CORONAVIRUS & POLITICA

"Cirio faccia il presidente,
il Piemonte è senza guida"

La situazione pare fuori controllo, comandano in troppi e manca la direzione politica. Persino l'opposizione più collaborativa (e consociativa) del mondo sta perdendo le staffe. Borghi (Pd): "Occorre agire in fretta" e non esclude la richiesta di commissariamento

“Il Piemonte di fronte al coronavirus è un aereo senza pilota. Manca una catena di comando precisa ed efficiente e il presidente della Regione non è colui che fa le conferenze stampa, ma deve essere il comandante in capo. Invece è come evaporato, forse per non scontrarsi con il suo alleato che nel frattempo sta commissariando politicamente alcune Asl”. È un quadro a dir poco allarmante della gestione dell’emergenza coronavirus quello che il deputato del Pd Enrico Borghi, tra i più autorevoli a livello parlamentare nelle fila dem, fa alla vigilia di un incontro, ovviamente a distanza, molto importante per il partito in Piemonte. Parlamentari e consiglieri regionali in teleconferenza per discutere della proposta (arrivata dopo quella dei Cinquestelle) di chiedere al Governo il commissariamento della sanità piemontese, ma non di meno per capire quale linea il Pd deve tenere rispetto all’azione della Regione. Non sfugge che il virus abbia stravolto, insieme a tutto il resto, anche la politica. La minoranza non meno della maggioranza, anch’essa in affanno e spesso in confusione. La medesima geografia interna al Pd appare mutata o, comunque, adattata a questo scenario. Ci sono quelli che potremmo definire più istituzionali al limite del consociativismo, una falange guidata dal capogruppo Mimmo Ravetti, con Maurizio MarelloRaffaele Gallo e Alberto Avetta, poi il fronte più barricadero di Domenico Rossi, Daniele Valle e Diego Sarno, una posizione terzista rappresentata da Monica Canalis, costretta a barcamenarsi tra dinamiche locali e nazionali, e infine Sergio Chiamparino che da padre nobile sfugge a ogni incasellamento. Quale linea emergerà lo si vedrà, forse, finita la riunione. Nel frattempo Borghi mette nel mirino Alberto Cirio. Non per chiederne la testa, bensì per chiedergli di “fare il presidente”.

Onorevole Borghi, quindi deve essere il governatore a pilotare l’aereo?
“Bisogna ripristinare subito una catena di comando precisa, nella quale è la politica che si assume le sue responsabilità, il presidente deve fare il comandante in capo. Che poi è quello che noi avevamo consigliato a Cirio nell’incontro che ci fu con i parlamentari piemontesi. Purtroppo non ci ha ascoltato. Così abbiamo un livello dirigenziale, sia politico sia tecnico, che mi ricorda l’aereo senza pilota. Siamo passati dall’assessore alla Sanità che prima dice in commissione regionale che non gli risultano problemi, e poi qualche settimana dopo dà la colpa alla sfortuna. In mezzo ci sarà qualcosa che non funziona o no?”.

Nell’impari lotta contro il virus gli ospedali sono andati spesso in affanno, ma tutto sommato hanno retto. Quel che invece mostra tutta la sua inadeguatezza è la medicina del territorio, che dovrebbe agire da filtro e intervenire con quell’anticipo che invece manca, continuando a far affollare i pronto soccorso dove i pazienti arrivano quasi sempre in condizioni critiche. Questa carenza è però un’eredità del passato.
“È vero. La conseguenza di vent’anni di mancata modernizzazione del sistema sanitario della nostra regione sta drammaticamente venendo a galla. Le regioni che hanno affrontato e risolto la questione della riorganizzazione della rete ospedaliera e della creazione e rafforzamento della medicina territoriale, come il Veneto e l’Emilia Romagna, rifiutando il modello ospedalocentrico lombardo, hanno reagito meglio allo tsunami. E poi una rete ospedaliera datata che nessuno ha mai voluto realmente modernizzare e la medicina del territorio che non è mai partita”.

Scusi, ma nei vent’anni che lei cita avete governato anche voi, nella legislatura precedente il presidente era Chiamparino, l’assessore Antonio Saitta, la regione era in mano al Pd. Errori ne saranno stati fatti anche in quel periodo, o no? Sulla rete ospedaliera e il mancato reale avvio di quella territoriale si erano sollevate le critiche anche di molti sindaci del suo partito.

“Nessuno si può chiamare fuori. Poi se si vuole, si può fare un’analisi per vedere le responsabilità maggiori. Però cerchiamo di uscire dalla logica secondo cui bisogna sempre dare la colpa agli altri. Ognuno si prenda le sue responsabilità. La realtà è che in oltre vent’anni il Piemonte non ha saputo fare quello che hanno fatto il Veneto, l’Emilia Romagna e anche la Toscana. E adesso cosa fa? Segue la Lombardia, sembra il suo avatar, commettendo gli stessi errori”.

A proposito di errori, ci mancava anche la casella di posta elettronica che s’inceppasse e così si sono perse le segnalazioni dei medici di famiglia.
“Questo la dice lunga. Ma ci sono anche dati che escono dall’Unità di Crisi che non rappresentano la situazione attuale, ma forniscono una fotografia già vecchia quando bisogna invece correre e avere il quadro esatto per agire. E mentre altre Regioni chiedono i test sierologici, qui si va a rilento ancora con i tamponi”.

Una task force che non funziona come dovrebbe?
“La catena di comando non deve prestarsi a nessun genere di dubbio, invece è il contrario”.

Intanto il capogruppo della Lega Alberto Preioni accusa i medici di famiglia, salvo poi ingranare l’ormai immancabile retromarcia.
“Attenzione, Preioni è la voce dal sen fuggita. Fosse solo una sua sparata si potrebbe derubricare a folclore montanaro, in realtà lui dà voce al pensiero del gruppo regionale e dell’assessore, che ogni volta di fronte all’incapacità deve dare la colpa agli altri”.

Uno dice, facile criticare stando all’opposizione.
“Ma noi abbiamo offerto la nostra collaborazione. E le proposte le abbiamo”.

Quindi cosa fare?
“Intervenire subito sui territori, creando quella rete che manca e che sarà indispensabile per poter convivere con questo virus fino a quando non verrà trovato un vaccino. Invece di fare polemica con i medici di medicina generale, bisogna averli come preziosi, indispensabili alleati e protagonisti. Poi ci sono gli ospedali…”.

Come ritiene si dovrebbe intervenire?
“Differenziandoli in ospedali in Covid e non Covid. Basta con il portare in giro malati negli ospedali. Questo va fatto subito, la gente continua ad avere bisogno delle altre cure e non si può immaginare di affrontare un futuro con il virus che non sappiamo quanto durerà, senza avere ospedali dedicati e altri tenuti indenni dal coronavirus”.

Le case di riposo?  
“Bisogna fare come per gli ospedali. Per farlo, però abbiamo bisogno di sapere quanti e chi siano i contagiati. Abbiamo circa 50mila ospiti nelle Rsa e non sappiamo quanti sono contagiati. Poi va detto che la causa di tutti gli errori, di quello che è successo e purtroppo continua tragicamente ad accadere in molte case di riposo, è la delibera del 20 marzo. Uno sbaglio enorme, quell’atto va ritirato subito”.

Richiederete il commissariemento della Sanità piemontese?
"È un'ipotesi sul campo, ci stiamo ragionando".

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