GRANDI OPERE

Tav, i bandi restano sospesi

Telt decide di non forzare la mano e su istanza della delegazione italiana non procede alla pubblicazione delle gare. La nota ufficiale parla di "breve rinvio". Spetta ai due governi dirimere la questione, la società si limita a eseguire gli indirizzi dei soci. Francia e Ue in pressing

Restano congelati i bandi da 2,3 miliardi della Tav Torino-Lione. Il consiglio di amministrazione di Telt, riunito questa mattina a Parigi, ha deciso di evitare forzature, facendo slittare la pubblicazione delle gare per la realizzazione dell’intero tratto francese del traforo, i tre quarti dell’opera, cioè 45 dei 57,5 chilometri totali. A quanto pare, dunque, è andata a buon fine l’azione dilatoria del direttore generale Mario Virano il quale, dopo aver inutilmente invocato una lettera dell’esecutivo che desse forza alla sua posizione, è riuscito comunque a convincere i francesi a concedere ulteriore tempo: non spetta alla società, questo il senso della sua posizione, dirimere una querelle dai tratti istituzionali e politici.

Nelle ultime ore sembrava ormai deciso che la Francia avrebbe imposto, in assenza di un atto formale contrario proveniente da Roma, lo sblocco delle gare d’appalto. E pure le pressioni provenienti da Bruxelles, con i rischi paventati di perdere i finanziamenti, sembravano frecce per l’arco del partner transalpino. Invece ha prevalso la linea della prudenza.

In una nota ufficiale il cda di Telt parla di una decisione assunta "all’unanimità" che prevede "un breve rinvio sulla pubblicazione dei bandi di gara". La seduta resta "aperta per acquisire necessari approfondimenti tecnico-procedurali". Durante la riunione il rappresentante della Commissione Europea ha reso nota una  comunicazione ufficiale di Inea (Innovation and Networks Executive Agency) che indica come condizione per la conferma dell’intera contribuzione di 813 milioni di euro la tempestiva pubblicazione dei bandi, mentre in caso contrario verrà applicata una riduzione di 300 milioni. Ora la palla passa ai due governi che verranno informati dai rispettivi rappresentanti su quanto emerso durante il consiglio di amministrazione, ma la sensazione è che in termini brevissimi dovrà essere assunta una decisione. Tutto resta, quindi, al 3 dicembre, quando in una lettera congiunta il ministro italiano Danilo Toninelli e la collega francese Elisabeth Borne hanno chiesto a Telt di soprassedere in attesa dell'analisi costi-benefici.

Sempre sulla vicenda oggi è nuovamente intervenuta la Commissione europea per rettificare quanto ieri è stato diffuso dal vicepresidente della Regione Auvergne-Rhone-Alp, Etienne Blanc, circa la possibilità che l'Ue incrementasse il proprio contributo anche sulla tratta nazionale. Una eventualità, prontamente ripresa dal governatore piemontese, Sergio Chiamparino, secondo il quale in tal modo i costi a carico dell'Italia verrebbero praticamente dimezzati. E se lo stesso governo francese ha invitato la regione d'Oltralpe a “non fare confusione” sul collegamento ferroviario Lione-Torino, il portavoce della Commissione responsabile dei trasporti, Enrico Brivio, ha confermato i termine dell'intervento europeo.

La possibilità che l'Europa finanzi in futuro fino al 50 per cento i lavori della Tav non è una novità, ma si tratta della proposta che la Commissione ha già fatto al Consiglio Ue e al Parlamento europeo in vista dell’approvazione del prossimo bilancio pluriennale 2021-20127. Le fonti Ue, precisando che comunque questa possibilità è “esplorabile” solo se se le parti decidono di procedere con il progetto. I fondi o una parte dei fondi Ue stanziati (813,8 milioni) per l’attuale periodo 2014-2020 (e anche quelli futuri) si perdono, infatti, se una parte decide di non procedere con il progetto o continua a ritardarlo, ribadisce Bruxelles.

Per spiegare la questione del cofinanziamento al 50%, Brivio ricorda che “nella sua proposta del quadro finanziario pluriennale 2021-2027, la Commissione ha proposto un bilancio totale di 30,6 miliardi di euro per la Cef, la Connecting Europe Facility, e anche di aumentare il tasso massimo di cofinanziamento per progetti transfrontalieri come il progetto Lione-Torino, dal 40% come avviene oggi al 50%. Tuttavia, questa non e' una proposta specifica per il progetto Lione-Torino e dipende dall'esito dei negoziati sul bilancio pluriennale tra il Parlamento europeo e il Consiglio”, precisa lo stesso portavoce. La Commissione ribadisce ancora una volta comunque che “i ritardi nell'attuazione del progetto potrebbero portare a una riduzione della sovvenzione UE, in linea con il principio 'usalo o perdilo': 813,8 milioni di euro del cofinanziamento CEF sono stati approvati per la prima fase dei lavori e questa somma è subordinata ai progressi compiuti sul cantiere. Attualmente il progetto subisce un ritardo crescente in vista della sospensione di appalti pubblici importanti e finanziariamente voluminosi, su richiesta del governo italiano (è bloccato da settembre 2018). La situazione è attentamente monitorata dalla Commissione europea e dalla nostra Agenzia esecutiva per l'innovazione e le reti in contatto con le autorità francesi e italiane. A seconda dell'evoluzione delle prossime settimane, potrebbero rendersi necessarie modifiche alla convenzione di sovvenzione per modificare la portata dell'azione, il suo calendario e quindi il livello del contributo finanziario dell’Ue”.

La Commissione infine non può escludere che possa dover chiedere all'Italia di rimborsare il contributo del CEF già erogato se non può essere ragionevolmente speso in linea con i termini dell’accordo di sovvenzione, in applicazione del principio “usalo o perdilo”. Nessun importo può essere indicato in questa fase. Ma poiché il calendario concordato non è stato pienamente rispettato, “più passa il tempo, maggiore è il rischio che alcuni fondi debbano essere riassegnati in futuro”, conclude Bruxelles.

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