PALAZZI ROMANI

Al bar sport del Parlamento è l'ora del proporzionale corretto

Una bozza della nuova legge elettorale circola tra Camera e Senato. Ci lavorano Pd e Lega in stretto contatto con gli emissari della Meloni. Via i collegi uninominali e (parziale) introduzione delle preferenze. Un piccolo premio di governabilità

Mentre i venti di crisi continuano a sferzare la maggioranza di Mario Draghi, nelle retrovie si accelera per riscrivere (ancora una volta) la legge elettorale in vista delle urne. Basta frequentare solo per qualche ora Montecitorio e Palazzo Madama per raccogliere voci su una bozza sulla quale Lega e Partito democratico starebbero trattando, confrontandosi costantemente con gli emissari di Giorgia Meloni. Un "proporzionale corretto" con un premio di governabilità non troppo generoso, per evitare di far incagliare la norma tra le maglie della Corte Costituzionale: questa è l’ipotesi al vaglio. Nessun blitz. Nessun tavolo ristretto. E nessuna proposta ufficiale in campo, almeno per il momento.

Matteo Salvini ha già dato mandato a Roberto Calderoli di trovare una quadra con i dem. L’ultima proposta su cui si sta ragionando è un sistema proporzionale ma con un premio di governabilità alla coalizione che supera una certa soglia, per esempio il 40%; un modello in cui i partiti, pur coalizzati, corrono ognuno per sé senza la necessità di doversi spartire i collegi uninominali che sono invece previsti dal Rosatellum.

ll modello ricalca il sistema elettorale della Regione Toscana con il premio a chi supera il 40% (ma il Toscanellum ha anche il secondo turno che il centrodestra non vuole) e soprattutto ricalca una vecchia proposta di Ignazio La Russa, che infatti ha già accolto con favore, pur dichiarando di non fidarsi, le indiscrezioni che stanno circolando nelle ultime ore. L’ipotesi a cui lavora il Pd affronta il punto debole del Rosatellum agli occhi dei sostenitori del maggioritario: le liti a cui andrebbero incontro i partiti di una coalizione nella suddivisione dei collegi uninominali. Nell’ultima proposta del Nazareno tutti i partiti si presenterebbero con le proprie liste agli elettori chiedendo il voto, poi il premio verrebbe assegnato alla coalizione di liste che supera la soglia. Per certi versi sarebbe un ritorno alla legge Calderoli, ma superando i rilievi che la Consulta fece al “Porcellum”.

Tutti d’accordo? Neanche per idea. Nel Pd il responsabile delle riforme Andrea Giorgis frena ma al momento sembra prevalere la volontà del gruppo dirigente – Letta in primis – di superare “la peggiore delle leggi” possibile come lo stesso segretario ha avuto modo di definire la legge in vigore.

Resta da stabilire come verranno eletti i futuri deputati e senatori. Preferenze? Liste bloccate? Anche su questo tema si cerca un compromesso. Fosse per i leader di partito non si toccherebbero le liste bloccate, poiché offrono maggiori garanzie su chi ci si porta in parlamento, ma è evidente che le preferenze potrebbero rappresentare una risposta, almeno parziale, all’astensionismo delle ultime tornate. L’ipotesi che va per la maggiore prevede listini in cui solo il capolista è bloccato, anche in questo caso rispolverando una vecchia proposta di La Russa. Infine, altro dettaglio non indifferente è la soglia di sbarramento per accedere al riparto dei seggi (3% come nel Rosatellum o 4%, ma non più bassa) e soprattutto la decisione se i partiti che non raggiungono tale soglia concorrano o meno al raggiungimento del quorum con cui la coalizione ottiene il premio.

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