PRESENTE & FUTURO

Torino "area di crisi industriale", dossier missing

Che fine ha fatto la proposta lanciata mesi fa da Appendino e sostenuta da Di Maio? Lo chiede il segretario della Fim Chiarle che teme l'ennesimo smacco. Dopo l'approvazione della candidatura da parte della Regione tutto è arenato al Governo

Che fine ha fatto il piano per il riconoscimento di Torino quale “area di crisi industriale complessa”? La proposta, avanzata nei mesi scorsi da Chiara Appendino e sostenuta, pur con diverse convinzioni, da sindacati e organizzazioni imprenditoriali pare sia sparito dai radar. “Dov’è finito il dossier? In quale cassetto si sta impolverando?” chiede Claudio Chiarle, segretario generale della Fim Torino, temendo che l’idea possa presto rivelarsi un altro passo falso. Un po’ quello che è successo per “Open for business”, il tavolo promosso dall’amministrazione grillina nei primi mesi del proprio insediamento, che si è riunito un paio di volte e poi rapidamente mandato in soffitta.

«Siamo all’ennesimo smacco per Torino e il Piemonte – osserva il sindacalista – dopo tutti i No che questa Giunta ha accumulato e con l’aumento costante delle ore di cassa integrazione dei primi mesi del 2019, un calo della produzione industriale generalizzato, in una fase in cui, soprattutto l’indotto automotive Fca, deve riconvertire le sue capacità all’elettrico, avere lo strumento di “area complessa di crisi” è indispensabile, cruciale per mantenere intatto il potenziale dell'industria piemontese. Occorre riprendere con urgenza il dossier, occorre costruire una regia organica di azioni tra Istituzioni, Impresa e Sindacato e mondo della Scuola per definire una strategia industriale e sociale di difesa e rilancio del nostro territorio sapendo che l’industria rimane l’asse portante dell'economia piemontese e torinese».

A quanto è dato sapere, l’iter è fermo al 14 dicembre scorso, quando la giunta della Regione Piemonte ha approvato la proposta di candidatura per il riconoscimento di area di crisi industriale complessa dei 112 Comuni del sistema locale del lavoro di Torino. «Noi abbiamo fatto celermente la nostra parte», dichiarò Sergio Chiamparino al termine della seduta, chiarendo che «adesso tocca al Governo e al Parlamento mantenere gli impegni assunti dal ministro Di Maio, che prevedeva un significativo stanziamento di risorse». Chiamparino, inoltre, rivolse un appello ai parlamentari torinesi affinché verificassero che in sede di approvazione della Legge di Stabilità vi fossero fondi sufficienti a sostenere il progetto. La norma è prevista all’articolo 1, commi 204 e 205, della legge di bilancio e prevede l’incremento dell’apposito fondo di 100 milioni nel 2019 e di 50 milioni nel 2020. Ora però spetta al governo stabilire tempi e modi del riparto.  

Nel dossier predisposto dalla Regione viene sostenuto che il sistema locale di Torino corrisponde all’area del Piemonte maggiormente interessata dagli effetti negativi della crisi, soprattutto in relazione ad una situazione occupazionale che ha fatto registrare un’evidente criticità in termini di aumento del tasso di disoccupazione (10,3% nel 2017), più che raddoppiato rispetto al periodo pre-crisi (era del 4,4% nel 2006). Le linee di investimento che potranno avviarsi toccano i temi della mobilità connessa e clean e della transizione industriale del comparto automotive. Si tratta di aree sulle quali sono già attive forme di sostegno della Regione, attuate con il Ministero dello Sviluppo economico negli anni scorsi e tuttora in fase di sviluppo attraverso i progetti finanziati con le misure regionali per l’industrializzazione dei risultati e della ricerca, poli di innovazione e piattaforme tecnologiche. Alcune traiettorie del dossier, tra cui in materia di infrastrutture strategiche la realizzazione della Torino-Lione, sono inoltre definite per le questioni legate alla tutela ambientale, considerato che esiste un problema concreto di qualità dell'aria.

La proposta di candidatura descrive i fattori di complessità e le caratteristiche delle crisi della zona individuata, insieme ad un’analisi socio-economica del territorio, delle dinamiche e dell'incidenza dei settori produttivi. Inoltre, facendo seguito agli incontri che la Regione ha già avuto con il Ministero dello Sviluppo economico, il Comune e la Città metropolitana, individua le linee prioritarie di intervento in un’ottica di medio-lungo periodo riguardanti le infrastrutture, l’ambiente e lo sviluppo produttivo. Inoltre, sostiene che l’evoluzione in corso verso nuove forme di mobilità (ibrida, elettrica, connessa, as a service...) richiede di garantire la transizione produttiva verso soluzioni capaci di evitare una situazione di nuova recessione economica e di crisi conclamata e di scongiurare ulteriori conseguenze negative sul piano delle opportunità produttive e dell’occupazione all’interno di un tessuto sociale già messo a dura prova dagli effetti della crisi economica.

Tra le direttrici di sviluppo attualmente in corso di realizzazione vengono citate la partecipazione all’iniziativa nazionale della Space economy, il nuovo Parco della Salute e della Scienza, il Competence Center e il Manufacturing Competence Center in ottica “Impresa 4.0”, la Città Universitaria e i Poli di competenza accademici, la realizzazione di aree di testing ground su tecnologie pulite, le moderne infrastrutture di logistica e trasporto.

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