DEMOGRAFIA

Culle vuote e Covid, Piemonte sempre più piccolo (e vecchio)

Nel 2020 la regione ha perso oltre 36mila abitanti rispetto all'anno precedente. Il rapporto tra over 65 e under 15 è di sei a uno. A Torino pochi stranieri laureati. I dati dell'ultimo censimento Istat

È un Piemonte sempre più piccolo, dove le culle restano vuote e il Covid ha ridotto in modo sensibile la popolazione più anziana. Nel suo rapporto annuale l’Istat parla di “dinamica demografica recessiva” che nei numeri si traduce con una contrazione di 36.272 abitanti. Se nel 2019 la popolazione regionale contava 4.311.217 persone, al 31 dicembre dell’anno passato erano 4.274.945 (-0,84%). Sono dati più o meno in linea con quelli nazionali: l’Italia, in un anno, ha perso 405.275 residenti (-0,7%) e resta ormai ben al di sotto dei 60 milioni di abitanti, a 59.236.213. La popolazione diminuisce in tutte le regioni, con la sola eccezione della Toscana, quasi tre comuni su quattro hanno subito una contrazione demografica. Sono alcuni dati dell'ultimo censimento Istat (QUI il rapporto completo).

E così anche la popolazione invecchia: in Piemonte c'è un under 15 ogni sei anziani (over 65), in Italia lo stesso rapporto è di uno a cinque. Secondo i dati dell’Ires, nel 2020 in Piemonte sono nati solo 27mila bambini, mai così pochi. Per la prima volta i nati risultano meno della metà del numero dei decessi. Rispetto al 2019 il calo è del 3%, cioè 900 bambini in meno. Dal 2011 le nascite sono 10.700 in meno, con una flessione del 28%. Per capire la proporzione di un trend negativo ormai da molti anni, basti pensare che negli anni Cinquanta nella regione nascevano 40 mila bambini all’anno e durante il baby boom degli anni Sessanta avevano raggiunto le 65 mila unità. Nel 2020 sono nati 6,3 bambini per mille abitanti, erano 8,7 dieci anni prima.

Una delle principali cause del forte calo di nascite risiede nella diminuzione delle donne in età fertile che, per convenzione, si fa coincidere con la fascia di età 15-49 anni: nel 2019 sono quasi 832 mila, erano 971.800 nel 2010, con una variazione negativa del 14% nel decennio. Nel 2019 il numero medio dei figli per donna si attesta a 1,27, quota da tempo al di sotto dei livelli di sostituzione delle generazioni, pari a 2,1 figli per donna. Per il Nord Ovest la quota di donne prive di figli si mantiene sostanzialmente stabile al 23,3%, quasi una su quattro.

Scrive l’Istat: “Il nuovo record minimo delle nascite (405mila) e l’elevato numero di decessi (740 mila) aggravano la dinamica naturale negativa che caratterizza il nostro Paese. Il deficit di “sostituzione naturale” tra nati e morti (saldo naturale) nel 2020 raggiunge -335mila unità, valore inferiore, dall’Unità d’Italia, solo a quello record del 1918 (-648 mila), quando l’epidemia di “spagnola” contribuì a determinare quasi la metà degli 1,3 milioni di decessi registrati in quell’anno”.

Una tendenza che neanche i flussi migratori riescono a mitigare. In Piemonte gli stranieri sono 417.279, appena 5.343 in più rispetto al 2019. In Lombardia l’incremento è stato di oltre 41mila unità, in Veneto di 23mila, in Emilia-Romagna di quasi 25mila, in Toscana quasi 28mila. Sintomo che sono altre le aree d’Italia in cui gli stranieri colgono delle opportunità. Riguardo alla popolazione straniera emerge inoltre come a Torino la percentuale di stranieri, tra i laureati, sia inferiore a quella di molte città universitarie italiane: nel capoluogo piemontese ogni cento laureati 12,4 vengono dall’estero, a Genova sono 13,2; a Venezia 13,6; a Firenze 15,8; a Roma 17,1; a Milano 17,5; a Bologna 17,7. Tra i capoluoghi di regione, in questa speciale classifica, fanno peggio di Torino solo Napoli, Bari e Palermo.

print_icon