione centrale della rappresentanza in Consiglio regionale di alcune province. Oltre al diritto di tribuna, quale altra soluzione ritiene praticabile?
“So che molti salteranno sulla sedia, ma io dico: facciamo un collegio unico per tutta la regione: chi prende più voti viene eletto. Ma ad Alessandria posso votare anche un candidato di Torino e a Torino posso votare quello di Verbania, ovviamente tenendo un premio di maggioranza per garantire la governabilità, ma senza attribuirlo attraverso il listino”

Qualcuno leggendo magari dalla seggiola cadrà pure, ma non è un po’ azzardata come idea?
“No, perché in questo modo non si priva nessuno della rappresentanza. Al limite si potrebbe dividere la regione in due collegi: quello che già esiste di Torino e Provincia e l’altro con il resto del territorio, che per numero di abitanti sono piuttosto simili. Ma mi faccia dire una cosa”.

Dica.
“Le leggi elettorali sono tutte belle e tutte brutte, sono tutte coperte corte, ma non ce n’è una che appassioni i cittadini".

Però bisogna farne una nuova in Piemonte o no?
“Certo. Non so se ci si riuscirà. Bisogna provarci fino all’ultimo”.

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