INTERVISTA

Lavoro, sviluppo e grandi opere: 
la ricetta economica della Lega

"Se l'analisi costi-benefici sarà scrupolosa la Tav non potrà che essere realizzata". Ad Arona per gli Stati generali del Carroccio il viceministro Garavaglia delinea i "pilastri" per rilanciare produzione e crescita. La lezione della piazza di Torino

“Se l’analisi costi-benefici viene fatta bene, seriamente, non può che dare esito positivo per la Tav. L’asse Torino-Milano-Trieste vale il 70% del Pil, le merci devono viaggiare nella maniera migliore e il più rapidamente possibile, quindi come ho già avuto modo di dire, quell’analisi è facilissima da fare”. E l’esito scontato, sempreché i presupposti siano quelli del viceministro all’Economia, il leghista Massimo Garavaglia, e non altri.

Una differenza non da poco quella tra l’approccio ideologico dei Cinquestelle che sul no alla Torino-Lione, così come su altre opere, hanno fondato la loro raccolta di voti ai quali adesso sono sempre più in difficoltà a dare risposte mantenendo le promesse e quello del partito di Matteo Salvini favorevole alle grandi infrastrutture, ma imbrigliato dall’analisi inserita nel contratto di governo e affidata alla commissione voluta e composta, nonché gravata dall’ombra della dubbia legittimità, dal ministro Danilo Toninelli.

Il viceministro “quello bravo”, come disse un altro leghista, Claudio Borghi, promettendo per il futuro di chiamare lui al posto dell’omologa grillina Laura Castelli dopo il ripetuto e imbarazzante incespicare di quest’ultima su numeri e norme in una seduta della Commissione Bilancio, di Tav finirà col parlarne anche questa sera ad Arona dove la Lega ha convocato i suoi Stati Generali dell’Economia. Annunciati interventi del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, del capogruppo alla Camera Riccardo Molinari e poi di del vicepresidente della Commissione Finanze Alberto Gusmeroli, del sindaco di Novara Alessandro Canelli e del prorettore della Iulm Angelo Miglietta. Tema del convegno, che proseguirà anche domani: “Rapporti tra Italia ed Europa, la manovra di bilancio, prospettive di crescita”.

Viceministro Garavaglia, sulla conclusione della vicenda Tav lei sembra fiducioso. È solo un’impressione?
“No, lo sono davvero. Sono fiducioso che l’analisi venga fatta seriamente e se sarà così, non potrà che dire che la Tav va fatta come diciamo noi da sempre. Io ricordo come anche nel mio comune, di cui sono stato sindaco, Marcallo con Casone, e in tutta la zona la realizzazione dell’Alta Velocità abbia inciso nelle dinamiche economiche, nella programmazione e nello sviluppo. Ma qui si ragiona dello sviluppo di un intero Paese. Se si arriva a un cancello e quel cancello è chiuso o aperto in maniera insufficiente, va aperto altrimenti le merci dove passano? Nel contratto di Governo, però, quell’analisi è prevista”.

Nel contratto c’è anche il superamento della legge Fornero e il reddito di cittadinanza. Voi della Lega avete portato a casa quota cento per le pensioni, i Cinquestelle il loro cavallo di battaglia. Però né l’una né l’altro sono nel Dpb, il documento programmatico di bilancio e quindi non ha efficacia immediata, ma misure da definire con legge collegata. È sparita l’efficacia immediata, si allungano i tempi?
“Per quota cento no, basta una norma semplice. Si fa in fretta”.

E voi mantenete, almeno in parte, la promessa di spazzare via la legge Fornero. Ma il reddito di cittadinanza che Di Maio ha promesso entro marzo?
“Lì la questione è più complessa. La misura si regge su due pilastri: quello dell’aiuto economico e quello delle politiche attive del lavoro in cui hanno un ruolo fondamentale i centri per l’impiego che, come noto, vanno riorganizzati”.

Farlo in pochi mesi sembra a dir poco un’impresa. Non c’è il rischio di erogare i soldi mentre il sistema per offrire il lavoro ancora deve essere messo a regime? Insomma, i due pilastri non dovrebbero crescere insieme?
“Sì, sarebbe preferibile che succedesse così. Ripeto: in questo caso, la questione è assai più complessa rispetto all’applicazione di quota cento per l’età pensionabile”.

Parliamo di banche, la Lega ha presentato un emendamento al decreto fiscale che cancellerebbe l’obbligo per gli istituti di credito cooperativo ad aggregarsi in grossi poli, come stabilito dal governo Renzi. Volete tornare del tutto al sistema precedente?
“Guardi in questo momento la questione è in Commissione Finanze, si sta ragionando su un testo. Vedremo di trovare la soluzione migliore”.

Onorevole Garavaglia, la Lega ha scelto di discutere di economia in Piemonte. Quale la sua visione della regione, di cui voi puntate a riprendervi il governo?
“Credo che il Piemonte sia da tempo, forse troppo, in una fase di transizione, dall’epoca in cui tutto ruotava attorno all’automobile, settore che resta importantissimo intendiamoci, a un futuro che ancora va delineato. Questa transizione lunga ha pesato e pesa. Le potenzialità ci sono, moltissime e di altissimo valore, ma vanno favorite, indirizzate in un contesto di sviluppo”.

La vostra campagna elettorale per le regionali punterà su questo?
“Da sempre la Lega ha posto e pone le questioni dell’economia come prioritarie, quindi suppongo che a maggior ragione lo si farà in Piemonte. Del resto, siamo proprio in questa regione a discutere di economia e di crescita”.

Dalla piazza di Torino sabato scorso è arrivato un messaggio chiaro, come lo ha recepito la Lega?
“Ma noi quel messaggio lo conoscevamo già. Abbiamo le antenne dritte. E quei mondi dell’impresa e del lavoro, della gente che guarda al futuro e vuole lo sviluppo sono il nostro mondo, in gran parte il nostro elettorato”.

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