POLITICA & AMBIENTE

Rifiuti nucleari: "un'opportunità, la politica non faccia demagogia"

Parla Chicco Testa, manager e ambientalista "pragmatico". Il deposito nazionale delle scorie radioattive "non è nulla più che un sito industriale e l'Italia ha tutte le competenze per realizzarlo in totale sicurezza". Il problema semmai è il tempo perso

Tra rischi (presunti) e opportunità (reali) anche il Piemonte s’interroga e (talvolta) alza le barricate contro il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Nell’Italia dei campanili, si sa, la sindrome Nimby colpisce quasi più del Covid e di fronte a certi temi – rifiuti e in particolare quelli nucleari – un pavloviano riflesso condizionato ci mette sulla difensiva. Per questo, fanno notare gli esperti, “serve un approccio razionale e non emotivo”. A dirlo è Andrea Fluttero, un passato in Alleanza Nazionale, poi la migrazione in Forza Italia con cui ha chiuso la sua carriera politica tra gli scranni di Palazzo Lascaris. Quando era in Consiglio regionale, nel 2018, ebbe l’opportunità di visitare il deposito francese dell’Aube, nel Nord Est del paese transalpino, con relativo parco tecnologico. Un sito “efficiente e sicuro come potremmo averlo in Piemonte”. Ora, dice allo Spiffero, “sono immerso nel mondo dell’economia circolare, mi occupo di ambiente e posso affermare senza dubbio che l’Italia ha bisogno di dotarsi di un deposito nucleare”. Tra le cariche di Fluttero c’è quella di vicepresidente della Federazione imprese di servizi che condivide assieme a Enrico Testa, per tutti “Chicco”, manager di lungo corso – da Acea a Enel fino a Sorgenia – parlamentare negli anni Ottanta e Novanta sotto le insegne di Pci e Pds, fondatore di Legambiente, antinuclearista pentito e scrittore: il suo ultimo contributo editoriale è uscito l’anno scorso e già il titolo è un manifesto politico: “Elogio della crescita felice. Contro l’integralismo ecologico”.

Dottor Testa, con la pubblicazione da parte di Sogin della mappa con i 67 siti potenzialmente idonei a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti nucleari c’è chi già ha alzato le barricate: lei da che parte sta?
“Siamo un paese che nel 1987 ha deciso di rinunciare al nucleare (battaglia per la quale, ahimè mi spesi in prima persona) e ancora non abbiamo deciso dove mettere i residui di quell’attività. E ogni volta che c’è da affrontare quel problema chi deve decidere recalcitra, scarta, pospone”.

Tanto per cambiare è arrivata l’Ue a darci l’ultimatum.
“La mappa di Sogin è pronta dal 2015, di fatto abbiamo perso cinque anni nei quali quei rifiuti sono sparsi sul nostro territorio in siti provvisori. Mi pare un dovere metterli in sicurezza in modo definitivo”.

Siamo li paese della Terra dei fuochi, delle discariche a cielo aperto, non è normale che quando si parla di rifiuti, a maggior ragione se nucleari, i cittadini abbiano paura?
“Certo che è normale. Ma il ruolo della politica dovrebbe essere quello di spiegare come stanno le cose, favorire un approccio razionale e non emotivo. Non si può sempre cavalcare le paure delle persone, altrimenti i problemi non li risolveremo mai. Sempre più spesso assistiamo al totale rifiuto da parte della politica di assumersi delle responsabilità”.

All’estero è diverso?
“Guardi le dico solo che in altri paesi, penso alla Spagna, si sono fatte delle gare per assegnare questo tipo di sito. Perché per un territorio può essere un’opportunità molto più che un rischio”.

L’assessore all’Ambiente della Regione Piemonte, Matteo Marnati, ha parlato di un investimento da un miliardo di euro. Si riferisce a questo?
“Ma certo. È a tutti gli effetti un sito industriale, attorno al quale potrebbe sorgere un parco tecnologico, si possono creare sinergie con le nostre università: sviluppo e ricerca. In ballo ci sono dei posti di lavoro. E non voglio pensare che in Italia non siamo in grado di fare, in totale sicurezza quel che fanno in tutto il mondo”.

Lei è un ambientalista “pragmatico”, ma tra le associazioni ambientaliste prevale talvolta un atteggiamento demagogico che spesso la politica tende ad assecondare. Come se ne esce?
“Sul deposito dei rifiuti radioattivi Legambiente ha avuto una posizione responsabile, sottolineando la necessità di non perdere altro tempo.Poi ci sono quelle associazioni o sedicenti comitati territoriali che vengono fuori per dire solo No. Molti politici locali parlano di ‘preoccupazione dei nostri cittadini’; ma spesso sono loro stessi a innestare quelle paure. Quando un politico dice ‘non vogliamo diventare una discarica a cielo aperto’ cosa deve pensare il cittadino? La politica deve essere razionale, deve aiutare le persone a capire, non può soffiare sul fuoco per garantirsi un consenso che poi si rivela effimero”.

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