STATO-REGIONI

Il Piemonte perde la Sanità

La nomina di Fedriga a presidente della Conferenza delle Regioni rimescola le carte. L'uscente Bonaccini chiede per la sua Emilia-Romagna la commissione di maggior peso. Icardi prepara le valigie. Probabile la delega all'Agricoltura per l'assessore Protopapa

Il centrodestra prende, con il governatore del Friuli-Venezia Giulia, il leghista Massimiliano Fedriga, la presidenza della Conferenza delle Regioni e il Piemonte perde il coordinamento della commissione Sanità. Prassi consolidate, regole non scritte e uso del bilancino all’interno del parlamentino delle Regioni da cui ogni decisione esce come intesa e quindi all’unanimità, portano l’assessore Luigi Icardi a preparare gli scatoloni dal suo ufficio romano dopo averlo occupato fin dal suo insediamento in corso Regina e in una sorta di continuità con il suo predecessore Antonio Saitta.

Decisione tutta politica e per nulla legata al giudizio dell’operato di Icardi, quella che si concretizzerà forse già la prossima settimana nel passaggio di consegne a favore dell’assessore dell’Emilia-Romagna, il piddino Raffaele Donini. Cedendo la poltrona presidenziale al suo omologo friulano, Stefano Bonaccini ha chiesto e ottenuto che la guida della commissione di maggior peso andasse alla sua Regione e al suo partito. Come in passato. Quando nel 2018 Sergio Chiamparino di dimise da presidente della Conferenza, l’allora assessore piemontese alla Sanità Antonio Saitta, assunse l’incarico romano che fino a quel momento era stato del suo collega emiliano-romagnolo Sergio Venturi. Un passaggio di testimone rimasto in famiglia, non solo nell’ambito del centrosinistra, ma dello stesso Pd.

Questa volta, la prima di un presidente di centrodestra dopo 16 anni di guida ininterrotta del centrosinistra dalla fine del mandato di Enzo Ghigo nel 2005, anche le regole non scritte riservano sorprese. Come, appunto, quella di veder passare al fronte avversario la poltrona di maggior peso tra quelle di governo delle commissioni. È pur vero che Icardi ereditò il coordinamento della Sanità dal suo predecessore piddino in una sorta di continuità a favore del Piemonte, seppur ne era cambiato il governo. E l’assessore leghista era stato in qualche modo, indirettamente e involontariamente, favorito in questo dai Cinquestelle. Già, perché quando per Saitta, nella primavera del 2019, si prospetta la possibilità di andare alla presidenza dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco – incarico lasciato da Stefano Vella per protesta contro la gestione della vicenda della nave di migranti Diciotti – a stoppare e infine impedire la nomina dell’assessore piemontese fu l’allora ministro della Sanità, la pentastellata Giulia Grillo. Risultato: Saitta, pur indicato dalle Regioni per la guida dell’agenzia, senza la firma del ministro restò al suo posto (con il Veneto pronto a rivendicarlo) che di lì a pochi mesi, dopo le elezioni regionali e la vittoria del centrodestra, sarebbe passato a Icardi.

Al posto di Saitta all’Aifa sarebbe andato il direttore della Sanità del Veneto Domenico Mantoan, il manager che il governatore Luca Zaia era pronto a cedere al Piemonte come direttore regionale, ma gli venne preferito (fortemente voluto da Icardi) Fabio Aimar, in questi giorni sostituito da Mario Minola, dopo le sue dimissioni. Mantoan, il “Doge” della Sanità nel frattempo nominato direttore dell’Agenas, l’Agenzia per i servizi sanitari regionali, lascerà la presidenza dell’Aifa al professor Giorgiò Palù. Valzer di poltrone dalle quale nell’ultimo anno e più resta fuori il Piemonte che conserva saldamente quella romana di Icardi. Fino all’altro giorno, quando non senza tensioni interne alla Lega viene insediato il salviniano Fedriga, mentre molti e una parte del partito immaginava e sperava toccasse a Zaia. Lui dirà di non essere interessato, ma è difficile non vedere una mossa di Matteo Salvini per tenere a freno il governatore del Veneto e i suoi seguaci, evitando un ulteriore aumento del già altissimo livello di consensi e possibilità di manovra al di fuori dei confini regionali.

Sta di fatto che il prezzo da pagare per la nomina di Fedriga è proprio il posto di rilievo fino ad oggi assegnato al Piemonte. Prima di cederlo si farà un po’ di manfrina, Alberto Cirio con l’appoggio di altri presidenti di centrodestra rimarcherà quella bizzarra eterogenesi dei fini che porta la sanità di fatto pressoché tutta in mano al centrosinistra. E sì, perché l’asse Regioni-Governo sarà tra l’assessore dem dell’Emilia Romagna e il ministro di LeU Roberto Speranza, con intorno il direttore dell’Aifa Nicola Magrini e il presidente dell’Agenas, Enrico Coscioni, già consigliere per la sanità del governatore della Campania Vincenzo De Luca. Un po’ di manfrina, nulla di più. La decisione di passare la Sanità, in Conferenza delle Regioni all’Emilia-Romagna è già stata presa. Per il Piemonte si profila il coordinamento della commissione Politiche Agricole, attualmente in capo alla Puglia. Potrebbe dunque essere  l’assessore leghista Marco Protopapa, a sostituire nel plenum delle Regioni, sia pure in una diversa materia, il compagno di partito Icardi.

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